CAPITOLO VENTI
LA REGINA DEI GHIACCI
Brystal si arrampicò sulle Montagne del Nord più veloce e più silenziosa che poteva. Aveva così freddo che era convinta che non si sarebbe mai più scaldata, ed era così stanca che temeva di collassare nella neve prima di riuscire a raggiungere Palazzo Vischio. Brystal aveva anche paura che la Regina dei Ghiacci si sarebbe accorta di lei se avesse fatto ricorso alla magia, e così si trattenne dall’usare incantesimi e decise di affrontare il viaggio a piedi.
La maggior parte dei passaggi nella catena montuosa erano così ripidi che Brystal aveva bisogno di entrambe le mani per avanzare, e fu costretta a tenere la bacchetta tra i denti per la maggior parte del tempo. Si stava muovendo con un buon ritmo, finché raggiunse una parete che era troppo ripida e scivolosa per essere scalata. Non importava dove mettesse le mani o i piedi, continuava a scivolare giù e finiva per dover ricominciare la scalata da capo. Dopo il quinto tentativo cominciò a perdere le speranze, ma notò con la coda dell’occhio qualcosa che riuscì a infonderle coraggio.
Lì vicino, in mezzo alla neve, c’era un narciso giallo. Non era un fiore particolarmente bello, il suo colore era mezzo sbiadito e alcuni petali erano appassiti per il vento freddo, ma per miracolo il narciso era sopravvissuto al gelo. Anche se era un fiore molto piccolo, portava con sé proprio il messaggio di cui Brystal aveva bisogno: se quel narciso era forte abbastanza da resistere alla tempesta di neve della Regina dei Ghiacci, lo era anche lei.
Brystal si rialzò, scalò il pendio per la sesta volta e usò tutta la forza che aveva in corpo per issarsi sopra la cima scivolosa.
Molto presto fu così in alto tra le montagne che l’aria cominciò a farsi rarefatta e le fu difficile respirare. La battaglia tra l’esercito del Regno del Nord e la Regina dei Ghiacci era così lontana da percepire solo un mormorio distante. Brystal sapeva di essere vicina a Palazzo Vischio perché a ogni passo che faceva le torri all’orizzonte sembravano sempre più alte. Dopo una lunga scalata davvero faticosa, superò l’ultima vetta e arrivò nella capitale del Regno del Nord.
Cima Vischio era una grossa città situata al centro delle Montagne del Nord. A causa del poco spazio le case e i negozi erano impilati uno sopra l’altro, e le strade strette serpeggiavano per la capitale come i sentieri di un labirinto. Palazzo Vischio era al centro della città e le sue torri si alzavano oltre le vette che circondavano l’insediamento. Il palazzo era così alto ed esile, con torri così appuntite, che la struttura assomigliava a un gruppo di matite appena temperate. Brystal non riusciva a capire di che colore o di che materiale fosse il palazzo perché l’intera città era rivestita da uno strato di ghiaccio. Camminò lentamente e con cautela mentre attraversava la capitale, evitando di scivolare sulle strade ghiacciate.
Non solo era fisicamente ghiacciata, ma Cima Vischio sembrava congelata anche nel tempo. Era una vista davvero tetra: le strade erano piene di persone bloccate nelle loro faccende di tutti i giorni. Brystal guardò attraverso le finestre e vide macellai, panettieri e ferramenta congelati mentre servivano i loro clienti. Le case erano piene di padri, madri e figli che erano stati paralizzati dal gelo all’improvviso. La Regina dei Ghiacci doveva aver attaccato la città così rapidamente che le persone non avevano nemmeno avuto tempo di reagire, men che meno mettersi in salvo.
Finalmente Brystal arrivò a Palazzo Vischio e attraversò il ponte sopra il fossato congelato. Le porte d’ingresso erano chiuse dal ghiaccio e utilizzò la bacchetta come torcia per scongelarle ed entrare. Quando mise piede all’interno la prima occhiata al palazzo la fece trasalire, non per i danni causati dalla Regina dei Ghiacci ma per quanto fosse magnifico. C’erano ghiaccioli che pendevano dal soffitto e dalle arcate come lampadari appuntiti. Le pareti erano ricoperte da una brina che luccicava come cristallo, e il pavimento da uno strato di ghiaccio che ricordava la superficie di un lago d’inverno. Brystal non aveva idea di che aspetto avesse il palazzo prima dell’arrivo della Regina dei Ghiacci, ma non riusciva a immaginare che potesse essere più spettacolare di quello che aveva davanti agli occhi.
