CAPITOLO DODICI
LE INDESIDERATE
Da quando Madame Tempofiero diede la bacchetta a Brystal, per la ragazzina tutto cambiò. Alla fine della seconda settimana all’accademia, le abilità di Brystal non solo avevano raggiunto quelle di Smeraldina e Zafferano, avevano addirittura sorpassato quelle di Arancina e Celestina. Completava ogni incarico magico con molta più facilità ed efficacia dei suoi compagni e Madame Tempofiero aveva anche cominciato a chiedere a lei di dare dimostrazioni agli altri, invece che alle apprendiste.
Anche se Brystal cercava di fare del suo meglio per rimanere in buoni rapporti con Arancina e Celestina, i suoi progressi rapidissimi avevano finito per farla odiare dalle due apprendiste.
«Non è giusto» sussurrò Celestina ad Arancina. «Perché Brystal può usare una bacchetta?»
«A quanto pare ha una malattia» mormorò l’amica.
Celestina sbuffò. «Fortunata» disse. «Voglio anch’io una malattia.»
Nonostante le frecciatine occasionali e gli sguardi maligni delle altre, Brystal era troppo eccitata per farsi tirare giù il morale dalla gelosia delle ragazze. Era finalmente in contatto con la sua magia e adorava quella sensazione, così finiva per usarla in ogni occasione. Agitava la bacchetta per aprire porte e cassetti, per indossare le scarpe e i vestiti, e la sera prima di dormire si metteva a danzare in giro per la stanza mentre faceva fluttuare i libri intorno a sé. Aveva addirittura iniziato a usare la magia per imboccarsi, facendo levitare il cibo fino alla bocca, ma quella pratica non durò a lungo: sembrava innervosire tutti gli altri seduti al tavolo con lei.
«Okay, ora stai esagerando» sbottò Smeraldina.
Una volta che gli studenti ebbero superato le prime prove di miglioramento e riabilitazione, Madame Tempofiero continuò con la materia successiva del corso. Condusse gli studenti fino a una torre abbandonata del castello, piena di polvere e ragnatele.
«L’aspetto forse più incredibile della magia è l’abilità di creare qualcosa dal nulla» disse Madame Tempofiero. «Per la vostra prima lezione di manifestazione voglio che riempiate la stanza di mobili. Tenete a mente che la manifestazione è simile al miglioramento, ma non c’è nessun materiale base su cui lavorare. Per far apparire oggetti dal nulla sono necessarie ancora più concentrazione e capacità di visualizzazione. Cercate di immaginare ogni centimetro di superficie dell’oggetto che desiderate far apparire, soffermatevi sulla sua forma e sul suo peso, pensate alla posizione esatta e a come la sua presenza modificherà l’ambiente circostante. Brystal, vuoi cominciare tu?»
Senza bisogno di vederli, Brystal sentì su di sé gli sguardi freddi e furenti delle apprendiste.
«Forse oggi potremmo cominciare da Arancina e Celestina» suggerì Brystal. «Sono sicura che hanno molta più esperienza di me in materia di manifestazione.»
Le ragazzine rimasero sorprese dalle parole di Brystal. Fecero finta di essere infastidite dalla richiesta, ma lei sapeva che nel profondo avevano voglia di ricevere attenzioni. Arancina si posizionò nel centro della torre e fece apparire una poltrona arancione con una trama a nido d’ape. Celestina manifestò una vasca da bagno stracolma di bolle di sapone accanto alla sedia di Arancina. Quando le apprendiste ebbero finito, Smeraldina fece comparire un tavolino da trucco molto carino con sopra alcune scatole di gioielli, e Zafferano un forno di mattoni. Brystal non voleva mettere in ombra gli altri e così agitò la bacchetta e manifestò un armadio modesto ma elegante.
«Ben fatto» disse Madame Tempofiero. «Rimane solo Lucy… ma dov’è finita?»
