La vecchia borsa
«Guglielmo Teller!» annunciò Thomas Trumbull, anfitrione di turno della cena che mensilmente radunava i Vedovi Neri, presentando l'invitato della serata. Fu, però, un annuncio intriso di una certa trepidazione, a cui si univa un'occhiata ammonitrice, rivolta in special modo a Mario Gonzalo.
Il pittore, come sempre fastosamente abbigliato, questa volta con l'ausilio di una giacca di velluto color castagna, ignorò il monito.
«Guglielmo Teller» ripeté deliziato. «Lei è forse discendente di Guglielmo Tell?»
«Per nulla» rispose Teller amabilmente. Di colorito olivastro, l'ospite esibiva una folta capigliatura nera e un paio di baffi altrettanto corvini.
«In realtà, Guglielmo Tell è soltanto una leggenda, è probabile che non sia mai esistito. Però, sono di estrazione svizzera, e il mio è un nome di battesimo che ricorre nei rami della famiglia, forse in omaggio a una patriottica tradizione. Di fatto, Teller è una parola tedesca, e significa piatto.»
Geoffrey Avalon, torreggiando dall'alto del suo metro e novanta, commentò: «I genitori sono spesso insensibili alle angosce di un giovane rampollo. A me fu evitato di fare il capro espiatorio, in quanto ho sempre fatto ricorso al diminutivo di Jeff. Al riguardo, ho avuto fortuna, perché in famiglia il nome si alterna con Broderick, ed è mio figlio maggiore, non io, che deve portarne il peso. Grazie a Dio, lui è sempre stato un ragazzo di buoni muscoli, al contrario di me, e quindi pericoloso da sfotticchiare».
«I nomi possono anche essere un'ispirazione» disse Teller. «Da giovane, sognavo di essere un arciere superlativo. Volevo che la gente dicesse: "Guglielmo Tell era bravo, ma Guglielmo Teller è migliore". Ero un assiduo frequentatore, per tale motivo, delle gare di tiro con l'arco al campo estivo.»
«Ed è un sogno che ha realizzato?» domandò con interesse James Drake, accendendo l'immancabile sigaretta.
«No, ero una notevole schiappa. L'unica volta che mi capitò di colpire il bersaglio, non certo il suo centro, fu quando mirai deliberatamente a qualche cosa d'altro. Un disastro, peccato! Se fossi riuscito a vincere il campionato nazionale di tiro con l'arco, avrei riempito le pagine di ogni giornale degli Stati Uniti, e anche le colonne del "Che ci crediate o no", se ancora la rubrica viene pubblicata.»
«Figuriamoci poi,» disse Emmanuel Rubin, a ragion veduta «se lei si fosse chiamato Robin Hood.»
Roger Halsted fu lesto a offrire il proprio contributo all'argomento.
«Moltissime delle cosiddette coincidenze sono confezionate in tal modo.
Uno che si chiamasse Robin Hood sarebbe inevitabilmente destinato a cimentarsi al tiro con l'arco, e, qualora vi eccellesse, dire "Che ci crediate o no" sarebbe inesatto. In quanto si tratterebbe di una conseguenza naturale. In effetti, ho il sospetto che le cose strane che accadono a tutti non siano mistiche, ma naturali. Per esempio...»
Nessuno seppe quale sarebbe stato l'esempio che Halsted voleva offrire, poiché Henry, il perfetto tra i camerieri, scelse il momento per annunciare, col suo stile sommessamente suadente, che la cena era in tavola.
Tutti presero posto per fare onore alla trippa alla paesana, seguita da una croccante anitra arrosto al cherry brandy, con riso e tartufi, una portata che, di fatto, soffocò la conversazione. E la cena fu caratterizzata da una sorta di soddisfatta placidità, in cui anche gli occasionali commenti di Rubin assumevano un'ovattata equanimità. Finché Trumbull, quando fu servito il caffè, percosse il bicchiere col cucchiaino, ed elesse Avalon quale inquisitore capo.
«Mr. Teller,» iniziò Avalon «quale giustificazione offre alla sua esistenza?»
La domanda non parve sbilanciare Teller. «Faccio riflettere i miei simili.»
«E come ci riesce?»
«Ho una rubrica giornalistica che si intitola "Dall'altra parte". Non appare in alcuno dei quotidiani di New York, ma viene pubblicata da centodue giornali di moderata diffusione in ogni altra parte della nazione.
Nella mia rubrica, sostengo il lato impopolare di una qualsiasi controversia, non necessariamente perché io sia appassionato difensore di quel lato, ma perché penso che esso sia soggetto a essere presentato al pubblico in modo inadeguato. I lettori possono, dopo tutto, essere sviati, a volte anche pericolosamente sviati e disinformati, dal fatto di ascoltare solo uno dei lati del problema. Molti potrebbero addirittura ignorare che esista l'altro aspetto.»