Cercò in tutte le stanze di Palazzo Vischio ma non riuscì a trovare Madame Tempofiero da nessuna parte. Ogni tanto vedeva qualcuno sul fondo di una stanza o di un lungo corridoio e il cuore cominciava a batterle forte nella speranza che fosse la sua insegnante, ma riuscì a trovare solo guardie o servitori congelati.
«Madame Tempofiero!» gridò tra le stanze del palazzo gelido. «Madame Tempofiero, dove si trova?»
Brystal entrò nella sala da pranzo del palazzo e si trovò davanti uno spettacolo tremendo: la famiglia reale del Regno del Nord era seduta al tavolo, completamente congelata. Re Nobilius, la regina, i due principi adolescenti e le quattro giovani principesse stavano cenando con un banchetto sontuoso quando la Regina dei Ghiacci aveva attaccato. Anche se avevano la pelle pallida e non c’era più colore nei loro occhi, la famiglia reale sembrava ancora viva. I principi erano morti mentre lottavano tra di loro a colpi di cibo, la regina mentre discuteva con le figlie e il re era rimasto congelato mentre sbuffava al comportamento dei membri della sua famiglia. Brystal quasi si aspettava che la famiglia si muovesse da un momento all’altro e riprendesse le sue attività, ma i reali non si svegliarono dal loro sonno ghiacciato.
Stranamente il cibo e i piatti erano stati gettati a terra per fare spazio a una serie di mappe. Brystal ispezionò la collezione e scoprì una copia della Mappa della Magia, una mappa che mostrava la posizione dell’esercito del Regno del Nord e una mappa che mostrava le condizioni meteorologiche in tutti i regni. Diede un’occhiata più da vicino alla mappa del tempo e si coprì la bocca, inorridita: la tempesta tremenda che lei e i suoi compagni avevano incontrato nell’Altrove di Mezzo aveva avvolto tutto il mondo.
All’improvviso le porte del palazzo scricchiolarono e si aprirono di colpo, e il suono rimbombò in tutto l’edificio. La temperatura scese all’istante di una decina di gradi. Qualcuno col passo pesante e il respiro ridotto a un rantolo si stava muovendo nel palazzo, e Brystal sapeva che poteva essere solo una persona. I passi si avvicinarono sempre di più alla sala da pranzo e Brystal cominciò ad agitarsi: pensava avrebbe avuto più tempo per trovare Madame Tempofiero prima del ritorno della Regina dei Ghiacci. La ragazzina non sapeva che cosa fare, e così decise di nascondersi in un compartimento di un armadio pieno di porcellana.
La Regina dei Ghiacci turbinò nella sala da pranzo in preda all’ira. Gettò a terra ogni vaso e candeliere nella stanza e poi si avvicinò al tavolo. Abbassò lo sguardo sulla mappa dell’esercito del Regno del Nord e vide che il Generale White e le sue truppe stavano evacuando il Villaggio Dolcemela. La Regina dei Ghiacci ruggì, furiosa, e sbatté il pugno sul tavolo. Poi osservò la mappa del tempo e, contemplando la tempesta che si abbatteva sul mondo intero, la furia si trasformò in esultanza. Proruppe in una risatina rauca, mostrando i denti marci e irregolari.
La Regina dei Ghiacci aveva la schiena rivolta verso l’armadio di porcellana, e quando Brystal sbirciò fuori dal nascondiglio si accorse che quella che aveva davanti agli occhi era un’opportunità irripetibile. La strega non sarebbe mai stata così vulnerabile: in un istante, agitando il polso, Brystal avrebbe potuto mettere fine al suo regno di terrore per sempre. La ragazzina si sporse dal nascondiglio e puntò la bacchetta contro la schiena della Regina dei Ghiacci: doveva solo evocare la magia necessaria per portare a termine il compito.
Tuttavia, mentre immaginava come l’avrebbe uccisa, la sua mente viaggiò fino ai momenti dopo averla uccisa. Avrebbe salvato migliaia di vite, ma come avrebbe fatto a vivere in pace con se stessa? Come si sarebbe sentita a colpire una donna alle spalle? Togliere la vita a un’altra persona l’avrebbe cambiata? Avrebbe portato con sé il senso di colpa per sempre? Brystal era paralizzata dalla sua coscienza confusa, e in pochi istanti si rese conto che non sarebbe stata in grado di farlo.
