C’era una volta una scrittrice che nel tempo libero raccontava le fiabe ai suoi bambini. Non erano storie inventate da lei, ma fiabe classiche, molto antiche, alcune imparate da bambina grazie a una zia fiorentina, e molte altre scoperte nei libri. I bambini a cui le raccontava erano i suoi figli e gli amici dei suoi figli, poi i figli delle sue amiche, e finalmente le nipoti e i nipoti, quando la scrittrice è diventata zia.
Quella scrittrice, come avrete capito, sono io.
Dopo aver realizzato tanti libri con storie in parte reali in parte inventate, ho pensato che fosse arrivato il momento di raccontare a tutti i bambini quelle fiabe speciali, alcune molto famose, altre meno, che stabiliscono un dialogo e che propongono avventure diverse da quelle a cui sono abituati i lettori e gli spettatori di oggi. Però proprio queste avventure rappresentano la base, lo schema di tantissimi racconti moderni e perciò affascinano e colpiscono l’immaginazione e il sentimento.
Di solito, chiedo: «Vuoi che ti racconti una storia?».
Le risposte non sempre sono ovvie. I miei nipoti, abituati alla zia novellatrice, dettano condizioni: «Sì!!! Però senza streghe» mi ammonisce Bianca.
«Una fiaba senza streghe?» ripeto, perplessa. È come dire la pasta senza sugo. «E anche senza orchi» rincara la dose Leo.
Esito, disorientata. Una fiaba senza malvagi? Loro due mi guardano, fiduciosi. I loro occhietti sembrano esprimere: “Sì, senza tutte quelle faccende impressionanti che poi non ti fanno dormire, mentre tu sei qua per farci addormentare, giusto?”.
Giusto.
Penso alle nipoti un po’ più grandi, Elisa e Thais: preferiscono storie dove i personaggi se la cavano con arguzia, superando prove o addirittura beffandosi dei nemici. Meglio poi se si ride un po’ e se il protagonista riesce a trionfare persino su creature magiche di solito presuntuose e fanfarone. E naturalmente, essendo ragazze, si identificano meglio in personaggi femminili, in ragazze brillanti e coraggiose.
Ci sono fiabe così? Ma certo. Esistono fiabe di tutti i tipi, perché provengono da tutto il mondo e sono in grado di accontentare tutti i gusti. In questo libro ne ho raccolte alcune e le ho scritte esattamente come le racconto alle mie bambine e ai miei bambini, un po’ seguendo la versione originale tratta da volumi antichi, un po’ cambiando e aggiungendo del mio, cercando di renderle più moderne nel linguaggio.
Per ascoltare le mie fiabe, però, bisogna prepararsi in questo modo:
spegniamo tutte le luci e lasciamone accesa una per leggere le pagine. Se leggete su tablet illuminato, accendete comunque una piccola luce per creare un’atmosfera di soffice penombra;
sediamoci comodi, sul divano, sul tappeto, voi appoggiati a un bel cuscino morbido, i vostri bambini intorno, molto vicini, perché le fiabe si trasmettono a voce, a pelle, a sguardo, a battito del cuore;
sediamoci su una sedia bassa se i bambini sono già a letto, in pigiama, pronti per dormire. Noi assumiamo una posa rilassata, come le novellatrici antiche nelle loro seggiole davanti al focolare. Loro, i piccoli ascoltatori, si sdraieranno sul letto, con la testa sul cuscino;
leggiamo con calma, con lentezza, con piacere. Non c’è fretta!
La fiaba ci guida in un inesorabile cammino umano non in una incontrollabile corsa sfrenata. Sapremo trovare voci un po’ diverse per ogni personaggio: sottile, tremolante, ferma, dolce, sussurrata o un po’ più alta, balbettante o decisa. Quanto più presteremo il nostro corpo al testo, tanto più la fiaba diventerà nostra, il nostro discorso per i bambini, per dar loro accesso alla fantasia, alla memoria, la capacità di raccontare, di serbare le storie e immaginarle.
Adesso però basta chiacchiere,
perché si comincia…