«Può darci un esempio specifico?» domandò Avalon.
«Certamente. In una mia recente colonna, illustravo l'opinione che i cosiddetti terroristi hanno di se stessi.»
«Cosiddetti?» sottolineò Drake, con educato stupore.
«Sì, infatti. Cosiddetti» confermò Teller. «Essi non si considerano terroristi, non più di quanto noi si reputi terrorista colui che è dalla nostra parte della barricata. Quando noi approviamo i suoi scopi, ecco che lo chiamiamo combattente per la libertà, e lo paragoniamo a George Washington, senza difficoltà.»
«Quindi, lei difende il terrorismo?» argomentò Avalon.
«Non necessariamente. Cerco soltanto di immedesimarmi nel concetto, di razionalizzare il ragionamento a difesa. Per esempio, gli Stati Uniti ritengono che tutti i conflitti debbano estrinsecarsi mediante missili, aerei, carri armati e tutto l'accessorio bellico, oppure mediante votazioni, risoluzioni, dibattiti e le soluzioni offerte dalla politica. Però, nel caso vi sia un popolo che ritenga di battersi per una causa giusta, ma che sia privo di strumenti bellici e cui venga negato il possibile ricorso ai mezzi politici?
Che fa allora? Certo, deve lottare con le armi di cui dispone. La nostra opinione, allora, è che si tratta di gente vile, che colpisce senza preavviso, e uccide a casaccio persone innocenti. Ma, di contro, è eroico da parte nostra "lottare lealmente" contro forze che sono infinitamente più piccole delle nostre?»
«Vedo il suo punto di vista,» obbiettò Rubin «ma il terrorismo può essere censurabile come avverso alla nostra concezione pragmatica, anche prescindendo da un alto piedistallo etico. Il terrorismo non ha risultati, non funziona. Compiere attentati a casaccio determina titoloni sui giornali, causa atrocità ai singoli e frustrazione pubblica, ma non concreta lo scopo prefisso.»
«A volte sì, invece» obbiettò Teller. «La cattura da parte degli iraniani dell'ambasciata americana espose gli Stati Uniti al ridicolo mondiale, fece di Khomeini l'eroe per i radicali arabi in tutto l'Islam, e distrusse la presidenza Carter. E senza che vi fossero vittime.»
«Sì,» ammise Rubin «ma fu un boomerang, perché condusse alla presidenza Reagan, con l'adozione di una linea antiterroristica ben più dura, e determinò il quasi bombardamento della Libia, per esempio, quale rappresaglia all'appoggio libico ai terroristi.»
«D'accordo, ma dobbiamo ancora vedere quale sarà la reazione della controparte. Per continuare nella mia tesi, durante la guerra i terroristi sono chiamati guerriglieri o forze della resistenza o commandos, o altro, ma non terroristi... Durante la seconda guerra mondiale tali forze irregolari in ogni nazione conquistata o da conquistare, specie in Jugoslavia, contribuirono non poco alla sconfitta dei nazisti. In egual modo, la guerriglia in Spagna contribuì notevolmente alla sconfitta di Napoleone.»
«Forse» disse Avalon «lei non sarebbe tanto equanime al riguardo, se avesse sofferto direttamente per opera dei terroristi.»
«Immagino di no, ma il problema non cesserebbe di esistere anche se io, per rivalsa personale, mi rifiutassi di discuterne.»
Drake chiocciò. «Vedi, Tom, ritengo che Mr. Teller sia tuo amico, dal momento che lo hai portato qui come ospite. Considerate le sue vedute, non è un amico pericoloso per uno che lavora col Governo?»
«Assolutamente no» insorse Trumbull. «Egli è semplicemente l'avvocato del diavolo, per vocazione. Spesso sostiene vigorosamente il Governo, benché esso abbia dovuto adottare provvedimenti impopolari.»
«Abbastanza vero» confermò Teller. Si interruppe e si accigliò, come colpito da un improvviso pensiero. Poi, aggiunse lentamente: «Vedete, questo argomento non mi sarebbe venuto in mente se non ci fosse stato quel discorso, prima di cena, su certi strani collegamenti, tipo quello tra me e il tiro con l'arco. Ma esiste un rapporto anche nella faccenda del terrorismo.»
«Posso chiederle a quale rapporto sta pensando?» sollecitò Avalon.
«Mr. Rubin ha osservato che il mio punto di vista potrebbe cambiare qualora fossi io la vittima di un'azione illegale. Bene, non è capitato a me personalmente, ma a mia moglie, sì: quindi il collegamento può essere considerato abbastanza pregnante. Lo stesso giorno in cui apparve la mia colonna sul terrorismo, lo stesso giorno preciso, mia moglie fu vittima di un'attenuata forma di terrorismo. Fu scippata della borsetta. Naturalmente, fu la più pura delle coincidenze. Però...» e si interruppe di nuovo.