«Allora?» ringhiò la Regina dei Ghiacci. «Fallo.»
Al suono della voce roca della strega, Brystal trasalì. Non sapeva a chi si stesse rivolgendo: lei era stata così silenziosa nel suo nascondiglio che non c’era modo che la strega l’avesse vista o sentita. Si guardò intorno per vedere se qualcun altro fosse entrato nella stanza, ma Brystal e la Regina dei Ghiacci erano le uniche persone presenti.
«Che c’è?» disse la Regina dei Ghiacci. «Ci stai ripensando?»
Con grande orrore, Brystal si rese conto che si stava rivolgendo proprio a lei: la strega poteva vederla riflessa nello specchio sul fondo della sala!
Prima che Brystal avesse la possibilità di dire o fare qualcosa, la Regina dei Ghiacci si voltò di scatto e si lanciò verso l’armadio pieno di porcellana. Afferrò Brystal per la gola e la sollevò in aria. La ragazza lasciò cadere la bacchetta e cercò di staccarsi dal collo le dita scheletriche della strega, ma la presa era troppo forte. Si mise a scalciare per allontanare la Regina dei Ghiacci, ma la strega era impassibile come un muro di mattoni.
«Avresti dovuto uccidermi quando ne avevi l’occasione!» ruggì.
Mentre la Regina dei Ghiacci la strangolava, Brystal era così vicina al suo viso che riusciva a vedere ogni segno sulla pelle bruciata dal gelo, ogni dente storto del suo sorriso irregolare e le pupille dei suoi occhi rossi fiammeggianti.
Tuttavia c’era qualcosa in quegli occhi che Brystal poteva giurare di riconoscere, e una volta che se ne rese conto anche il resto dei tratti della Regina dei Ghiacci le fu molto familiare.
«No…» sussurrò Brystal. «Non può essere…»
Quel pensiero era così tremendo che la ragazza cominciò a scalciare ancora più forte e quando colpì lo scettro di ghiaccio la strega non riuscì a trattenerlo. Lo scettro cadde a terra e si frantumò in centinaia di pezzi. Appena la Regina dei Ghiacci perse la presa intorno all’oggetto magico, tutte le forze l’abbandonarono: lasciò cadere Brystal e crollò in ginocchio accanto a lei. Cercò di strisciare via, ma senza lo scettro era così debole che riusciva a malapena a muoversi.
Una volta ripreso fiato, Brystal afferrò la Regina dei Ghiacci per la spalla e la costrinse a girarsi in modo da poterla guardare in faccia. Lo sguardo fiammeggiante svanì poco a poco e lasciò il posto a un paio di occhi che Brystal aveva visto decine di volte.
Non c’era dubbio: Brystal sapeva benissimo chi era veramente la Regina dei Ghiacci, e a quella scoperta fu come se il cuore le fosse stato strappato in due.
«Madame Tempofiero?!» trasalì. «È lei!»
Brystal non era mai stata così scioccata in vita sua. Man mano che assimilava la realtà dei fatti il corpo le diventò sempre più intorpidito, tanto che non riusciva nemmeno più a sentire l’aria gelida del palazzo. La sua mente era bombardata da migliaia e migliaia di domande, ma solo una le uscì di bocca.
«Perché?»
La fata era così umiliata che si coprì il viso congelato con le mani. Strisciò fino al tavolo e usò una sedia per tirarsi in piedi.
«Non avrei mai voluto che lo venissi a sapere» disse Madame Tempofiero. «Avresti dovuto uccidermi prima di scoprire la verità.»
«Ma… Ma… com’è possibile? Come fa a essere lei la Regina dei Ghiacci?»
«A volte le persone buone fanno cose cattive per buone ragioni.»
«Cose cattive?!» ripeté Brystal incredula. «Madame Tempofiero, non c’è niente che possa giustificare quello che ha fatto! Mi ha mentito fin dal primo giorno in cui l’ho conosciuta! Ha avvolto il mondo in una tempesta devastante! Ha distrutto un intero regno e ucciso migliaia di persone!»
«NON È NIENTE IN CONFRONTO A TUTTE LE VITE CHE CI HANNO PORTATO VIA!»
Per un attimo la Regina dei Ghiacci sembrò aver ripreso il controllo del corpo di Madame Tempofiero. La fata gridò in agonia, come se una creatura selvaggia stesse cercando di fuoriuscire dal suo corpo. Brystal afferrò la bacchetta per difendersi dalla strega. Mentre osservava Madame Tempofiero combattere i suoi demoni, Brystal si rese conto che la sua insegnante e la Regina dei Ghiacci non erano la stessa persona, ma due entità differenti che lottavano in uno stesso corpo. Alla fine la fata riprese il controllo e represse la strega come fosse una malattia.
