IL SOLE AL TRAMONTO

La peggiore era stata quella volta delle immersioni subacquee.

Era andato a Saipan a prendere la licenza ed era stato via per sei mesi.

Se si fosse trovato una moglie sul posto mi sarei rassegnata, e invece mi aveva invitata a raggiungerlo. L'idea sembrava divertente così sono andata e siccome sono rimasta lì senza far niente, ho finito con l'abbandonare il lavoro da hostess che stavo facendo in quel periodo, anche se era ben pagato e in un locale dove mi ero ambientata e mi sentivo a mio agio... Lui aveva questo tipo di fascino. A stare con lui finivo col convincermi che la mia vita, quella piccola vita solo mia che col tempo avevo creato insieme ai miei clienti più affe-zionati, alla gentile padrona del locale e alle altre ragazze, non avesse più nessuna importanza, e passavo le giornate in una specie di stato di ebbrezza. Anche quella volta, benché non avessi nessun interesse per le immersioni subacquee, chissà perché le giornate mi sembravano infinitamente pia-cevoli, il cielo più azzurro e il mare più sconfinato e splendente. E così restando lì ancora un giorno, e poi un altro ancora, ho finito col mettere da parte la vita che un pezzettino alla volta mi ero costruita.

Prima di allora si era trasferito in Hokkaido, e ancora prima c'era stata la mountain bike, poi era finito a Yamagata per seguire un maestro di calligrafia, e si era fatto anche mo-naco in Thailandia. E ogni volta che si trovava in uno di questi luoghi, quando aveva la sensazione "che gli mancasse qualcosa", chiamava me. Anche la persona che segue sceglie di farlo, ma da quando avevamo sedici anni fino a ora che ne abbiamo venticinque questo schema si è ripetuto e lui è diventato uno strano personaggio capace di fare un po' di tutto e io una donna nulla facente e bizzarra.

Qualche volta penso: Ultimamente si sta calmando, oppure: Fino a che non troverà qualcosa di nuovo ci godremo un momento di pace... e allora faccio un piccolo sogno. Sogno che mettendo a frutto le conoscenze che ha acquisito finora possa decidere di fermarsi da qualche parte e di con-centrarsi finalmente su una cosa sola. Sarebbe un po' noio-so, credo. Non ci succederebbe più di andare in posti scono-sciuti, vedere nuovi paesaggi, incontrare gente strana. Ma sarebbe un sollievo.

In questo sogno a occhi aperti lui dice: "Basta, sono stanco, ho fatto la mia scelta", decide di trovarsi un lavoro fisso, firma il contratto per una casa, mette radici.

Io trovo finalmente la pace, posso guardare televisione e videocassette, incontrare persone. Quello che mi dava il bat-ticuore più forte era, nei periodi di calma in cui facevamo delle cose insieme, il momento in cui lui faceva una nuova scoperta. Diceva che tanto un giorno o l'altro ci saremmo sposati, ma già il solo fatto di spiegare a mio padre, uomo di provincia, che il mio fidanzato non aveva nemmeno deciso che lavoro avrebbe fatto era fuori questione.

In quel periodo, poiché da qualche tempo stava nella mia casa di Tokyo senza fare nulla, dissi che mi sarebbe piaciuto andare in Australia utilizzando i punti accumulati con i viaggi aerei. Lui poteva fare le immersioni e io sarei andata a guardare tranquillamente i delfini o qualcosa del genere.

Ed è li che ci fu il suo incontro con il surf.

Nacque tutto quando, il primo giorno, in albergo vide al-la televisione via cavo un documentario sportivo. La sua espressione mentre guardava il programma non mi diceva niente di buono. Qualcosa dentro di lui era già scattato.

Affascinato dalla vita dura dei surfisti mostrata dal programma, se ne uscì con la sua frase di rito: "Questa sì che potrebbe essere vita!" e il giorno dopo, buttandosi a capofit-to nella sua strada di eterno dilettante, si unì a un tour di surfisti principianti. Anch'io lo seguii ma al secondo giorno ero già scoraggiata. Tuttavia restai con il gruppo, mi feci un sacco di amici e ancora una volta rimasi affascinata dalla sua capacità di concentrazione e dalla rapidità dei suoi progressi. Osservandolo capivo che per imparare una cosa per la prima volta, più del tempo impiegato, più della stessa concentrazione, è importante avere un obiettivo ben chiaro e continuare a perseguirlo. Nei momenti di impasse la tecnica di base aiuta, poi quando si progredisce si va oltre la tecnica, e contano la forza e l'esperienza. Era un piacere vederlo, mentre perseguiva frenetico questo scopo: avvicinarsi al ri-sultato ideale nel minor tempo possibile. Sono riuscita ad assistere a diversi momenti quasi miracolosi. Momenti tali da farmi pensare che forse Dio ama gli esseri umani, momenti in cui faceva prodezze tali da farmi chiedere: è giusto sfida-re così i propri limiti? Questi attimi si manifestavano esattamente con lo stesso grado di probabilità che lui provocasse degli incidenti o che facendo qualcosa di troppo azzardato rimanesse ucciso.