«Sì, Mr. Teller?» incalzò Avalon.
«Ma non c'è alcuna attinenza. Stavo solo pensando alle conseguenze dell'incidente, che furono veramente... umoristiche, direi, e anche disorientanti.
Ma lasciamo perdere; torniamo al quesito circa la giustificazione che dovrei dare della mia esistenza. All'epoca della nostra disavventura nel Libano...»
«No, no, un momento» lo interruppe Gonzalo, suscitando tintinnii dal suo bicchiere percosso dal cucchiaino. «Non esca dai binari, Mr. Teller.
Voglio sapere il seguito umoristico e disorientante del furto della borsa!»
Teller parve sorpreso, e si rivolse automaticamente a Trumbull.
«Tom...»
Trumbull si strinse nelle spalle. «Coraggio, parlaci di quel seguito disorientante. Altrimenti, Mario renderà a tutti quanti la vita impossibile.»
«Un attimo solo» invocò Gonzalo. «Aspetti. Henry non è qui.»
«Henry?» fece Teller.
«Il nostro cameriere.» E Gonzalo alzò la voce: «Henry!».
Henry entrò in sala da pranzo. «Eccomi, Mr. Gonzalo.»
«Non eclissarti in questo modo» disse Gonzalo, stizzosamente. «Dove ti eri cacciato?»
«Stavo riordinando piatti e posate, Mr. Gonzalo, ma eccomi a sua disposizione, adesso.»
«Bene. Voglio che senta anche tu. Mr. Teller, prego, cominci dal principio.»
Teller lo guardò, ancora stupito. Disse: «In realtà, non c'è molto da raccontare. Mia moglie era alla Grand Central Station, e, su un'affollata scala mobile, la sua borsetta sparì. Ne aveva messo la cinghia a tracolla sulla spalla sinistra, in quanto aveva entrambe le mani impegnate a tenere dei pacchetti. È molto verosimile che qualcuno, alle spalle di mia moglie, abbia cautamente tagliato la cinghia, sorreggendo la borsa fino in fondo alla scala mobile, e quindi se ne sia andato velocemente, con la borsa sotto il braccio. Mia moglie non vide niente, non si accorse di niente. Sa che aveva la borsa in cima alla scala mobile, perché se l'era girata sulla schiena per avere maggiore libertà di movimenti, e la borsa non c'era più in fondo alla scala. Tutto qui. Mia moglie non subì alcuna azione di forza, non fu urtata, spintonata o tanto meno minacciata. Fu un lavoro squisitamente professionale».
«Non ne sembra molto seccato» osservò Gonzalo.
«Be', lo sono stato, lì per lì, certo, e anche mia moglie. Sono cose sempre spiacevoli. Nella borsa non c'erano grosse somme di denaro, solo qualche dollaro,, c'erano però diverse carte di credito, la patente di guida e il libretto di circolazione dell'auto, qualche documento personale, fotografie e via dicendo. Il che voleva dire notificare la perdita delle carte di credito e affrontare qualche settimana senza di esse, a meno di usare le mie. Voleva dire tutta la trafila per ottenere nuovi documenti per l'auto, e dire addio a tutto quanto era contenuto d'altro nella borsa.
«Più che altro, comunque, è stato l'orgoglio di mia moglie a risentirne.
La borsa era vecchia, vecchia e decrepita, agli sgoccioli della sua esistenza, ma appunto per questo ritenuta preziosa. Mia moglie, di borsette ne ha diverse, eleganti, d'ogni genere, da usare "in società", però quella rubatale l'adoperava per fare spese, quando sapeva di dover affrontare luoghi affollati. Secondo lei, nessun ladro degno di questo nome si sarebbe sognato di metter le mani su una borsa così malandata. Il ladro avrebbe saputo che dentro non poteva esserci nulla di prezioso. Be', il ladro gliel'ha portata via. Anche se sono stato attento a non fare riferimento alle conclamate affermazioni, mia moglie è sempre stata suscettibile circa la sua accortezza al riguardo, lei mi ha scrutato con attenzione e ha capito, probabilmente, quello che stavo pensando.»
«E qual è stato il seguito disorientante del furto?» domandò Gonzalo.
«Bene, ieri, due giorni dopo lo scippo, apro la porta del mio appartamento per portare fuori la spazzatura, io lavoro a casa, e per poco non pesto sotto i piedi un pacco con scritto, con una grafia disordinata, il nome di mia moglie. Lì per lì, ho pensato che lo avesse lasciato il postino, anche se costui sa perfettamente di dover suonare il campanello ogni qual volta ci recapita qualcosa. Ma, quando ho raccolto il pacco, ho visto che era privo dell'indirizzo e del francobollo. Quindi, doveva essere stato portato lì a mano, il che mi ha irritato non poco.