«Non ho mai voluto che succedesse niente di tutto questo» disse Madame Tempofiero. «Desideravo solo rendere il mondo un posto migliore per le persone come noi. Volevo solo guadagnare il rispetto della gente per le creature magiche, ma lungo il cammino ho perso me stessa, e ho creato lei.»
«Come fa qualcuno a perdersi così tanto?»
Brystal era così sconvolta che sarebbe potuta svenire. Madame Tempofiero abbassò la testa, piena di vergogna, e fece un respiro profondo prima di spiegare.
«Ti ricordi la nostra conversazione il giorno dopo che sei stata attaccata dai cacciatori di streghe? Eravamo sedute nel mio ufficio e mi hai chiesto come facevo a rimanere così ottimista. Mi hai chiesto come facevo a non essere consumata dall’ira, e ti ho detto che era perché noi eravamo i più fortunati. Ti ho detto che potevamo lottare per l’amore e il rispetto della gente perché noi conoscevamo l’amore e il rispetto, e che quel pensiero mi dava pace. Te lo ricordi?»
«Sì, mi ricordo» disse Brystal.
«Be’, ti ho mentito» disse Madame Tempofiero. «La verità è che è tutta la vita che sono arrabbiata. Quando ero giovane ero molto sensibile alle crudeltà del mondo, e come risultato sono stata consumata da una furia insostenibile. Ho ignorato tutte le cose positive della mia vita e mi sono concentrata solo sulle ingiustizie. Sono diventata cattiva, depressa e volevo disperatamente trovare un modo per liberarmi della mia rabbia. Ma non ho fatto le scelte giuste. Ero troppo imbarazzata e orgogliosa per chiedere aiuto, e così ho cercato di seppellire la rabbia dentro di me, sperando che se l’avessi nascosta abbastanza a fondo non sarei mai più riuscita a trovarla. Negli anni ho aggiunto sempre più rabbia, e pian piano ho creato un mostro dentro di me.»
«Vuole dire che la Regina dei Ghiacci vive dentro di lei?» domandò Brystal.
«Sì» disse Madame Tempofiero. «Ho passato la maggior parte della mia vita a cercare di ignorarla, ma ho sempre saputo che era lì, e diventava più forte ogni volta che mi veniva spezzato il cuore. Col tempo ho notato che altre creature della nostra comunità soffrivano in maniera simile alla mia. La nostra rabbia si manifestava in modi diversi: alcuni bevevano pozioni per reprimere la sofferenza, altri si sono rivolti alla stregoneria per dare sfogo alla propria ira… Uno a uno ho visto i miei amici diventare vittime dei propri demoni interiori. Non volevo che un’altra generazione di fate o streghe soffrisse come noi, e così ho deciso di dedicare la mia vita a convincere il mondo ad accettare i membri della nostra comunità, per creare un futuro privo di tutto questo odio.»
«E così ha scritto e pubblicato La verità sulla magia» disse Brystal. «Ha cercato di convincere il mondo che c’era una differenza tra fate e streghe, ha cercato di ridefinire la comunità di creature magiche per salvarla.»
Madame Tempofiero annuì. «Ma il mio tentativo non è andato come speravo. Il mio libro è stato proibito in tutti i regni e sono diventata una reietta. Come punizione il Regno del Nord ha mandato un plotone di soldati alla mia casa nell’Altrove di Mezzo. Hanno legato mio marito a un palo di legno e l’hanno bruciato vivo davanti ai miei occhi, costringendomi a guardare.»
«Horence!» esclamò Brystal, con gli occhi sbarrati. «È lei la strega della storia! Horence ha cercato di avvertirmi prima che venissi qui, ma non ho capito cosa volesse dire. Mi stava mettendo in guardia da lei! Stava cercando di dirmi che due cose stavano per diventare una! Quell’incisione nel bosco… sono le sue iniziali!»
«Horence Marks e Nevissa Tempofiero» disse. «Sembra un secolo fa.»
«Nevissa è il suo vero nome?» domandò Brystal. «Non può essere una coincidenza, vero?»
«Non lo è» rispose la donna. «Le fate hanno deciso di chiamarmi Nevissa Celeste Tempofiero per via della mia specialità. Hanno detto che ho cominciato a evocare tempeste dal momento in cui sono nata.»
