CAPITOLO VENTIDUE

LA STORIA DELLA MAGIA

Un branco di unicorni stava correndo per l’Altrove di Mezzo con in sella decine e decine di giovani donne.

I maestosi destrieri avevano recuperato tutte le bambine che lavoravano al Centro di correzione Altostivale e le stavano trasportando all’Accademia di Magia Celeste Tempofiero. Le piccole erano esauste ed emaciate dalla permanenza all’istituto, ma sembrarono riacquistare tutte le energie mentre viaggiavano sulle creature magiche. Molte di loro risero ed esultarono per la prima volta da anni, alcune per la prima volta in tutta la vita, mentre osservavano la foresta fitta intorno a loro con occhi grandi e sorrisi impazienti.

Due ore dopo la partenza gli unicorni attraversarono la barriera di siepi e le ragazzine videro per la prima volta la pittoresca proprietà dove sarebbero vissute. Rimasero sbalordite dagli alberi e dai fiori colorati, dai ruscelli e dai laghetti con acqua cristallina, dall’oceano che brillava all’orizzonte e dai grifoni e dalle fatine che svolazzavano nel cielo azzurro. Gli unicorni lasciarono i passeggeri sui gradini d’ingresso al castello, dove Brystal, Lucy, Smeraldina, Zafferano, Arancina, Celestina e la signora Vee stavano aspettando con entusiasmo l’arrivo delle nuove studentesse.

«Pip!» chiamò Brystal.

Vide la sua piccola amica tra le ragazzine appena arrivate e corse verso di lei per abbracciarla forte.

«Sono così felice di vederti!» esclamò Brystal. «Ti ho pensato ogni giorno da quando ho lasciato l’istituto! Come stai?»

«Ora che sono qui, molto meglio» disse Pip.

«Quei terribili Edgar ti hanno maltrattata quando me ne sono andata?» chiese Brystal.

«Niente a cui non fossi abituata» disse Pip con un’alzata di spalle. «Avresti dovuto vedere la faccia dei signori Edgar quando hanno ricevuto il comunicato di rilasciarci dal centro! Avevano appena accettato un ordine di cinquemila paia di stivali dal Regno dell’Est! E adesso li devono preparare tutti da soli!»

Brystal scoppiò a ridere. «Di solito non mi piace gioire delle sfortune altrui, ma per questa volta me lo concedo» disse.

Pip osservò il castello, stupefatta dalla bellezza dei muri dorati.

«Non posso credere che tu ci sia riuscita» disse.

«A fare cosa?» domandò Brystal.

«Hai trovato una casa sull’oceano!» disse Pip. «È ancora più bella di quella che sognavamo!»

«È un bellissimo posto dove vivere» disse Brystal. «Sarai molto felice qui.»

«Lo sono già» disse Pip.

Quando tutte le ragazzine scesero dagli unicorni, Brystal salì sui gradini del castello per accoglierle.

«Ciao a tutte, e benvenute all’Accademia di Magia Celeste Tempofiero» disse. «Permettetemi di presentarvi i miei amici: la signora Vee, Lucy Gus, Smeraldina Gemmarius, Zafferano Fienofondo, Arancina Dolcegrume e Celestina Lavandaris.»

«Mi potete chiamare Madame Lavandaris» disse Celestina alle ragazze.

«E per quelle che non si ricordano di me dal Centro di correzione Altostivale, mi chiamo Brystal Evergreen» continuò lei.

«Oh, ci ricordiamo di te!» disse una ragazza.

«Come avremmo potuto dimenticarci?» disse una seconda.

«Bene, sono felice che siamo tutte qui riunite» disse Brystal. «Quest’accademia è stata fondata dalla nostra amata insegnante, Celeste Tempofiero, che purtroppo non è più tra noi. È grazie a lei che abbiamo un posto dove vivere, crescere e imparare. Onoreremo l’opera di Madame Tempofiero aiutandovi a migliorare e a sviluppare le vostre abilità magiche, e una volta che avrete completato il vostro addestramento ci avventureremo oltre l’accademia e utilizzeremo la magia per aiutare e curare le persone in difficoltà.»