«Dopotutto, il nostro condominio presuppone uno stretto sistema di sicurezza, e nessuno dovrebbe riuscire a guadagnare l'ascensore senza prima essere bloccato dai custodi, con la conseguente citofonata perché noi si autorizzi o meno l'accesso allo sconosciuto. Naturalmente, non sempre avviene così. C'è chi entra mentre i portinai sono occupati altrove, o si accoda a uno dei condomini che sta entrando, in modo da risultare suo ospite... Però, la mia irritazione non si placava.
«Tanto che ho ispezionato il pianerottolo, la tromba delle scale e il locale della spazzatura, il che non è stato particolarmente intelligente da parte mia, senza vedere anima viva. Poi chiamai mia moglie, le mostrai il pacco e le chiesi se sapeva di che si trattasse.
«Lei mi rispose subito, e con grande convinzione: "È una bomba!".
Logico che mi mettessi a ridere. Stiamo diventando tutti vittime della psicosi terroristica. A me parve che l'involucro fosse troppo piccolo per ospitare un ordigno esplosivo, eppure non ebbi il coraggio di cercare d'aprirlo. Dopo una considerevole indecisione, tendendo l'orecchio a scoprirne qualche eloquente ticchettio, anche se ignoro se le bombe d'oggi ticchettino, e annusando il pacchetto senza avere il fegato di scuoterlo telefonai alla polizia. Mi dissero di metterlo nel centro del nostro locale più ampio, e di lasciare l'appartamento. In men che non si dica, piombò la squadra artificieri, con un apparecchio portatile a raggi X, e, be'... non era una bomba.
«Aperto il pacco, ci fecero rientrare nell'appartamento e ci mostrarono il paventato contenuto. Mi venga un colpo se non era quanto era stato sottratto a mia moglie, due giorni prima. Tutto quanto! Il pacco conteneva tutte le carte, incluse quelle di credito, e il rimanente. Conteneva anche, fino all'ultimo centesimo, i soldi, e il borsellino dei quarti di dollaro che mia moglie usa per i biglietti della metropolitana e degli autobus.
Lei li contò, stupefatta, e non mancava nulla. Il ladro non s'era tenuto nulla. Inspiegabile, assurdo, no? Ecco ciò che considero disorientante. È da presumere che si trattasse di un ladro soggetto a crisi di coscienza.»
Gonzalo, il quale aveva ascoltato con estrema attenzione, parve deluso. «Ed è questa la conclusione della faccenda?»
«La conclusione assoluta» rispose Teller. «Ma lo avevo detto in partenza che non si trattava di gran che, quindi non deve prendersela con me.»
Gonzalo scosse la testa.
Henry, però, disse pianamente: «Mi scusi, Mr. Teller, posso porle una domanda, se mi è lecito?».
«Be', naturalmente, se proprio vuole, ma non vedo cosa ci sia da domandare.»
«È soltanto, signore, che lei ha menzionato tutto il contenuto del pacco, ma non ha citato la borsa in sé. È stata restituita anch'essa?»
Teller assunse un'aria attonita. «No, la borsa non c'era. Ha fatto bene a chiederlo. È stata l'unica cosa non restituita. Anzi, mia moglie ne fu specificamente seccata. Disse che la borsa le era preziosa, e che il ladro, giacché c'era, avrebbe potuto benissimo rendere anche quella. La mia personale impressione fu che la borsa fosse troppo voluminosa per entrare in un pacchetto piuttosto piccolo e accuratamente confezionato. Naturalmente, sottolineai che, dal momento che l'accortezza di andare in giro con una vecchia borsa non era servita, non era poi una grande perdita. E mia moglie mi ha scoccato quell'occhiata esasperata che le mogli riserbano ai mariti quando la logica non fa una grinza. Comunque, così stanno le cose. È stato restituito tutto, tranne la borsa.»
«Il che è disorientante, infatti» intervenne Halsted. «L'autore del furto avrebbe potuto confezionare con facilità un pacco più grosso. Se è stato colpito a sufficienza dal rimorso, e indotto a restituire fino all'ultimo soldo, certo il rimorso avrebbe dovuto esortarlo a rendere anche la borsa.»
«Forse si era sfasciata,» ipotizzò Rubin «e lui ha ritenuto inutile restituirne i brandelli.»
«No, no, no» obbiettò Teller. «Era una solida borsa di cuoio. Vecchia e sciupata, ma per nulla facile a rompersi.»
Trumbull disse: «E se ci fosse stato uno scopo preciso nel tenersela?
Voglio dire, magari era proprio la borsa che serviva al ladro, il quale ha reso tutto il resto che c'era dentro».
«Assurdo» insorse Rubin. «Se era la borsa che voleva, bastava che buttasse nella spazzatura il contenuto, per lo meno quella parte per lui inutilizzabile.»