Non si erano accorti che Lucy non era lì vicino a loro, e cominciarono tutti a cercarla in giro per la stanza.
«È nascosta dietro alla poltrona di Arancina» disse Smeraldina. «Vedo la punta dei suoi stivali che spunta da dietro.»
Lucy gemette: era stata scoperta. Stava chiaramente cercando di evitare di prendere parte alla lezione di Madame Tempofiero, ma fece finta di cercare qualcosa per terra.
«Scusate, pensavo di aver visto il mio trifoglio fortunato» disse Lucy.
«Quando l’hai perso?» domandò Zafferano.
«Quattro anni fa, più o meno» rispose la ragazzina. «Ma non si sa mai quando le cose possono riapparire.»
Lucy si alzò in piedi controvoglia, e camminò fino al centro della stanza. Pensò a lungo all’oggetto che desiderava manifestare, e sorrise mentre la mente le si riempiva di immagini. Sfortunatamente rimase davvero delusa quando una pila di casse da morto in legno comparve nell’angolo della torre.
«In mia difesa, stavo pensando a un letto a castello» disse.
Madame Tempofiero le diede una pacca sulla spalla.
«Bel tentativo, mia cara» disse.
Non importava quanto l’insegnante cercasse di incoraggiarla, Lucy lasciava ogni lezione sentendosi peggio del giorno precedente. E ora che Brystal era armata di bacchetta magica, non aveva nessuno con cui condividere la sua frustrazione. Brystal era in pensiero per l’amica, non riusciva nemmeno a immaginare il tormento che stava vivendo. A ogni giorno che passava, i timori di Lucy riguardo chi fosse e cosa sarebbe diventata sembravano farsi sempre più concreti.
La mattina seguente, la lezione cominciò appena finita la colazione. Era il primo giorno da quando Brystal era arrivata che Madame Tempofiero non aveva ricevuto alcuna lettera. La ragazza non sapeva se fosse solo frutto della sua immaginazione, ma sembrava che la fata fosse ancora più felice del solito, e si chiese se non ricevere la posta avesse qualcosa a che fare con la sua gioia. Forse nessuna nuova notizia voleva dire buone notizie.
Madame Tempofiero condusse i suoi studenti e le apprendiste attraverso i terreni pittoreschi della proprietà, e il gruppo si fermò in mezzo a due colline ripide. La signora Vee si sarebbe unita a loro per quella lezione, e gli studenti erano curiosi di vedere quale fosse il compito della custode.
«Ora che vi siete esercitati con il miglioramento, la riabilitazione e la manifestazione, la lezione di oggi si concentrerà sulla quarta e ultima categoria di magia, l’immaginazione» annunciò Madame Tempofiero. «Ricordatevi sempre che i limiti di una fata sono imposti solo dai limiti della sua immaginazione. Durante la vostra carriera incontrerete problemi e ostacoli senza soluzioni ovvie, e sarà vostro compito, e vostro soltanto, trovarvi rimedio. La signora Vee si è offerta gentilmente di aiutarci con la lezione di oggi.»
«Non ho la minima idea di cosa succederà e sono davvero terrorizzata… AHAH!» esclamò la signora Vee.
La custode salì in cima a una delle colline, ansiosa che cominciasse la lezione.
«Il compito di questa mattina è usare l’immaginazione per trasportare magicamente la signora Vee da una collina all’altra» spiegò Madame Tempofiero. «Cercate di usare un metodo più originale possibile. Utilizzate quello che avete imparato nelle lezioni di miglioramento, riabilitazione e manifestazione per dare vita alle creazioni della vostra immaginazione. Lucy, cominciamo da te.»
«Oh, cavolo» esclamò Lucy, sbuffando. «Signora Vee, mi dispiace molto per quello che potrebbe succedere.»