«Nelle prossime settimane vi insegneremo le cinque categorie di magia: miglioramento, manifestazione, riabilitazione, immaginazione e protezione» disse Smeraldina. «Ma prima di farvi fare un giro dei giardini e del castello, c’è qualche regola che ci aspettiamo che rispettiate durante la vostra permanenza qui all’accademia.»

«Regola numero uno» disse Zafferano. «Non lasciate mai l’accademia senza un istruttore.»

«Regola numero due» disse Arancina. «Trattate sempre tutti con rispetto.»

«Regola numero tre» disse Celestina. «Non abbiate paura di fare errori: è così che si impara.»

«E regola numero quattro» disse Lucy. «Non fate niente di ciò che farei io.»

Dopo che le regole furono annunciate, si udì un rombo provenire dal cielo e tutti alzarono gli occhi verso il castello. Una grossa torre collegata al corridoio del secondo piano comparve nell’edificio, con abbastanza camere da letto per tutte le ragazzine che erano appena arrivate all’accademia.

«Le vostre stanze sono pronte, a quanto sembra» disse la signora Vee. «Ma prima di mettervi comode, seguitemi in sala da pranzo, c’è un pasto pronto per voi. Lasciate che vi avverta, però: se qualcuno a parte me nel castello vi offre del cibo, correte via più veloci che potete! Parlo per esperienza personale. AHAH!»

La stravagante custode condusse le giovani donne su per i gradini e dentro la loro nuova casa. Brystal, Lucy, Smeraldina, Zafferano, Arancina e Celestina si sentirono così fieri mentre osservavano le nuove studentesse entrare nell’accademia.

«Non posso credere di avere degli allievi!» esclamò Celestina.

«Neanche io» disse Lucy. «Dite che siamo abbastanza responsabili per tutto questo? Forse avremmo dovuto cominciare con una pianta o un pesce rosso.»

«Ce la caveremo» disse Arancina. «Adoro dire agli altri cosa fare.»

«Aspetta un attimo» disse Zafferano. «Se siamo noi gli insegnanti, allora non siamo più studenti, vero?»

«No, direi che ormai siamo fate a tutti gli effetti» disse Smeraldina.

«Non siamo solo delle fate» precisò Celestina. «Siamo il Consiglio delle Fate

«È un peccato che Brystal non abbia scelto un nome migliore» disse Lucy. «Temo che questo ci rimarrà appiccicato per un bel po’.»

Le fate scoppiarono a ridere, ma Brystal non stava prestando attenzione. Aveva lo sguardo fisso sull’orizzonte e osservava la barriera di siepi con sconforto.

«Oh-oh» disse Lucy. «Brystal lo sta facendo di nuovo.»

«Facendo cosa?» domandò lei.

«Guardare in lontananza con occhi tristi» disse Zafferano. «Lo fai sempre.»

«Davvero?» disse Brystal.

«Sì» disse Arancina. «E adesso dobbiamo passare almeno cinque minuti a convincerti a dirci che cosa ti passa per la testa.»

«Be’, non voglio che voi…»

«Ci preoccupiamo?» la interruppe Smeraldina. «Lo sappiamo. Ma la cosa divertente è che ci preoccupiamo di più quando non ci dici niente.»

«Dai, sputa il rospo» disse Celestina.

Brystal arrossì ai commenti scherzosi degli altri, e non riuscì a trattenere il sorriso.

«Sapete, avere degli ottimi amici come voi ogni tanto è una vera seccatura» disse. «Speravo che arrivassero più persone, per questo sono un po’ triste. La magia è diventata legale per la prima volta dopo secoli, pensavo che la gente sarebbe corsa qui all’accademia! Ma temo che la comunità di creature magiche non sia ancora pronta a venire allo scoperto.»

«Ci vorrà un po’ di tempo e di pazienza» disse Zafferano. «Dobbiamo rimanere ottimisti e continuare a fare sapere a tutti che quando saranno pronti, noi saremo qui ad accoglierli.»

Brystal annuì. «Hai ragione, Zafferano» disse. «E sarà così.»