Brystal si era concentrata così tanto sul cercare di scoprire la propria specialità che non aveva mai chiesto a Madame Tempofiero quale fosse la sua. Ora che conosceva la risposta non poteva credere di non averci mai fatto caso, e non solo perché il nome della fata conteneva la parola tempo.
«La mia prima notte all’accademia c’è stata una terribile tempesta» disse la ragazzina. «L’ha evocata lei perché sapeva che ci avrebbe spaventati e ci avrebbe avvicinati, vero? E dopo che Lucy e io siamo andate nell’Altrove di Mezzo ci ha mandato un altro temporale perché non ci allontanassimo dal castello mentre era via! E due giorni fa ha mandato quel fiocco di neve all’accademia per spingermi a venire qui nel Regno del Nord! Ha usato il tempo per manipolare le nostre azioni fin dall’inizio!»
La fata annuì di nuovo. Brystal corrugò la fronte: c’era ancora qualcosa della storia di Madame Tempofiero che non le tornava.
«Ma perché ha detto che le fate le hanno dato il nome?» domandò. «Quando abbiamo reclutato Smeraldina nella miniera di carbone ci ha raccontato di essere stata cresciuta da una famiglia umana. Ha detto che hanno cercato di ucciderla ed è così che le sono venute le bruciature sul braccio sinistro.»
«Ho mentito» disse Madame Tempofiero. «Ho raccontato quella storia solo per convincere Smeraldina a venire all’accademia. Le mie bruciature non sono state provocate dal fuoco, ma dal gelo. Lo stesso gelo che ora ha segnato tutto il mio corpo.»
«Perciò le sono venute quelle bruciature usando la stregoneria» disse Brystal. «È per questo che ha cominciato a indossare guanti e cappotti. Ed è per questo che non ha lasciato che la signora Vee curasse le sue ferite. Anche il segno sul volto era stato causato dal gelo, vero? Più danni fa la Regina dei Ghiacci e più lei viene avvolta dal gelo.»
Madame Tempofiero abbassò lo sguardo verso le sue mani scheletriche e annerite e annuì, col cuore pesante.
«Proprio così» disse. «E più mi marchia all’esterno, più mi consuma da dentro.»
«Ma cosa l’ha spinta a usare la stregoneria?» domandò Brystal. «Come ha fatto a passare dallo scrivere La verità sulla magia a distruggere un intero regno?»
«Dopo che Horence è stato ucciso, ho usato la stregoneria per la prima volta per cercare di riportarlo in vita» spiegò. «L’incantesimo fu un vero disastro. Horence tornò sulla terra sotto forma di un’entità innaturale, e il mio braccio sinistro fu sfregiato per sempre. Ma non fu solo il mio braccio a cambiare. Ti ho raccontato che la strega della storia di Horence è morta appena dopo aver usato l’incantesimo, e non è del tutto falso, perché una parte di me è morta quel giorno.»
«E perché?» domandò Brystal.
«Mio marito non aveva mai commesso un crimine o fatto male a nessuno, ma gli esseri umani l’hanno ucciso solo per impartirmi una lezione. E così è stato, quel giorno ho imparato una lezione molto importante: mi sono accorta di essere stata ingenua a credere che La verità sulla magia sarebbe bastato a cambiare il modo di essere degli uomini. Non sarebbero mai stati persuasi dalla logica o dalla compassione scritte in un libro. L’unico modo in cui l’umanità avrebbe potuto accettare la comunità di creature magiche sarebbe stato attraverso la paura o il bisogno di noi. Noi dovevamo dare loro un problema e poi noi dovevamo essere la soluzione. E quando ho messo gli occhi sulla mia pelle bruciata dal gelo per la prima volta, ho capito subito quale problema creare.»
«La Regina dei Ghiacci?»
«Esatto» rispose Madame Tempofiero. «Per diventare la Regina dei Ghiacci avrei dovuto rievocare tutta la rabbia che avevo soppresso negli anni. Proprio come la tua bacchetta ti aiuta a entrare in contatto con la tua magia, lo scettro mi ha aiutato a connettermi con la mia ira. Sfortunatamente dentro di me viveva una furia così grande che non sono stata in grado di contenerla. Ogni volta che prendevo in mano lo scettro la Regina dei Ghiacci diventava più forte, e per me diventava sempre più difficile reprimerla. Ho chiesto a Felina, Serpia, Calmaria e Crolina di aiutarmi a controllare la transizione ma le streghe erano accecate dalla vendetta più di quanto non fossero interessate a combattere per il rispetto degli umani. Hanno permesso che la Regina dei Ghiacci mi controllasse e l’hanno usata come arma.»
