V

Ciro Coppa, tozzo, il petto e le spalle poderosi, enormi, per cui pareva anche più basso di statura, il collo taurino, il volto bruno e fiero, contornato da una corta barba riccia, folta e nerissima, la fronte resa ampia dalla calvizie incipiente, gli occhi grandi, neri, pieni di fuoco, passeggiava per il suo studio d'avvocato con una mano in tasca, nell'altra un frustino che batteva nervosamente su gli stivali da caccia. Le bocche di due grosse pistole apparivano luccicanti su le ànche, oltre la giacca.

Pepè Alletto era venuto da lui per consiglio. Aveva ricevuto la mattina stessa una lettera del Borrani. Questi non intendeva sfidarlo per l'insulto e lo schiaffo a tradimento della sera avanti, perché – diceva – alla cavalleria suol ricorrere chi ha paura, e lui non voleva nascondersi dietro le finte e le parate, tenendo per burla una sciabola in mano: lo metteva pertanto in guardia: lo avrebbe preso a calci, ovunque lo avesse incontrato, foss'anche in chiesa.

Pepè Alletto avrebbe voluto che il Coppa si recasse dal Borrani per fargli ritirare, con le buone o con le cattive, questa lettera. Non che avesse paura; non aveva paura di nessuno, lui: ma, ecco, a farla a pugni, come i ragazzacci di strada, si sa! per la sua complessione… così mingherlino… avrebbe avuto la peggio: di fronte a lui, il Borrani era un colosso. E poi, quando mai s'era inteso? calci, pugni, tra gentiluomini…

— ribatté il Coppa, fermandosi in mezzo allo scrittojo e indicando col frustino al cognato la scrivania. —

— arrischiò timidamente Pepè.

Ciro batté forte il frustino su la scrivania.

Pepè si alzò perplesso, come tenuto tra due, e andò a sedere sul seggiolone di cuojo davanti alla scrivania, su cui appoggiò i gomiti, prendendosi la testa tra le mani e sospirando. Poi disse:

— esclamò il Coppa, spazientito. —

— osservò Pepè. —

— concluse Ciro, aprendo le braccia.

— replicò, stupito, Pepè.

— gli urlò il cognato. —

Pepè alzò le spalle, imbalordito; poi domandò con aria desolata:

! — rispose Ciro rimettendosi a passeggiare, concentrato in sé, e stirandosi con due dita i peli della moschetta. —

Pepè rilesse la lettera, ingegnandosi di dare alle parole la sonora sprezzante espressione del cognato.

— approvò questi. —

Pepè si scosse, sorpreso da quell'uscita improvvisa, e sbuffò, seccato:

— osservò Ciro con aria di sdegnosa commiserazione. —

Tolse da un cassetto della scrivania alcune carte e se n'andò, col cappello a cencio buttato su un orecchio e il frustino in mano, al Tribunale.