Dopo che le nuove studentesse ebbero finito il loro pasto, le fate le aiutarono a trovare la propria camera da letto. Una volta che tutte furono sistemate, Brystal si diresse di sotto per continuare a osservare la barriera di siepi, in attesa del potenziale arrivo di altri ospiti. Mentre scendeva dalla scalinata fluttuante vide con la coda dell’occhio la porta dell’ufficio di Madame Tempofiero.

Brystal aveva evitato quella stanza da quando erano tornati all’accademia. Le piaceva credere che Madame Tempofiero fosse ancora lì dentro, e si era convinta che se avesse tenuto le porte chiuse, parte della fata sarebbe rimasta lì per sempre. Si immaginò l’insegnante seduta alla scrivania in attesa che uno studente bussasse alla sua porta con un problema, pronta a confortarlo con le sue parole sagge. Tuttavia ora che Madame Tempofiero non c’era più i nuovi studenti sarebbero venuti da lei per ricevere consigli. Un ufficio vuoto non sarebbe servito a nessuno. Così, decise di aprire le porte di legno ed entrò nella stanza.

L’ufficio era esattamente come l’aveva lasciato Madame Tempofiero: le nuvole che si muovevano sul soffitto alto, le bolle che fluttuavano fuori dal caminetto, gli scaffali carichi di libri di incantesimi, gli armadietti di pozioni e l’arredamento di vetro. L’unica differenza era il pezzo mancante della Mappa della Magia che Brystal aveva strappato prima di partire per il Regno del Nord. Agitò la bacchetta e il frammento di mappa ricomparve. Proprio come pianificato, Madame Tempofiero aveva trovato rifugio in un luogo così remoto nelle Montagne del Nord che non c’era traccia di lei sulla mappa.

Brystal puntò la bacchetta verso l’angolo dell’ufficio e fece comparire un grosso globo terrestre che, a differenza di uno normale, mostrava il mondo visto dallo spazio. Lo fece ruotare per osservare il Regno del Nord e fu davvero felice di vedere l’aurora boreale che brillava sopra le montagne.

«Salve, Madame Tempofiero» sussurrò Brystal alla sfera. «Spero che stia bene.»

Brystal si avvicinò alla finestra e controllò la barriera di siepi in lontananza, ma non c’era ancora traccia di nessun membro della comunità magica. Sospirò e si sedette alla scrivania di vetro di Madame Tempofiero. Fu una decisione inconscia quella di sedersi al posto della sua insegnante, ma una volta realizzato dove fosse, Brystal saltò in piedi: non era ancora pronta per quel momento.

«Adesso questo è il tuo ufficio, eh?»

La voce inaspettata spaventò Brystal. La ragazzina guardò verso la porta e vide Lucy in piedi sulla soglia.

«Direi di sì» disse Brystal. «Il castello è strano senza di lei, non credi? È come se mancasse qualcosa. Mi chiedo se sarà sempre così.»

«È probabile» disse Lucy. «Ma fortunatamente per noi, Madame Tempofiero ci ha lasciato un ottimo successore.»

«Grazie» disse Brystal. «Spero di essere all’altezza del compito.»

«Non ti preoccupare, ho abbastanza fiducia in te per tutte e due» disse Lucy.

Lei e Brystal si scambiarono un sorriso affettuoso, e per un attimo Lucy fece sentire Brystal come se il posto dietro la scrivania di Madame Tempofiero le spettasse davvero. Lucy, d’altro canto, non si fece problemi a sedersi sulla sedia dell’insegnante. Si mise comoda e appoggiò i piedi sulla scrivania.

«D’ora in avanti sarà tutto diverso» disse Lucy. «Personalmente, sono felice di essere la migliore amica della persona più potente del mondo. Ogni leader ha bisogno di almeno un amico strano e dalla reputazione controversa. Posso sempre distrarre il pubblico nel caso tu finissi in uno scandalo.»

«Dai, smettila» disse Brystal. «Non sono mica la persona più potente del mondo.»

«Sì che lo sei» disse Lucy. «Ti sei sentita mentre davi ordini a quei Giudici? Hai tenuto in pugno tutti, compresi i sovrani dei regni! Hanno così tanta paura della Regina dei Ghiacci che faranno qualunque cosa chiederai loro.»