«Ma perché non si è fermata?» domandò Brystal. «Se la Regina dei Ghiacci la stava consumando in questo modo, perché ha continuato a tornare nel Regno del Nord?»
«Perché il mondo non la stava prendendo sul serio» disse Madame Tempofiero. «Il mio piano sarebbe andato a buon fine solo se tutto il mondo avesse riconosciuto la Regina dei Ghiacci come una minaccia impossibile da contenere. Serviva una situazione disperata per spingerli a chiedere aiuto alle fate e alle streghe. Ma Re Nobilius ha continuato a mentire agli altri monarchi riguardo alla distruzione nel Regno del Nord causata dalla Regina dei Ghiacci. E così, per attirare l’attenzione degli altri sovrani, ho aumentato la frequenza e l’intensità degli attacchi. Ma non importava con quanta forza la Regina dei Ghiacci attaccasse il Regno del Nord, gli altri re continuavano a ignorarla. Re Alastair, Regina Endustria e Re Orodazius avrebbero preso sul serio la questione solamente se la Regina dei Ghiacci avesse esteso la sua distruzione al mondo intero.»
«E adesso ha avvolto tutti i regni in una tempesta di neve» disse Brystal. «Ha dato all’umanità un problema insormontabile, e la comunità di creature magiche in che modo dovrebbe essere la soluzione? A chi si dovrebbero rivolgere per ricevere aiuto?»
Madame Tempofiero esitò prima di rispondere, e Brystal intuì che la risposta sarebbe stata difficile da sentire.
«All’accademia» confessò.
«Che cosa?» trasalì Brystal.
«Se il mondo avesse reagito al primo attacco della Regina dei Ghiacci non ci sarebbe stato bisogno di coinvolgere nessun altro» disse Madame Tempofiero. «Sarei stata il problema e la soluzione, come prevedeva il mio piano. Man mano che gli attacchi continuavano, però, mi sono resa conto che la Regina dei Ghiacci mi avrebbe divorato completamente prima di portare a termine la missione, e così ho reclutato un gruppo di fate che avrebbe potuto finire quello che avevo cominciato nel caso fossi stata compromessa.»
«È questa la vera ragione per cui ha aperto l’accademia?» chiese Brystal incredula. «Non ci ha addestrati per aiutare o curare la gente, ma per diventare i suoi assassini?»
«Non stavo mentendo quando ho detto che insegnare è stato il più grande onore della mia vita» disse Madame Tempofiero. «Guardare te e gli altri fiorire mi ha portato più gioia di ogni altra cosa in vita mia. Mi dispiace così tanto di averti messo in questa posizione, ma per portare a termine la nostra missione temo che dovrai mantenere le promesse che mi hai fatto.»
Quelle parole furono per Brystal come un pugno nello stomaco.
«Madame Tempofiero, no!» disse con voce rotta. «Non potrei mai ucciderla!»
«Sì che puoi» disse la fata. «Quando l’umanità saprà che sei stata tu a salvare il mondo dalla distruzione totale, avrà finalmente una ragione per rispettare e accettare la comunità di creature magiche. Tu e i tuoi compagni guiderete il mondo in una nuova era in cui le persone come noi non saranno più costrette a nascondersi, potranno vivere vite normali senza paura e non saranno mai più consumate dalla rabbia e dall’odio.»
«No!» replicò Brystal. «Ci dev’essere un altro modo!»
«È l’unico modo» disse Madame Tempofiero. «Credimi, vorrei tanto che ci fosse una strada più semplice da intraprendere, ma questa è l’opportunità più importante che le fate e le streghe hanno da secoli! Se non lo facciamo adesso potrebbe passare un altro millennio prima di avere una seconda possibilità.»
«No, troveremo una soluzione migliore!» obiettò Brystal. «Torni all’accademia con noi! Troveremo un modo per curarla dalla Regina dei Ghiacci!»
«Ormai è troppo tardi» disse Madame Tempofiero. «Scettro o meno, la Regina dei Ghiacci mi ha consumato oltre il punto di non ritorno. Mancano giorni, forse ore, prima che prenda totalmente il controllo di me. E non voglio passare il resto della mia vita imprigionata dentro di lei.»
