Palazzo di Westminster, Londra, gennaio 1477.

La corte si veste di blu scuro per piangere mia sorella e io resto il più possibile nel mio appartamento. Non sopporto la vista della regina. Credo sinceramente di vedere nel suo bel viso l’assassina di mia sorella. Temo per me. Riccardo si rifiuta di discuterne prima di vedere Giorgio e di saperne di più. Manda tuttavia il suo factotum, sir James Tyrrell a Middleham con l’ordine di sorvegliare nostro figlio, di investigare su ogni membro della nostra casa, in particolare quelli che non sono nati e cresciuti nello Yorkshire e di assicurarsi che il cibo di Edoardo venga assaggiato prima che lui lo mangi.

Ordino che cucinino il mio cibo nel nostro appartamento a palazzo e non esco mai. Non faccio mai compagnia alla regina. Quando sento bussare all’improvviso alla porta, balzo dalla sedia e devo sostenermi al tavolo accanto alla finestra. La guardia alla porta la spalanca e annuncia Giorgio.

Lui entra vestito di blu scuro, il volto tirato e tragico. Mi afferra le mani e mi bacia, gli occhi colmi di lacrime.

«Oh, Giorgio!» sussurro.

Tutta la sua compiaciuta sicurezza è svanita. Il dolore lo ha smagrito e reso ancora più bello. Appoggia la testa contro il camino intarsiato. «Non riesco ancora a crederci», mi dice sottovoce. «Vedendovi qui, non posso credere che lei non sia qui con voi.»

«Mi aveva scritto che stava bene.»

«Stava», ripete. «Stava bene. Ed era tanto felice! E il neonato, una bellezza. Ma poi è diventata sempre più debole, è peggiorata durante la notte e al mattino non c’era più.»

«A causa della febbre?» domando, sperando disperatamente che mi dica di sì.

«Aveva la lingua nera», risponde.

Lo fisso sconvolta: è un sicuro indice di avvelenamento. «Chi può essere mai stato?»

«Ho ordinato al mio medico di indagare tra la servitù, in cucina. So che la regina aveva messo una donna nella stanza del parto di Isabella, per riferirle immediatamente se era un maschio o una femmina.»

Lancio un sibilo di orrore.

«Oh, ma questo è niente. Lo sapevo da mesi. Avrà sistemato una servetta anche qui», continua. «E un uomo tra la servitù, forse nelle scuderie, perché l’avvertisse quando aveste deciso di partire, forse nel salone ad ascoltarvi. Ci controlla da quando siamo venuti alla sua corte. Avrà sorvegliato sia voi sia Isabella. Non si fida di nessuno.»

«Edoardo si fida di mio marito», ribatto. «Si vogliono bene, sono fedeli l’uno all’altro.»

«E la regina?»

Ride brevemente di fronte al mio silenzio.

«Parlerete di questo al re», gli chiedo. «Gli direte che sospettate della regina?»

«Penso che cercherà di comprare il mio silenzio», risponde Giorgio. «Vorrà che non parli, vorrà togliermi di mezzo. Non vorrà che accusi sua moglie di essere un’avvelenatrice, che dica che i suoi figli sono illegittimi.»

«Ssst», bisbiglio, lanciando un’occhiata alla porta. Mi avvicino a lui, siamo testa a testa come due cospiratori, le nostre parole salgono su per il camino come fumo silenzioso.

«Edoardo vorrà allontanarmi, mandarmi da qualche parte dove non parlerò contro di lui.»

Sono sconvolta. «Cosa farà? Non vi metterà in prigione?»

Il sorriso di Giorgio è una smorfia. «Mi ordinerà di risposarmi», prevede. «Mi manderà in Borgogna a sposare Maria, duchessa di Borgogna. Suo padre è morto, nostra sorella Margaret, sua vedova, ha proposto il nome di Maria. È la sua figliastra, può darmela in sposa, e per Edoardo questo sarebbe un modo per allontanarmi dal Paese.»

Sento le lacrime scorrermi lungo le guance. «Ma Isabella è morta da meno di un mese. Dovreste dimenticarla subito? Dovete avere una nuova moglie nel giro di poche settimane dalla sepoltura? E i vostri figli? Dovrete portarli con voi nelle Fiandre?»

«Mi rifiuterò», dichiara Giorgio. «Non abbandonerò mai i miei figli, non lascerò mai il mio Paese, e di certo non permetterò che l’assassina di mia moglie la passi liscia.»

