Trentuno
L’ufficio di Giovanni Sandonato è avvolto dalla penombra. L’anziano investigatore ha sistemato un computer portatile sulla scrivania, con lo schermo rivolto dalla parte dei visitatori, e ha preso posto su una delle poltroncine, accanto a Luca Betti.
“È pronto?” chiede Sandonato. “Posso andare?”
Il poliziotto fa segno di sì con la testa.
L’ex colonnello dei carabinieri, allora, muove un mouse wireless, cliccando due volte su un file in formato vlc sul desktop.
Il filmato che parte pochi secondi dopo è girato con una telecamera a mano, all’interno di un locale privo di finestre, probabilmente un piano interrato. Al centro della stanza c’è una donna ripresa di schiena, in piedi, con le gambe divaricate assicurate a terra da sottili catene fissate ad anelli metallici. Le sue braccia sono aperte, a formare una specie di X, e sono ammanettate a una sbarra metallica che pende dal soffitto. Ha lunghi capelli castani ed è nuda, a parte le calze nere, autoreggenti, e le scarpe dal tacco vertiginoso. Sulla nuca ha una fascia annodata che, probabilmente, serve a coprirle gli occhi. Violente zoomate indugiano su particolari del suo corpo, pressoché perfetto. Si tratta di una ragazza molto giovane che l’operatore evita, volutamente, di riprendere in volto. Dopo circa trenta secondi, nell’inquadratura entra un uomo. Un cappuccio nero gli copre la testa, fatta eccezione per due grossi fori all’altezza degli occhi. Indossa stivali neri, slip neri e nient’altro. Sembra alto almeno un metro e novanta e ha un ventre gonfio, da bevitore di birra, ricoperto di peluria bionda. Nella mano destra stringe una specie di frustino.
Luca Betti si muove nervosamente sulla sedia.
L’uomo afferra i capelli della ragazza, strattonandole la testa all’indietro. L’operatore si sposta per evitare che il corpo della giovane venga coperto dall’uomo incappucciato che, ora, inizia a frustarle i glutei con una certa violenza. I colpi sono veri, a giudicare dai segni rossi che lasciano sulle natiche e dai gemiti di dolore diffusi dall’audio del filmato.
La fustigazione prosegue per diversi minuti, in maniera sempre più violenta, fino a quando uno zoom della telecamera non immortala delle gocce di sangue che colano sulle gambe della malcapitata.
A quel punto, l’uomo incappucciato si toglie gli slip mostrando una prepotente erezione e si mette dietro la ragazza afferrandola bruscamente per i fianchi.
“Cristo!” esclama Luca Betti. “Si può sapere che cos’è questa merda?”
“Aspetti,” dice Sandonato. Con un movimento del mouse evidenzia la barra dei comandi video e clicca sul fast play. Sullo schermo scorrono le immagini dell’atto sessuale fra la donna legata e l’uomo incappucciato, riprodotte a una velocità quattro volte superiore a quella normale. L’operatore si muove senza posa intorno ai due, indugiando su particolari scabrosi, mentre la ragazza si agita, probabilmente urlando e lamentandosi, anche se l’assenza di audio nella riproduzione veloce non consente a Betti di accertarlo. Alla fine, l’uomo incappucciato si stacca da lei. La giovane si accascia, sorretta solo dalle manette che legano le sue braccia alla sbarra. A quel punto, Sandonato torna a premere il tasto play e il filmato riprende la velocità normale. “Ecco, faccia attenzione adesso!” dice a Betti indicando lo schermo con un dito.
L’incappucciato si avvicina a un muro e, operando con una specie di carrucola, fa scendere la sbarra alla quale sono assicurati i polsi della ragazza fino a permetterle di inginocchiarsi, pur rimanendo bloccata. A quel punto, anche l’operatore cambia posizione spostandosi davanti ai due per filmare, nel dettaglio, il nuovo atto sessuale che si apprestano a compiere. L’inquadratura, per pochi secondi, indugia sul volto della giovane. Prontamente, Sandonato blocca l’immagine cliccando su “pausa”.
Luca Betti spalanca gli occhi e apre la bocca senza parlare.
“È solo per pochi secondi,” dice Sandonato, “non la inquadrano mai in viso, ma qui hanno commesso un errore.”
“Cristo!” sussurra Betti chiudendo gli occhi per riaprirli subito dopo. “Non può essere,” dice scuotendo la testa.
“Purtroppo è così,” ribatte Sandonato. “Secondo me non ci sono dubbi. È Giulia Tanzi.”