«Cavolo, hai ragione» disse Brystal, sbalordita. «Nell’arco di qualche mese sono passata da studentessa a leader del mondo libero! Come è successo?»

«Niente male come scalata al successo» disse Lucy. «Adesso che sei così potente, come ti dobbiamo chiamare? Se vuoi la mia opinione, non ha senso avere un sacco di potere senza un nome degno. Come ti suona Comandante della Magia? No, troppo romanzo di guerra. Cancelliere delle Fate? No, è il nome di un terribile spettacolo di cabaret che ho visto una volta. Non te lo raccomando. Imperatrice delle Fate? No, sembra un profumo. Condottiera delle Fate? Troppo pomposo. Aspetta, ce l’ho! Che ne dici di Fata Madrina? A me suona tipo “sono una persona gentile, ma non scherzare troppo con me”.»

«Non sono pronta per un titolo del genere» disse Brystal. «Già non posso credere di essere a capo dell’accademia, mi servirà qualche giorno per abituarmi a essere anche…»

Brystal si fece silenziosa prima di finire la frase. Realizzò all’improvviso che era molto più pronta per quel compito di quanto pensasse.

«Sai che c’è, forse sapevo che un giorno sarebbe arrivato questo momento» pensò ad alta voce. «Per anni mi sono sentita dire che non contavo nulla, e tante persone mi hanno ripetuto che non avrei mai combinato niente di buono in vita mia, ma ho sempre saputo di essere destinata a grandi cose. Non aveva senso per una ragazzina del Regno del Sud pensare cose del genere, all’epoca potevamo solo diventare mogli e madri, ma se non fosse stato per le voci incoraggianti dentro di me non sarei mai arrivata fino a qui. In un certo senso mi sento come se tutto quello che ho passato fosse in preparazione di questo momento. Forse è sempre stata questa la mia specialità, la fiducia in me stessa?»

«Nah, così sa di narcisismo» disse Lucy. «Io ho capito qual è la tua specialità molto tempo fa, mi sorprende che tu non te ne sia ancora accorta.»

«Be’?» domandò l’amica. «Quale sarebbe?»

«Pensa a tutte le volte che hai pensato agli altri prima che a te stessa» disse Lucy. «Hai aiutato tuo fratello a studiare per un esame di cui non ti era nemmeno permesso conoscere l’argomento. Ti sei presa la colpa quando Pip è stata sorpresa a rubare le coperte all’istituto. Hai passato la prima notte all’accademia a leggere I racconti di Remus Rattibus agli altri in modo che non avessero paura del temporale. Mi hai preparato una torta per farmi sentire benvenuta, e quando sono scappata via ti sei avventurata in una foresta pericolosa per venire a cercarmi! E ancora adesso, invece di lasciare che tutto questo potere ti corrompa, stai solo cercando di rendere il mondo un posto migliore. È evidente che la tua specialità è la compassione

Brystal fu davvero toccata dalle parole di Lucy.

«Pensi davvero che la mia specialità sia la compassione?» domandò. «Non mi stai adulando perché sono la Fata Madrina, o qualsiasi altro titolo… vero?»

«No, dico sul serio» disse Lucy annuendo. «Altrimenti sarebbe davvero strano quanto ti piace aiutare gli altri.»

Un attimo più tardi le porte dell’ufficio si spalancarono, e Smeraldina, Zafferano, Arancina e Celestina fecero irruzione nella stanza. Avevano le guance rosse e ansimavano come se avessero corso fino a lì.

«Ah, eccoti qui!» disse Smeraldina. «Ti abbiamo cercato dappertutto!»

«Brystal, devi venire fuori!» disse Zafferano. «Immediatamente!»

«Perché? Che c’è che non va?» domandò. «Gli studenti stanno bene?»

«Gli studenti stanno bene» disse Arancina. «Sta arrivando gente della comunità di creature magiche!»

«Fantastico!» esclamò Brystal. «Quanti sono? Venti? Dieci? Cinque, almeno?»