Sto singhiozzando, la perdita di mia sorella è tanto dolorosa, il pensiero che Giorgio si risposi sconvolgente. Senza di lei, mi sento sola in questa corte pericolosa. Giorgio mi cinge le spalle tremanti. «Sorella», mormora teneramente. «Sorella mia. Vi voleva tanto bene, voleva proteggervi. Mi ha fatto promettere che vi avrei messa in guardia. Proteggerò anche voi.»

Come sempre, devo attendere nell’appartamento della regina che il re e il suo seguito arrivino per scortarci nel salone. Le dame della regina pensano che io sia silenziosa per il dolore, e mi lasciano in pace. Solo lady Margaret Stanley, venuta da poco a corte con il suo nuovo marito, sir Thomas, mi porta in disparte e mi dice che prega per l’anima di mia sorella e per i suoi figli. La sua bontà mi commuove e tento di sorridere e di ringraziarla. Lei aveva mandato suo figlio, Enrico Tudor, all’estero, per la sua sicurezza, dal momento che non si era fidata di metterlo nelle mani di questo re. Enrico Tudor è un Lancaster e lei non avrebbe mai permesso che venisse cresciuto in questo Paese da un tutore York, e sebbene ora sia sposata a uno dei lord yorkisti, tenuto in gran conto sia dal re sia dalla regina, non si fida abbastanza di questa famiglia reale da riportare suo figlio a casa. Lei sola comprende cosa vuole dire temere il re che si serve, sa cosa vuole dire inchinarsi alla regina, senza sapere con certezza se è una nemica.

Quando Riccardo arriva con sua maestà, tutto sorrisi, e mi prende la mano per accompagnarmi a cena, gli sussurro che Giorgio è venuto a corte e che mi ha promesso che troverà l’assassino di mia sorella.

«Come farà dalle Fiandre?» chiede Riccardo ironico.

«Non ci andrà. Si rifiuta di andarci.»

Riccardo scoppia a ridere tanto forte che il re si volta e gli sorride. «Cosa c’è?» domanda.

«Niente», grida Riccardo a suo fratello. «Niente. Mia moglie mi ha riferito una battuta su Giorgio.»

«Il nostro duca?» chiede il re, sorridendomi. «Il nostro duca di Borgogna? Il nostro principe di Scozia?» La regina ride e picchietta il braccio del marito come per rimproverarlo per aver deriso in pubblico il fratello, anche se i suoi occhi grigi brillano. A quanto pare sono l’unica a non comprendere la sottigliezza della battuta. Riccardo mi trascina da una parte e lascia che il corteo ci superi. «Non è vero», dice. «È l’opposto della verità. È Giorgio che chiede di poter avere il ducato di Borgogna. Spera di diventare duca di uno dei paesi più ricchi d’Europa e di sposare Maria, duchessa di Borgogna. O se non lei, allora la principessa di Scozia. Non è esigente, a patto che la sua prossima moglie sia ricca e a capo di un regno.»

Scuoto il capo. «Me lo ha detto di persona che non andrà via. Piange Isabella. Non vuole andare nelle Fiandre. È il re che vuole cacciarlo dal regno per metterlo a tacere.»

«Assurdo. Edoardo non lo permetterebbe mai. Non si fiderebbe mai di Giorgio, sovrano delle Fiandre. La vastità delle terre che erano di proprietà del duca di Borgogna è enorme. Nessuno di noi si fiderebbe di lui, se avesse quel potere e quella ricchezza.»

Sono diffidente. «Chi ve lo ha detto?»

Da sopra la sua spalla scorgo la regina sedersi al tavolo d’onore, girarsi e notarci, le teste vicine. La vedo chinarsi verso il re e dirgli una o due parole, al che lui si volta e ci vede. È come se lei stesse indicando me, come se lo stesse mettendo in guardia contro di me. Quando il suo sguardo guizza con indifferenza su di me, rabbrividisco.

«Cosa avete?» mi domanda Riccardo.

«Chi vi ha detto che Giorgio voleva andare nelle Fiandre o in Scozia e che il re non glielo ha permesso?»

«Il fratello della regina, Anthony Woodville, barone di Rivers.»

«Ah», è tutto ciò dico. «Allora deve essere vero.»