La figlia dei musicisti si scrocchiò le dita e concentrò tutte le sue energie sulla custode. All’improvviso un crepaccio profondissimo comparve sotto la signora Vee, inghiottendola all’istante. Qualche tesissimo momento più tardi un secondo crepaccio comparve in cima alla seconda collina e sputò fuori la custode come fosse un pezzo di frutta marcia.
«Grazie al cielo!» esclamò Lucy tirando un sospiro di sollievo. «A essere sincera non sapevo se l’avremmo più rivista!»
La signora Vee era tutt’altro che sollevata. Si alzò in piedi e si pulì il terriccio dai vestiti con mani tremanti.
«Madame Tempofiero?» domandò. «Possiamo aggiungere una clausola di sicurezza alle tue istruzioni, in modo che la lezione di oggi non finisca per uccidermi? AHAH!»
«Certo che possiamo» rispose la fata. «Ragazzi, non credo che sarà un problema per il resto di voi, ma cercate di trasportare la signora Vee senza utilizzare calamità naturali. Brystal, tocca a te.»
Per la gioia della signora Vee, l’approccio di Brystal fu molto più gentile di quello di Lucy. Agitò la bacchetta e una bolla di sapone gigantesca avvolse la custode, facendola fluttuare nell’aria e trasportandola fino in cima all’altra collina.
«È stato davvero piacevole» disse la signora Vee. «Grazie, Brystal.»
Uno a uno, gli studenti e le apprendiste si fecero avanti e usarono i metodi più disparati per portare a termine il loro incarico. Arancina mandò centinaia di api ronzanti verso la signora Vee, e gli insetti la sollevarono in aria e la trasportarono fino all’altra collina. Celestina richiamò l’acqua di un ruscello lì vicino e spostò la signora Vee come se si stesse muovendo in uno scivolo liquido. Smeraldina agitò la mano nell’aria, come un lento saluto, e un ponte di topazi brillanti comparve tra le due colline.
«Ottimo lavoro, ragazze» disse Madame Tempofiero. «Zafferano, rimani solo tu.»
Si voltarono tutti verso il ragazzino, che non sembrava prestare attenzione. Aveva lo sguardo fisso verso l’orizzonte con un’espressione preoccupata in viso, come se avesse visto un fantasma.
«Madame Tempofiero, quelli chi sono?» domandò.
Zafferano indicò davanti a sé e tutti guardarono in quella direzione. Sul limitare della proprietà, all’interno della barriera di siepi, c’erano quattro persone avvolte in mantelli neri. Le figure misteriose erano in piedi, immobili e in silenzio, e stavano osservando la fata e gli studenti. I visitatori fecero sentire a disagio tutti: non li avevano visti arrivare e non sapevano da quanto fossero lì, ma nessuno dei ragazzini era turbato quanto la loro insegnante.
«Madame Tempofiero, conosce quelle persone?» chiese Smeraldina.
La fata annuì, mentre rabbia e timore si mescolavano sul suo volto.
«Sfortunatamente sì» disse. «Mi dispiace, ragazzi, ma dobbiamo rimandare il resto della lezione.»
Una volta che tutti si accorsero della loro presenza, le figure incappucciate cominciarono ad avanzare verso Madame Tempofiero e i suoi studenti. Avevano i corpi completamente coperti a eccezione del viso, e anche se avevano forme femminili, più si avvicinavano e meno i loro tratti ricordavano quelli umani. La prima donna aveva gli occhi gialli e tondi e un naso a punta simile a un becco. La seconda aveva gli occhi rossi con le pupille sottili come quelle di un rettile, e una lingua biforcuta che serpeggiava dentro e fuori dalla sua bocca. La terza aveva la pelle oleosa, due labbra gigantesche e gli occhi grossi e strabuzzati come quelli di un pesce. La quarta aveva gli occhi verdi da gatto, il viso coperto di baffi e due denti aguzzi che spuntavano dalla mascella inferiore.