Drake spense il mozzicone della sigaretta. Disse, con la sua voce leggermente roca: «No, Manny, o l'una o l'altra. O il ladro non aveva rigurgiti di coscienza e quindi non restituiva niente di niente, limitandosi a gettar via ciò che non gli serviva, come tu suggerisci. Oppure, preso dal rimorso, restituiva tutto quanto tranne quello di cui aveva assoluto bisogno. Da come la vedo io, lui era riluttante a rubare una cosa che pure gli serviva disperatamente, e non aveva intenzione di impossessarsi di alcunché d'altro».
«Secondo te, quindi,» rilevò Avalon «lui era una persona onesta che non aveva altra scelta se non quella di rubare una cosa che gli era indispensabile, senza null'altro oggetto che riuscisse a sollecitare la di lui anima caritatevole e nobile.»
«Esatto» ammise Drake. «Ora, se così è, pensiamoci un tantino. Lui vuole rubare una borsa per impadronirsi di un oggetto che ci sia contenuto. Ma la borsa, lui la vede solo all'esterno. Non vede ciò che c'è dentro, e quindi non può sapere che quella specifica borsa contiene ciò che gli serve. Dovrebbe rubare una mezza dozzina di borse, esaminarle e poi, deluso nel suo desiderio, restituirle ai legittimi proprietari. Oppure, una volta trovata una borsa contenente ciò che lui voleva, ne avrebbe prelevato l'oggetto di suo interesse, restituendo tutto il rimanente.
«Non credo che un uomo onesto, onesto al punto da confezionare un pacchetto di tutto ciò che ha sottratto, e di correre il rischio di recapitarlo di persona, ruberebbe in maniera così esperta e subdola. Ammesso questo...»
«Calma» interruppe Rubin. «Il tuo non è un presupposto tassativo. Il ladro poteva essere in caccia di qualsiasi borsetta che presumibilmente contenesse... soldi, carte di credito...»
«Oppure» aggiunse Trumbull «gli era riuscito di vedere Mrs. Teller nel momento in cui apriva la borsa, scorgendovi all'interno qualcosa che lui voleva, per poi tallonare la signora in attesa di cogliere l'occasione per un furto... da professionista.»
«Oppure anche» sottolineò Gonzalo «non voleva altro che identificare la signora. Voleva soltanto conoscerne nome e indirizzo.»
Drake rifletté un momento, fischiettando tra i denti, per poi dire: «Non credo. Se avesse voluto i soldi o le carte di credito, se li sarebbe tenuti, e invece li ha restituiti. Se avesse visto che la borsa conteneva qualche cosa che gli premeva, ma che non aveva valore intrinseco, quella tal cosa non l'avrebbe restituita, e invece l'ha restituita».
«Però,» sottilizzò Gonzalo «come possiamo essere sicuri che abbia restituito ogni cosa? Poteva esserci un qualche piccolo articolo che Mrs.
Teller non si è accorta che mancava. Forse un oggettino che neanche la signora sapeva che c'era, o aveva scordato che c'era.»
«Direi di no» disse Teller, dubbioso. «Non posso giurarci per lei, ma mia moglie è una persona oltremodo metodica, con un cervello ordinato e organizzato. Se dice che è stato restituito tutto, sono pronto a scommettere che è così.»
Avalon si schiarì la gola. «Lei capisce bene, Mr. Teller, che questo è un gioco cui ci stiamo dedicando. Stiamo cercando di scoprire le implicazioni di questa singolare vicenda. La prego quindi di non prendersela se suggerisco, semplicemente come ipotesi remota, che sua moglie avesse in borsetta, diciamo, una lettera del tutto privata. Se ora ce l'avesse il ladro, e se la signora non osasse ammettere che non c'è più...»
Teller disse tetramente: «Secondo la sua ipotesi, quindi, il ladro intende adesso ricattare Mia moglie. Credetemi, signori, mia moglie la conosco.
Preferirebbe vedere il ricattatore e se stessa all'inferno, piuttosto che sborsare un penny. Vi prego, toglietevi dalla testa il ricatto!».
Halsted accennò a un'altra eventualità. «Il ladro potrebbe aver restituito le carte di credito, tenendo però nota dei loro estremi per una falsificazione a venire. Lo stesso per il libretto di circolazione.»
«Inutile» ribatté Teller. «Mia moglie ha già fatto annullare detti documenti, e finirà per averne di nuovi. Le falsificazioni sarebbero inutilizzabili.»
«Riguardo al fatto che volesse identificare sua moglie?» insisté Gonzalo. «Ha il suo nome e indirizzo, e quindi i documenti che la identificavano non gli servivano più.»
«Ma perché mai» intervenne Trumbull «avrebbe corso il rischio di rubare per una cosa del genere? Avrebbe potuto seguire la signora sino a casa. Potrebbe aver finto che si fossero conosciuti in qualche posto. E perché, poi, voler sapere nome e indirizzo di una donna che gli era sconosciuta? Vorrai scusarmi, Bill, se dico che tua moglie non è una beltà sfolgorante...»