«Ehm» mormorò Celestina con difficoltà. «I numeri non sono il mio forte, ma direi che sono tipo… tutti quanti

Brystal pensò che i suoi amici la stessero prendendo in giro, ma il loro sguardo sbalordito non mentiva. Alzò gli occhi sulla Mappa della Magia appesa sopra il caminetto e rimase a bocca aperta a vedere quasi tutte le stelle che si muovevano verso il sud-est dell’Altrove di Mezzo, dirette all’accademia. Brystal corse alla finestra, guardò la siepe in lontananza e trasalì.

Sul limitare della proprietà, Horence e il suo cavallo a tre teste avevano superato la barriera, seguiti da una fila di centinaia di persone. La fila sembrava interminabile, e in pochi minuti quasi un migliaio di membri della comunità di creature magiche arrivò al castello.

I nuovi venuti erano giovani e anziani, alcuni in gruppi o con la loro famiglia, altri da soli. Avevano viaggiato fino a lì da posti vicini e lontani; molti di loro erano appena stati rilasciati di prigione, altri avevano passato la vita a nascondersi o in fuga. Nonostante le differenze, ogni singola persona aveva la stessa espressione eccitata e incredula mentre guardava la proprietà, e non solo per via delle piante e degli animali magici. Per la prima volta in vita loro, le creature della comunità magica avevano posato gli occhi su un luogo in cui sarebbero stati al sicuro dalle persecuzioni, un luogo dove avrebbero potuto essere se stessi senza andare incontro a discriminazioni e, cosa più importante, un luogo da poter chiamare casa.

«Ci servirà un castello molto più grande» disse Brystal.

«E medagliette coi nomi» disse Lucy. «Molte, moltissime medagliette.»

Senza un attimo da perdere, Brystal, Lucy, Smeraldina, Zafferano, Arancina e Celestina corsero fuori dall’ufficio, giù per le scale fluttuanti e fuori dal castello, per accogliere i nuovi arrivati. I viaggiatori si riunirono davanti ai gradini d’ingresso all’edificio e guardarono le fate in attesa di istruzioni.

«Pssst, Brystal!» sussurrò Lucy. «Di’ qualcosa!»

«E che cosa dovrei dire?» mormorò.

«Non so» disse Lucy. «Qualcosa che li possa ispirare, come fai di solito.»

Gli amici di Brystal la spinsero avanti e lei salutò nervosamente la folla con la mano. Mentre guardava gli occhi speranzosi ma stanchi dei membri della comunità magica, a Brystal vennero in mente gli ultimi momenti passati con Madame Tempofiero. Si rese conto di sapere esattamente cosa dire.

«Benvenuti a tutti» disse. «Posso solo immaginare quello che avete passato per arrivare fin qui, lungo la via e in tutta la vostra vita. Questo giorno di importanza storica è stato possibile grazie ai sacrifici di una lunga lista di persone coraggiose. Anche se la lotta per la libertà e l’accettazione potrebbe sembrare terminata, il nostro lavoro non è ancora finito. Il mondo non sarà mai un posto migliore per noi finché non lo renderemo un posto migliore per tutti. E non importa quali siano le sfide che ci aspettano, non importa il favore di chi dovremo ancora conquistare, non possiamo permettere che l’odio di nessuno ci porti via la nostra compassione o la nostra ambizione.

La verità è che ci sarà sempre da combattere, ci saranno sempre ponti da costruire e ostacoli da superare, ma non dobbiamo mai permettere che questo possa impedirci di vivere la vita con gioia. Quando rinunciamo alla nostra capacità di essere felici, diventiamo simili ai nemici contro cui combattiamo. Dobbiamo tenere gli occhi fissi sull’obiettivo della nostra lotta, un obiettivo che è già costato il sacrificio di troppe vite. Onoriamo le persone che hanno dato la vita per questo momento, celebriamo la loro memoria vivendo ogni giorno liberi, fieri e felici come loro avrebbero voluto. Insieme, diamo inizio a un nuovo capitolo della nostra comunità, così che quando racconteranno la nostra storia, in un futuro lontano, tutti sapranno che La storia della magia ha un lieto fine.»