«Ciao, Celesssste» sibilò la donna dalla lingua biforcuta.
C’era così tanta tensione tra Madame Tempofiero e le figure incappucciate che agli studenti sembrò che l’aria si fosse fatta più densa.
«Ragazzi, vi presento Crolina Corvinis, Serpia Viperalis, Calmaria Nerinchiostro e Felina Grattartiglio» annunciò la fata. «Sono mie vecchie conoscenze.»
Lucy incrociò le braccia e lanciò uno sguardo diffidente alle nuove arrivate.
«Sono nomi d’arte, vero?» disse.
Felina voltò la testa in direzione di Lucy. «Non potresti mai immaginare le opere d’arte di cui siamo capaci» ringhiò. La donna coi baffi ghignò verso i ragazzini, mostrando i denti aguzzi. Gli studenti e le apprendiste fecero un passo indietro, impauriti, e si nascosero dietro l’insegnante.
«D’accordo, basta così» esclamò Madame Tempofiero. «Di certo avete fatto tutta questa strada per parlare con me, ma non discuteremo davanti agli studenti. Continueremo la conversazione in privato, nel mio ufficio.»
Le donne non ebbero nulla in contrario, perciò Madame Tempofiero girò sui tacchi e condusse le ospiti indesiderate verso il castello. Brystal e i suoi compagni avevano moltissime domande riguardo ai visitatori, e si scambiarono uno sguardo confuso, sperando che qualcuno avesse delle risposte, ma anche Arancina e Celestina sembravano non capire quello che stava succedendo.
«Signora Vee?» disse Arancina. «Chi sono quelle donne?»
La signora Vee guardò con aria disgustata i visitatori camminare per la proprietà. «Non sono donne» disse. «Sono streghe.»
Gli studenti e le apprendiste trasalirono.
«Streghe?» esclamò Celestina, sbalordita. «Ma come fa a esserne sicura?»
«Una strega si riconosce sempre dall’aspetto» disse la signora Vee. «La stregoneria lascia il segno sulle persone che la praticano. Più oscura la magia, più la strega si trasforma in un mostro. E se i miei occhi non mi ingannano, quelle quattro hanno praticato magia molto oscura.»
Mentre le streghe salivano i gradini d’accesso al castello, Crolina voltò la testa indietro come un gufo per lanciare un’ultima occhiataccia ai ragazzini prima di entrare.
«Ma perché sono qui all’accademia?» domandò Smeraldina. «Cosa vogliono da Madame Tempofiero?»
«Non lo so» rispose la signora Vee. «Ma faremo meglio a stare alla larga da loro.»
Il consiglio della custode era ragionevole, ma tenersi a distanza era l’ultima cosa che Brystal volesse fare. Le streghe non facevano altro che infittire l’aria di mistero che circondava Madame Tempofiero, e Brystal voleva delle risposte più disperatamente che mai. Non appena si ricordò del foro nello scaffale dei libri, Brystal si mise a correre più veloce che poteva. Sperava di riuscire a raggiungere la sua camera da letto prima di perdersi anche una sola parola della conversazione tra la fata e le streghe.
«Brystal, dove stai andando?» gridò Lucy dietro di lei.
«In bagno!» rispose Brystal, senza voltarsi.
«Quando la natura chiama, non c’è scampo» disse la signora Vee. «Ora che ci penso, sarà meglio che la smetta di aggiungere così tante prugne nei cereali. AHAH!»
Brystal schizzò dentro il castello e salì a gran velocità le scale fluttuanti che conducevano alla camera da letto al secondo piano. Quando sbirciò nell’ufficio di Madame Tempofiero vide l’insegnante camminare furiosamente su e giù davanti al caminetto con le bolle. Le quattro streghe erano in piedi intorno a lei e la tenevano d’occhio come avvoltoi che aspettano la morte della preda.