Lei mi guarda e mi rivolge quel suo sorriso gradevole, ma imperscrutabile.

Le voci iniziano a girare per la corte e tutti sembrano parlare di me, di Isabella e di Giorgio. Tutti sanno che mia sorella è deceduta all’improvviso, dopo la dura prova del parto, e la gente comincia a chiedersi se sia stata avvelenata e, fosse questo il caso, chi avrebbe mai fatto una cosa simile. Le voci s’intensificano e diventano sempre più dettagliate e spaventose, quando Giorgio si rifiuta di mangiare nella grande sala, si rifiuta di parlare con la regina e si toglie il cappello, ma non china la testa quando lei passa, incrocia le dita dietro la schiena, così che tutti quelli che sono dietro di lui possono vedere che sta usando il gesto contro la stregoneria della regina.

Lui l’atterrisce a sua volta. Lei impallidisce quando lo vede e lancia occhiate al marito come per chiedergli cosa fare davanti a questa folle sgarberia. Guarda suo fratello Anthony, che rideva quando vedeva Giorgio percorrere infuriato la galleria, senza salutare nessuno; ma che ora lo studia, come per prendere le misure di un avversario. La corte è divisa tra quelli che hanno tratto vantaggio dal predominio della famiglia di Rivers e quelli che li odiano e sono disposti a sospettarli di qualsiasi misfatto. Sempre più persone osservano la regina chiedendosi quale potere abbia, cosa le sarà permesso fare.

Incontro Giorgio ogni giorno, perché restiamo a Londra anche se vorrei tornare a casa a Middleham. Ma le strade sono troppo impantanate per viaggiare e la stessa Middleham è isolata dalla neve. Devo rimanere a corte anche se ogni volta che entro nelle stanze della regina, Elisabetta accoglie il mio inchino con un’espressione di assoluta ostilità e sua figlia, la principessa Elisabetta, tira indietro la veste, imitando sua nonna la strega.

Giorgio viene a casa nostra, al castello di Baynard, per salutare sua madre, la duchessa, che il giorno seguente tornerà a Fotheringhay. Si chiude con la duchessa nel suo appartamento per un bel po’ di tempo; è il figlio prediletto e l’ostilità della duchessa verso la regina è ben nota. Quando Giorgio mi vede sull’uscio del mio alloggio, corre da me. «Speravo di incontrarvi.»

«Sono felice di vedervi, fratello.» Indietreggio e lui mi segue. Le mie dame si spostano e s’inchinano a Giorgio, è un bell’uomo e mi rendo conto che ora è un buon partito. Devo reggermi al davanzale all’idea che potrebbe capitarmi di vedere un’altra donna al posto di Isa. I suoi figli correranno da un’altra donna e chiameranno lei mamma. Sono tanto giovani, dimenticheranno quanto Isabella li amasse, cosa volesse per loro.

«Riccardo mi dice che non sposerete Maria, duchessa di Borgogna», gli mormoro.

«No. Ma chi pensate sposerà la sorella del re di Scozia? Mi hanno proposto la principessa scozzese, ma sapete chi è il candidato preferito del re?»

«Non voi?»

Ride. «Mio fratello ha deciso che è meglio tenermi vicino. Non mi manderà né nelle Fiandre né in Scozia. La principessa scozzese sposerà Anthony Woodville.»

Trasecolo. Il fratello della regina, nato figlio di un signorotto di campagna, non può certo sognare di imparentarsi con una casa reale? La regina non vede limiti al desiderio di grandezza? Dobbiamo accettare qualsiasi cosa i Woodville propongano per se stessi?

Giorgio sorride alla mia espressione attonita. «La figlia di un piccolo maniero a Grafton sul trono d’Inghilterra, suo fratello su quello di Scozia. Una bella scalata. Elisabetta Woodville dovrebbe portare lo stendardo e piantarlo sulla cima. Che altro accadrà? Un altro fratello vescovo? Perché non papa? Dove si fermerà? Vuole diventare imperatrice del sacro romano impero?»

«Come fa?»

La sua cupa occhiata mi rammenta che entrambi sappiamo come raggiunge i suoi traguardi. «Il re le dà retta, perché l’ama», ammetto. «Farebbe qualsiasi cosa per lei.»

«E noi tutti sappiamo come questa donna, tra tutte quelle che avrebbe potuto avere, si sia impossessata del suo cuore.»