Madame Tempofiero alzò il polso di Brystal in modo che la punta della bacchetta puntasse direttamente contro la fronte congelata dell’insegnante.
«Ti prego, fallo» implorò la fata.
«No, non posso!»
«Non hai altra scelta.»
«Mi dispiace, Madame Tempofiero, ma non…»
«NON RIUSCIRAI MAI A SCONFIGGERMI, STUPIDA RAGAZZINA INUTILE!»
All’improvviso la Regina dei Ghiacci riapparve nel corpo di Madame Tempofiero. La strega strinse le mani intorno alla gola di Brystal e cominciò a strangolarla di nuovo. Brystal non riusciva a respirare, la sua vista cominciò ad annebbiarsi e iniziò a perdere conoscenza. Se non avesse fatto qualcosa in fretta, sarebbe morta per mano della Regina dei Ghiacci. Brystal alzò la bacchetta, la puntò contro la strega e prese una decisione che avrebbe rimpianto per il resto della vita.
BAM! Un raggio brillante e potente fuoriuscì dalla bacchetta di Brystal e colpì la Regina dei Ghiacci in pieno petto. La strega volò dall’altra parte della sala da pranzo e cadde a terra. Brystal tenne la bacchetta puntata mentre si avvicinava con cautela al corpo immobile della Regina dei Ghiacci. Gli occhi della strega si mossero e si aprirono, ma invece dello sguardo rosso sangue della Regina dei Ghiacci, Brystal vide gli occhi dolci di Madame Tempofiero.
«Che… Che… Che è successo?» domandò.
«Ho preso la mia decisione» disse Brystal. «E non ucciderò nessuno.»
«Avresti dovuto farlo! A quest’ora poteva essere tutto finito!»
«Forse ha ragione» disse Brystal. «E forse mi pentirò di averla risparmiata, ma di sicuro non sarà peggio di doverla uccidere. Non capirò mai perché abbia scelto di cercare la pace con la violenza, non capirò mai perché abbia deciso di usare la paura come rimedio per l’odio, ma non ripeterò i suoi errori. Se devo continuare a camminare lungo il sentiero che mi ha mostrato, allora camminerò al mio ritmo.»
«Brystal, l’umanità avrà bisogno della prova che hai ucciso la Regina dei Ghiacci! La mia morte è l’unico modo in cui guadagnerai la loro fiducia!»
«Si sbaglia!» disse Brystal. «Non deve morire per forza perché il piano vada a buon fine, al contrario, tutta la distruzione che ha causato, la paura che ha disseminato e le vite che ha stroncato non varranno più nulla senza di lei!»
«Di che cosa stai parlando?» domandò Madame Tempofiero.
«L’ha detto lei. L’unico modo in cui l’umanità potrà rispettare e accettare la comunità di creature magiche sarà avendo bisogno di noi» spiegò Brystal. «Ma se la Regina dei Ghiacci dovesse essere distrutta, gli esseri umani non avrebbero più bisogno di noi. Si dimenticherebbero della sua esistenza, riscriverebbero la storia raccontando che sono stati loro a sconfiggerla e il mondo continuerà a odiare le fate e le streghe proprio come adesso. Ma se invece rimarrà in vita e il mondo continuerà a temere nuovi possibili attacchi della Regina dei Ghiacci, la comunità di creature magiche avrà sempre qualcosa con cui far leva sugli umani.»
«Ma non posso continuare a lottare contro di lei in questo modo» disse Madame Tempofiero.
«Non sono affatto d’accordo» disse Brystal. «Ha detto che mancano solo giorni o ore prima che la Regina dei Ghiacci la consumi completamente, ma io dico che mancano anni o decenni. Ha deciso di arrendersi perché non vuole più combattere, ma la Madame Tempofiero che conosco e che amo non mi permetterebbe mai di arrendermi in questo modo, e io non permetterò di certo che lo faccia lei.»
«Ma cosa vuoi che faccia? Dove devo andare?»
«Usi tutta la forza e il tempo che le rimangono per allontanarsi il più possibile dalla civiltà. Vada nelle Montagne del Nord e si rifugi in una grotta da qualche parte. Trovi un posto così remoto che nemmeno una Mappa della Magia potrebbe rintracciarla. Ogni tanto mandi una leggera tempesta di neve nei regni per ricordare all’umanità che è ancora viva, ma qualunque cosa succeda, non si lasci morire.»
«E se la Regina dei Ghiacci dovesse consumarmi e tornare?»