«Come vi permettete di venire qui senza preavviso!» sbottò Madame Tempofiero. «Non avete alcun diritto di fare irruzione nella mia accademia in questo modo!»
«Non ci hai lasciato altra scelta» gracchiò Crolina. «Hai smesso di rispondere alle nostre lettere.»
«Vi ho detto che ne ho avuto abbastanza» replicò Madame Tempofiero. «Non lavoreremo mai più insieme!»
«Questo non è il momento degli indugi» borbottò Calmaria. «Il Conflitto del Nord si sta avvicinando al punto di non ritorno. Il nemico sta guadagnando terreno e diventa più forte ogni giorno che passa. Se non agiamo subito verremo sconfitti.»
«Allora trovate qualcun altro che vi aiuti» esclamò Madame Tempofiero. «Io non posso più farlo.»
«Celesssste, vogliamo ssssempre la sssstessa cosa» sibilò Serpia. «Sssstiamo cercando di rendere il mondo un possssto più ssssicuro, e lottiamo perché la nosssstra razza venga accettata. Aiutarci a risolvere il Conflitto del Nord è un passsso nella direzione giussssta.»
«Non insinuare che siamo simili!» disse Madame Tempofiero. «Se non fosse stato per gente come voi, le persone come me non avrebbero dovuto lottare per la tolleranza!»
«Celeste, non fare la superiore» ringhiò Felina. «Prima che tu avessi questa fantastica idea dell’accademia eravamo tutte d’accordo che il Conflitto del Nord fosse l’opportunità migliore per cambiare l’opinione del mondo riguardo alle creature magiche. Abbiamo messo da parte le nostre differenze e abbiamo pianificato le nostre mosse insieme. Nessuno aveva predetto che potesse durare così a lungo, e nessuno si aspettava che sarebbe stato un conflitto così sanguinoso, ma che ci piaccia o no la guerra continua. Vincere è ancora possibile, ma se non finiamo ciò che abbiamo cominciato tutto quello per cui abbiamo lavorato sarà perso per sempre.»
Madame Tempofiero si sedette alla scrivania e si coprì il viso con la mano guantata. Brystal non aveva mai visto la fata così distrutta prima di allora.
«Non capite» disse. «Credo ancora nel nostro piano, ma non posso aiutarvi perché non posso più affrontarla.»
Brystal non aveva idea di chi stesse parlando Madame Tempofiero, ma il modo in cui la fata aveva nominato quella persona le fece venire i brividi. Non pensava che la sua insegnante potesse avere paura di niente o nessuno, ma Madame Tempofiero sembrava terrorizzata della creatura di cui stava parlando.
«Celeste, tu sei la sola capace di affrontarla» gracchiò Crolina. «Nessuno ha abbastanza potere per fronteggiarla, nessuno eccetto te.»
«Ogni volta che la incontro lei diventa più forte e io più debole» disse Madame Tempofiero. «L’ultima volta sono sopravvissuta a malapena. Se vado a combattere ancora potrei non tornare indietro.»
«Sì, ma l’ultima volta abbiamo quasi vinto» disse Calmaria. «Ed eri pronta a fare il sacrificio più grande.»
«Ora le cose sono diverse» disse Madame Tempofiero. «Ho un’intera accademia che dipende da me: non posso mettermi in pericolo come in passato. Anche se riuscissimo a porre fine al Conflitto del Nord non c’è alcuna garanzia che l’odio e l’ostilità verso la comunità di creature magiche finisca, ma una volta che i miei studenti avranno completato il loro addestramento saranno loro a portare a termine quello che abbiamo sempre desiderato.»
«Stai riponendo molta fiducia in questa accademia» ringhiò Felina. «Ma sei davvero convinta che un mondo che sceglie di bruciare al rogo le persone per divertimento possa essere persuaso a cambiare grazie alle azioni gentili di un gruppo di fate? Niente affatto! Se vogliamo cambiare il mondo dobbiamo guadagnarci il suo rispetto, e portare a termine il Conflitto del Nord è l’opportunità migliore che abbiamo da secoli a questa parte.»
