Trentacinque
“Puoi sistemarti qui. È la stanza di Sara.”
Tanzi si guarda intorno. Evita di fare domande, non ce n’è bisogno. La situazione è abbastanza chiara.
“Ti prendo qualcosa di pulito da metterti addosso,” gli dice Luca entrando nell’altra stanza da letto. “Se ben ricordo, abbiamo lo stesso numero di scarpe. Forse i pantaloni ti staranno un po’ corti…”
Nel tragitto da Cimbergo, in Val Camonica, a Milano il poliziotto non ha parlato della sua situazione personale, della separazione da Elisa, dei contatti con Flavia. Si è limitato a riferire al suo ex socio gli scarsi risultati delle indagini condotte dalla polizia di Roma e ad aggiornarlo sulla scoperta del video da parte di Sandonato e del suo hacker. Marco Tanzi, ora, sa che Giulia è stata rapita e drogata per essere inserita in un giro di pornografia illegale. Luca ha provato a immaginare cosa avrebbe provato se la stessa sorte fosse toccata a Sara. Ha cercato di concentrarsi sul dolore, la frustrazione, su tutte le sensazioni negative che avrebbero potuto far scivolare, nuovamente, il suo ex socio nella disperazione più nera.
La reazione di Marco Tanzi, invece, è stata di tutt’altro tenore. Ha mantenuto il suo sguardo fermo, glaciale, fisso nel vuoto, limitandosi ad ascoltare e a fare qualche domanda sul meccanismo della messa in rete dei siti pirata. Luca ne ha dedotto che i dieci anni di lontananza dal mondo reale hanno reso Marco piuttosto estraneo rispetto alle ultime novità dell’universo di internet.
“Hai fame?” gli chiede porgendogli dei jeans e della biancheria pulita. “Mangiamo qualcosa?”
“Vorrei che andassimo subito da questo investigatore, Sandonato. E che parlassimo del piano d’azione.”
“Abbiamo un paio d’ore prima della riunione già fissata,” dice Luca guardando l’orologio. “Ricordati quello che ti ho detto, si fa a modo mio.”
Tanzi annuisce. “Ho bisogno di un’arma,” dice.
“Per adesso non se ne parla.” Quando sarà il momento, se arriverà quel momento, avrai tutto il necessario. Adesso mangiamo. Il vecchio mi ha detto che stai seguendo una dieta.”
“Proteine in grandi quantità. Hai uova e latte?”
“Sì, credo di sì… è tutto nel frigo, serviti pure. Io vado un attimo di là a fare una telefonata.”
“Elisa?”
“Sì. Dimmi.”
“Senti, per un paio di settimane non potrò tenere con me Sara. Sto lavorando a un’indagine un po’ complicata, che mi terrà impegnato tutte le notti…”
“Non c’è problema.”
“Lei è in casa?”
“Sì, è qui. Te la passo.”
Luca Betti attende al telefono per una decina di secondi. La voce di sua moglie è stata talmente fredda da fargli provare una sensazione simile a un brivido.
“Papà?”
“Ciao, tesoro. Dicevo alla mamma che purtroppo per un paio di settimane sarò impegnato per lavoro e non potremo vederci. Ma recupereremo appena mi sbrigo, promesso… Facciamo quel viaggio a Barcellona di cui abbiamo parlato, che ne dici?”
“Magari.” La voce della ragazza sembra delusa. “Ma io posso passare lo stesso a casa tua, a studiare con Federica?”
“No, Sara, è meglio di no… è un lavoro di appostamenti, tornerò a dormire e a cambiarmi negli orari più assurdi… preferirei avere campo libero. Ma non si ripeterà, vedrai, è una cosa un po’ particolare…”
“Va bene. Non fa niente.”
“Sara, credimi, è una situazione straordinaria. Prometto che ti spiegherò tutto quando sarà finita.”
“D’accordo. Ma hai già fatto due promesse in questa telefonata, vedi di non esagerare…”
“Sara, ti voglio bene.”
“Anch’io, papà.”