Come al solito, io mi stancai subito di tutto e passavo intere giornate a guardare il mare. Quando il sole si spostava da sud a ovest nel cielo appariva qualcosa di speciale. I colori, le gradazioni della luce, tutto dipingeva il mondo con una freschezza da togliere il respiro. Quella trasformazione possedeva una tale ricchezza di sfumature che più la guardavo e meno potevo staccarne gli occhi, fosse pure per un attimo.

Non mi veniva mai a noia, ne ero totalmente assorbita.

Lui tornava in camera, dormiva un poco, poi andavamo a qualche bancarella a buon mercato nelle vicinanze o a qualche festa in camera di compagni di surf, mangiavamo qualcosa e andavamo a dormire presto. I giorni passarono in un baleno, finimmo i soldi e tornammo in Giappone, ma era evidente che o prelevando tutti i soldi che aveva o dandosi da fare come un pazzo per metterne da parte altri, sarebbe comunque andato al più presto in qualche posto dove poteva fare surf.

Quel giorno avevo preso un taxi e stavo andando a incontrare un'amica. Ero in pieno sconforto, mi dicevo che non sarei mai dovuta andare con lui in Australia. Non riuscivo a pensare ad altro. Fino a quando andrà avanti questa storia? Sono stufa, faremmo meglio a lasciarci. Cosa è meglio tra stare con un uomo terribilmente infedele e uno che ti co-stringe a seguirlo come pare a lui in una vita dove non c'è nemmeno il tempo di pensare all'infedeltà?

Giunti all'altezza di un grande santuario shintoista, rima-nemmo bloccati nel traffico. Il sole al tramonto che si rifletteva sul verde fitto inondò l'auto tingendo tutto l'interno di arancione. Le foglie brillavano dorate e la luce era così abbagliante da non riuscire a vedere più niente.

Non so perché, fui presa da un desiderio lancinante di andare al mare. Quei giorni così intensi, la gioia di vivere insieme a persone sempre concentrate su qualcosa. Giorni vis-suti nell'abbraccio della natura, con uno scopo, in cui si sa con chiarezza perché si è lì. Quello stile di vita senza che me ne accorgessi era diventato parte di me, e questo mi faceva molta rabbia.

Poi un pensiero tutt'a un tratto si formò affiorando alla mente. Anzi, più che dalla mente ebbi la sensazione che fosse sorto dal corpo.

Sono incinta!

Il pensiero si materializzò quasi come se le lettere fossero stampate a una a una dentro di me.

"Accidenti!" esclamai senza accorgermene.

"Ha detto qualcosa?" chiese l'autista.

"No, niente" risposi.

L'ingorgo si sciolse, la macchina riprese a camminare, poi acquistò velocità dirigendosi verso il centro della città. Il paesaggio si mosse, il sole al tramonto scomparve, lasciando come unica traccia lo scintillio delle finestre su alcuni edifici lontani.

Ora che ci pensavo, non avevo avuto le mestruazioni, e soprattutto c'era quella sensazione di prima, così perentoria, venuta dal fondo delle mie viscere, quella sensazione che fosse cominciato qualcosa... ma sapevo che lui si sarebbe fatto vivo per dirmi che era all'estero, o che stava per partire, una delle due. Se io fossi stata incinta magari avrebbe tirato fuori qualcosa di assurdo come: "Diventerò un surfista pro-fessionista per il bambino che hai nella pancia". Naturalmente a lui manca qualcosa. Ma anch'io, allo stesso modo, ho i miei scompensi.

A riprova di questo, cominciavo a sentirmi sempre più felice. Nonostante non ci fosse niente di divertente, un soffio selvaggio di vita mi spingeva verso l'alto. L'istinto mi incitava: Godi! E io non potevo fare a meno di sentirmi felice. Mi interessa, perciò lo avrò questo bambino! Dove lo farò nascere non so, ma lo avrò. Avevo voglia di vedere come avrei reagito a questa esperienza. In ogni caso vediamo cosa succede, sussurrai dentro di me, e nel taxi che correva tra le strade di sera, mi accarezzai dolcemente la pancia.