«Ma il Generale White ha fatto grandi progressi» disse Madame Tempofiero. «Sono sicura che ha trovato un modo per distruggerla!»
«Il Generale White ha fatto un ottimo lavoro prevenendo l’estinzione del Regno del Nord» disse Crolina. «Ma sappiamo bene che il suo esercito non ha speranze contro di lei. C’è solo un modo per mettere fine al Conflitto del Nord una volta per tutte, ed è responsabilità tua, Celeste.»
Serpia si avvicinò a Madame Tempofiero e le prese la mano.
«Unissssciti a noi» sibilò. «Inssssieme possssiamo creare un futuro migliore, non ssssolo per noi ma anche per i tuoi sssstudenti.»
Madame Tempofiero si fece silenziosa mentre considerava le richieste delle streghe. Le vennero le lacrime agli occhi e scosse il capo lentamente, non perché non fosse d’accordo, ma perché sapeva che avevano ragione.
«D’accordo» disse la fata con aria sconfitta. «Vi aiuterò a mettere fine al Conflitto del Nord. Ma una volta fatto non voglio mai più vedere nessuna di voi quattro.»
«Siamo d’accordo» miagolò Felina. «Una volta risolta la situazione nel Regno del Nord non avremo mai più bisogno di te.»
«Bene» disse Madame Tempofiero. «E se dovessimo fallire, che i cieli ci aiutino.»
Le streghe erano soddisfatte di essere riuscite a convincerla. Madame Tempofiero sistemò alcuni oggetti personali in una valigia di vetro e uscì dall’ufficio.
Brystal corse fuori dalla sua camera e raggiunse l’insegnante e le streghe nel salone principale.
«Madame Tempofiero» chiamò. «Stai andando via?»
Fu difficile per Brystal fare finta di non sapere che cosa stesse succedendo, ma non quanto lo fu per l’insegnante fingere che tutto andasse bene.
«Temo di dover lasciare l’accademia per qualche giorno» spiegò la fata. «L’amica malata di cui vi ho parlato ha avuto una ricaduta davvero terribile.»
«Starà… cioè, la sua amica starà bene?» domandò Brystal.
«Lo spero» disse Madame Tempofiero. «Puoi far sapere alla signora Vee e ai tuoi compagni che sono partita?»
«Certo» disse Brystal.
La fata le rivolse un sorriso triste e condusse le streghe fuori dal castello. Brystal corse loro dietro e fermò l’insegnante sulla scalinata d’accesso.
«Madame Tempofiero!» esclamò. «Aspetti!»
«Sì, cara? Che c’è?»
Con grande sorpresa della fata, Brystal le gettò le braccia intorno al collo e la abbracciò forte. Madame Tempofiero rimase sorpresa dal comportamento inusuale della ragazzina, e non sapeva come interpretarlo.
«Faccia attenzione» disse Brystal. «Le malattie possono essere contagiose.»
«Non ti preoccupare, andrà tutto bene» rispose la fata. «Prenditi cura degli altri mentre sono via.»
Brystal annuì e lasciò andare Madame Tempofiero. La fata gettò a terra la spilla e, quando la carrozza dorata prese le sue dimensioni normali, fischiò in direzione di un prato vicino. Quattro unicorni galopparono eccitati verso di lei, e le redini magiche si sistemarono da sole intorno ai loro corpi muscolosi. La fata e le streghe salirono a bordo e la carrozza si lanciò a gran velocità per i giardini della proprietà, per poi scomparire attraverso la barriera di siepi.
Brystal salutò con la mano mentre si allontanavano, ma non appena furono scomparse la ragazzina rimase paralizzata con lo sguardo fisso nel vuoto per la paura. Non riusciva ad allontanare la terribile sensazione che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto Madame Tempofiero.