Teller sorrise: «Per me è bella, ma per chiunque altro è semplicemente una donna di mezza età, né bella né brutta, oserei dire».
Drake, che era andato guardando dall'uno all'altro durante quello scambio di opinioni, disse alla fine: «Se abbiamo eliminato tutti i vari motivi per rubare una borsa e restituirne il contenuto, mi è concesso di finire il mio pensiero?».
«Va' avanti, Jim» acconsentì Avalon.
«Bene. Voi tutti vi siete dedicati alla natura complessa della questione.
Io, come Henry, vorrei limitarmi alla semplicità. Il ladro ha restituito tutto il contenuto, ma non la borsa. Inoltre, tutto quello che poteva vedere, nel momento in cui decise di derubare la signora Teller, era la borsa, non il relativo contenuto. Conclusione: a lui interessava la borsa in sé, niente altro. Ecco perché ha restituito tutto quanto v'era contenuto.»
«Ma, Jim,» rimarcò Rubin «questo non fa che sostituire un problema con un altro problema. Perché diavolo il ladro doveva mirare alla borsa? Mr. Teller, ci conferma che la borsa non aveva alcun valore intrinseco?»
«Nessunissimo» confermò enfaticamente Teller. «Non era un oggetto notevole per... caratteristiche d'antiquariato?»
Teller ci pensò un attimo. «Non sono un esperto di antiquariato. Mia moglie comprò la borsa almeno vent'anni fa, ma mi pare di ricordare che l'acquistò da Klein. Nulla di quanto vende Klein potrebbe diventare un pezzo d'antiquariato, non vi pare?»
Gonzalo aveva pronta l'obbiezione: «Gli orologi di Topolino, che in partenza si vendevano a un dollaro cadauno, adesso sono ricercatissimi, roba da collezione».
«Sì,» ammise Avalon «ma se il nostro uomo fosse un collezionista e identificasse che un oggetto fosse degno di attenzione, per un valore, diciamo, di diecimila dollari, non avrebbe detto: "Mi scusi, madame, ma la sua borsa mi ricorda quella che la mia cara moglie defunta possedeva un tempo. Sarebbe disposta a cedermela per dieci dollari, perché possa averla per il suo valore sentimentale?". Anche se fosse un uomo incline al furto, prima avrebbe tentato di ottenerla legalmente.»
Drake riassunse: «Par dunque che la conclusione sia che lui voleva una vecchia borsa sciupata, proprio perché era vecchia e sciupata».
«Perché?» domandò Avalon.
«Perché era fuori discussione poterne acquistare una. Tutte quelle in vendita sono nuove. Anche se si fosse rivolto a una bottega dell'usato, le borse sarebbero state "rimontate" e lustrate per sembrare le più nuove possibile. Lui doveva procurarsene una che fosse già vecchia e sciupata.
Era quella che cercava!»
Di nuovo Gonzalo. «Non avrebbe cercato, prima, di averla dalla signora, pagandogliela? "Ehi, signora, non mi venderebbe quella sua borsa scalcagnata, per dieci dollari, eh, signora?"»
«Tanto più» aggiunse Trumbull «che resta inspiegabile il motivo per cui uno voglia una vecchia borsa malridotta.»
Halsted disse: «Nella fiaba di Aladino, lo stregone arrivò a offrire lampade nuove in cambio della vecchia, perché voleva la lampada magica di Aladino».
Avalon gratificò Halsted di una occhiata altezzosa. «Penso possiamo eliminare la possibilità che la signora Teller possedesse una borsa fatata!»
«Dicevo per ridere» si giustificò Halsted.
«Forse il ladro era un regista teatrale che aveva bisogno di una borsa vecchia per la commedia che stava mettendo in scena» suggerì Gonzalo.
«Balle» sentenziò Rubin, sprezzante. «Ne avrebbe fatta comprare una nuova, per poi sciuparla e invecchiarla "artificialmente".»
«Il che elimina l'esigenza di una borsa vecchia e sciupata» osservò Trumbull. «Qualsiasi uso una persona possa voler fare di una borsa, non preferirebbe comprarla nuova, o usata in buone condizioni, e quindi maltrattarla, pestarla sotto i piedi, graffiarla? Perché rubarne una?»
Il dibattito arrivò a un punto morto. Alla fine, Avalon disse: «Credo che le abbiamo pensate tutte. Non esiste una spiegazione logica, e non ci resta altro che concludere come a volte la gente compia azioni illogiche, e arrenderci».
«Oh, no!» esclamò Gonzalo. «Non prima che Henry abbia detto la sua... Henry, tu che ne pensi di tutta la faccenda?»
Henry sorrise cortesemente. «Penso anch'io, come Mr. Avalon, che la gente compie a volte azioni illogiche. Però, se vogliamo continuare il gioco, c'è un'occasione in cui rubare una vecchia borsa è più fattivo che comprarne una nuova e poi "invecchiarla".»