«Saremo pronti ad affrontarla» disse Brystal. «Troveremo altre fate in giro per il mondo e le faremo venire all’accademia. Le addestreremo usando le sue lezioni e le prepareremo per combattere. Creeremo una comunità di fate così forte che la Regina dei Ghiacci non avrà nessuna possibilità di vincere.»
Le porte di Palazzo Vischio furono aperte e si udì il suono di diversi passi riecheggiare per le sale dell’edificio. Lucy, Smeraldina, Zafferano, Arancina e Celestina erano entrati nella residenza reale e Brystal udì le loro voci mentre la cercavano.
«Sono i tuoi compagni!» esclamò Madame Tempofiero. «Non possono vedermi così! Se venissero a sapere la verità sarebbero devastati e perderebbero le speranze in tutto quello che ho insegnato loro!»
«Allora non si faccia vedere» disse Brystal. «Segua il piano! Vada via da qui prima che arrivino!»
«E tu cosa dirai? Non devono sapere cosa ho fatto!»
«Dirò loro la verità» disse Brystal. «Dirò che dopo una lunga battaglia la Regina dei Ghiacci l’ha sconfitta, ma prima di morire lei è riuscita ad allontanarla e a costringerla all’esilio. Non devono sapere altro.»
I passi dei ragazzini si stavano avvicinando: erano nel corridoio appena fuori dalla sala da pranzo. Madame Tempofiero alternò lo sguardo tra il viso supplicante di Brystal e le porte della stanza, senza sapere cosa fare.
«La prego, Madame Tempofiero» disse Brystal. «So che non è quello che aveva in mente, ma so che è la cosa migliore per tutti! E questa è una promessa che giuro di mantenere per sempre.»
Non c’era tempo per pensare a un’opzione migliore. Madame Tempofiero tirò un lungo, triste sospiro e accettò la soluzione di Brystal.
«Osserva l’aurora boreale» disse la fata.
«Cosa significa?» domandò Brystal.
«Sarà il mio segnale» spiegò Madame Tempofiero. «Finché splenderà nel cielo, saprai che sto vincendo la mia battaglia. Se dovesse scomparire vorrà dire che la Regina dei Ghiacci starà per tornare.»
«D’accordo» disse Brystal. «Cercherò l’aurora ogni sera.»
«Bene» disse la fata. «Adesso accompagnami fino alla porta nell’angolo. Userò il corridoio dei servitori per non farmi vedere.»
Brystal aiutò Madame Tempofiero ad alzarsi in piedi e la scortò fino alla porta nell’angolo sul fondo della sala da pranzo. Ma prima di andarsene la fata aveva un’ultima cosa da dire. Afferrò la mano di Brystal e la guardò negli occhi con espressione severa.
«Ascolta attentamente, Brystal, perché è la lezione più importante che ti potrò mai insegnare» disse. «Non commettere i miei stessi errori. Non importa quanto crudele o ingiusto possa diventare il mondo, non abbandonare mai la gioia che hai dentro. E non importa quanto miseramente ti possano trattare, non lasciare mai che l’odio degli altri ti privi della tua compassione. La lotta tra il bene e il male non si combatte su un campo di battaglia, ma dentro ciascuno di noi. Non permettere che il tuo odio ti faccia schierare dal lato sbagliato.»
Madame Tempofiero si infilò nei corridoi dei servitori proprio mentre i compagni di Brystal facevano irruzione nella sala. Ansimavano e si guardarono intorno intimoriti, ma furono sollevati di vedere che Brystal era sana e salva.
«Grazie al cielo!» esclamò Lucy. «Temevo di dover suonare il tamburello al tuo funerale!»
«Sto bene» disse Brystal. «E sono contenta di vedere che state bene anche voi.»
«Dov’è la Regina dei Ghiacci?» domandò Zafferano.
«Si è arresa ed è fuggita sulle montagne» disse Brystal.
Gli amici esultarono a quella notizia, e si abbracciarono per festeggiare, ma Brystal tenne gli occhi bassi con un’espressione triste in viso.
«Brystal, che c’è che non va?» domandò Celestina.
«È un’ottima notizia» disse Arancina. «Vero?»
«Aspetta un secondo» disse Smeraldina. «Dov’è Madame Tempofiero? L’hai trovata?»
Brystal abbassò la testa e scoppiò a piangere. Fu soltanto a quella domanda che si rese conto di quello che era successo.
«Se n’è andata…» singhiozzò. «Se n’è andata…»