«E quando si verificherebbe tale occasione?» volle sapere Teller.
«Quando il ladro vuol essere sicuro che non possano identificarlo. Se si va a comprare una borsa, non è da escludere che qualche particolare dell'acquisto possa condurre gli investigatori al negozio di vendita, e che il venditore possa a sua volta, concepibilmente, identificare la persona che effettuò l'acquisto. Nel nostro caso, il ladro non fu visto e non può essere identificato. Egli può essere un uomo tanto onesto da correre il rischio di restituire tutto il contenuto della borsa rubata, ma se ha l'accorgimento di usare una scatola e un imballo anonimi, confezionare il pacco con mani guantate, scrivervi sopra un semplice nome, magari in stampatello, e fare la consegna quatto quatto, sempre senza essere visto, ecco che è tuttora improbabile risalire a lui.»
«Ma in tal caso,» rilevò Teller «la borsa gli servirebbe per uno scopo illegale.»
«È quello che si dovrebbe supporre» concordò Henry.
«E quale sarebbe questo scopo illegale?»
«Sempre restando nell'ambito del nostro gioco,» disse Henry «uno scopo posso immaginarlo, magari arzigogolato, ma con una certa singolare logica. La borsa fu rubata alla Grand Central Station, luogo notoriamente pullulante di gente senza casa, che vive nella stazione e che, in generale, viene emarginata da una società la quale è troppo indifferente per arrivare a dare un aiuto a quei derelitti, senza però essere tanto indifferente da farli sloggiare da un posto caldo e relativamente sicuro.
«Nessuno presta molta attenzione, in realtà, a questi poveracci.
L'individuo medio tende a distogliere il proprio sguardo da tali derelitti, non fosse altro perché sono sporchi e pietosi, e quindi il bravo cittadino avverte o spiacevole ripulsione o spiacevole senso di colpa. Sarebbe quindi facile per qualcuno indossare lerci e vecchi indumenti, assumere la misera apparenza di un senza-casa, allo scopo di non essere contattato o neanche notato. Supponiamo, allora, che una donna si vesta miseramente come è caratteristico delle cosiddette "signore col cartoccio", e abbia bisogno di una borsa a complemento del travestimento...»
Gonzalo interruppe: «Scusa un attimo. Le chiami "signore col cartoccio"
perché si rimorchiano dietro tutto quanto possiedono dentro sacchetti di carta?».
«Ritengo sia questa l'origine del termine, Mr. Gonzalo,» ammise Henry «ma è diventata un'espressione generica per tali diseredate. Sono sicuro che una donna senza-casa che porti una borsa sia sempre da considerarsi una "signora col cartoccio". La borsa, però, non potrebbe certo essere nuova. Una donna di quella categoria, che sfoggiasse una borsa nuova, attirerebbe senz'altro l'attenzione. Dovrebbe trattarsi di una borsa ben malandata, in armonia col resto dell'abbigliamento.»
Teller si mise a ridere. «Ottimo quadro realistico, Henry! Però non credo che mia moglie accetti la nozione che porta una borsa adatta a una "signora col cartoccio". Comunque, perché questa donna travestita da "signora col cartoccio" avrebbe bisogno di una borsa? Perché non dei soliti contenitori di carta?»
«Forse» sottolineò Henry «perché un sacchetto di carta non sarebbe abbastanza robusto da contenere ciò che la "signora col cartoccio" deve portarsi dietro. Solo una vecchia ma solida borsa sarebbe adatta allo scopo.
Per esempio, e mi viene in mente solo a causa della precedente discussione sul terrorismo, se la supposta "signora col cartoccio"
stesse trasportando un ordigno esplosivo che intendesse piazzare nella stazione per provocare grandi danni? Come ha fatto presente Mr. Teller, i terroristi possono considerarsi come nobili patrioti. Ruberebbero una borsa che fosse essenziale ai loro scopi, se il furto risultasse il sistema più sicuro per ottenerla, ma non si abbasserebbero a tenersi il contenuto. Non sono ladri, ma patrioti. Per lo meno, ai loro occhi.»
Gonzalo, ammirato, esclamò: «Buon Dio, Henry! Con quanta abilità fai combaciare tutto!».
«Soltanto un gioco, Mr. Gonzalo. È stato il dottor Drake a fare il vero lavoro.»
Trumbull, accigliandosi, si passò una mano sui candidi capelli ondulati. «Hai sistemato ben bene le tessere del mosaico, Henry. C'è una qualche possibilità che sia andata realmente in quel modo?»
«Difficile supporlo, secondo me, Mr. Trumbull» rispose Henry. «In nessuna parte della città è stata segnalata esplosione di sorta.»
«La borsa è stata rubata soltanto tre giorni fa» ricordò Trumbull. Si rivolse a Teller. «Non penso che sua moglie abbia denunciato il furto, o sì?»
«No, naturalmente no. Non poteva fornire alcun elemento per l'identificazione del ladro, nemmeno il più piccolo. A quanto le risultava, la borsa era sparita al tocco di una bacchetta magica.»
«Anche se l'avesse denunciato,» aggiunse Avalon, «la polizia che potrebbe farci? E, Tom, perché dovrebbe pensare a qualche cosa che si identificasse con la storia scodellataci da Henry? Che poi scaturisce dal fatto che il contenuto della borsa è stato restituito ieri.»
«E neanche tu hai pensato a denunciare il furto, Bill?» domandò Trumbull.
«Io no, naturalmente.»
«Bene» proseguì Trumbull, alzandosi pesantemente. «Sarà assurdo, ma vado a telefonare a qualcuno che conosco, e se...» guardò l'orologio...
«sta guardando la televisione o si prepara per andare a letto, peggio per lui.»
«Potrebbe non essere a casa, Tom» disse Avalon. «Qualcuno troverò»
rispose Trumbull, con aria tetra.
Andò al telefono, nella stanza adiacente, lasciando i Vedovi Neri e il loro ospite in un penoso silenzio. Soltanto Henry appariva imperturbabile.
Poi, Gonzalo si decise a chiedere: «Henry, pensi davvero che possa esservi qualche cosa di vero in quello che hai ricostruito?».
«Credo che ci convenga aspettare che Mr. Trumbull rientri» fu la risposta del cameriere.
E Trumbull riapparve, finalmente. Si sedette e forse per quindici secondi si limitò a guardare Henry. «Allora, Tom?» sollecitò Avalon.
Tom disse: «Ecco il risultato. Se la voce si sparge, Henry verrà incriminato per esercizio di stregoneria».
Henry inarcò leggermente le sopracciglia. «Se lei, signore, intende dirci che la bomba c'era, credo sarebbe più appropriato dare il merito della scoperta alle menti logiche dei Vedovi Neri.»
«Alla tua, Henry» rettificò Trumbull. «Sì, c'era effettivamente una bomba. Piazzata in un punto dove forse non avrebbe causato troppe vittime umane, ma provocato la paralisi dei treni per settimane... C'è di più: l'ordigno era contenuto in una vecchia borsa di cuoio.»
«Ma» disse Henry «non c'è stata alcuna esplosione, desumo.»
«No, perché la borsa è stata scoperta, del tutto casualmente, e perché la persona che l'aveva notata, l'ha sollevata ed è rimasta sorpresa dal peso.
Poi, dato che viviamo in tempi burrascosi, si è ricordata di fare la cosa giusta. Ha chiamato la squadra artificieri... Come hai fatto tu, Bill.»
«Per fortuna» commentò Gonzalo. «Se la borsa non fosse stata vista, l'analisi di Henry sarebbe risultata tardiva.»
«Anche così, non si può dire» ribatté Trumbull, che, rivolto a Teller, aggiunse: «Temo di aver riferito della storia quel tanto che obbligherà tua moglie a presentarsi alla polizia per identificare la borsa. Se è la sua borsa, e sono pronto a scommetterci il mio stipendio dello scorso anno, la polizia saprà qualche cosa che i terroristi non sanno che la polizia conosce. Perché adesso si comincerà a tener d'occhio i derelitti che popolano la stazione, e qualche cosa potrebbe saltar fuori. Grazie, Henry.»
Teller parve contrariato. «Non credo che Jenny sarà felice di essere coinvolta in questo affare.»
E Trumbull: «Non ha altra scelta. Tu dille soltanto che non può farne a meno».
«Già, facile a dirlo, per te» ribatté Teller, cupamente.
Henry disse: «Si faccia coraggio, Mr. Teller. Sono certo che la sua capacità professionale di sostenere, in maniera convincente, punti di vista impopolari le renderà possibile assolvere questo compito con facilità».
(Titolo originale: The old Purse- 1987)
La gente mi chiede da dove traggo le mie idee, e la risposta è: da qualsiasi posto mi capita. In massima parte, devo pensare e pensare, prima che qualche cosa mi venga in mente, ed è un duro lavoro. (Provateci, se non mi credete.) Quindi, se mi capita di imbattermi in qualcosa che possa essere foggiato in un racconto, senza che io debba diventar matto a scervellarmi, lo acchiappo al volo.
Fu una signora a dirmi che una volta le era stata rubata una borsetta, poi restituitale più o meno come è descritto nel mio racconto. Le chiesi perché l'avesse avuta di ritorno, ed ella mi rispose: «Non lo so».
Quando sento dirmi «Non lo so» le mie antenne si mettono a palpitare, immediatamente. Dopo tutto, c'è Henry che lo sa. Non resta altro che costruire una storia attorno all'incidente. Cosa che ho fatto esattamente nel caso in questione.