Capitolo otto

Domande frequenti e leggende metropolitane
sul coronavirus

Abbiamo a che fare con un virus sconosciuto, a noi e al nostro corpo. I laboratori scientifici di tutto il mondo stanno lavorando febbrilmente per indagare e scoprire sempre più informazioni sul nostro nemico, così che giorno dopo giorno ci giunge notizia di nuove evidenze sperimentali. Questo comporta, inevitabilmente, che la situazione sia molto fluida, che le informazioni si dimostrino mutevoli e che tra la gente serpeggi l’incertezza, fertile terreno in cui attecchiscono con incredibile velocità bugie, bufale e bizzarre credenze messe in giro, talvolta in buona fede, altre meno, da ciarlatani improvvisati.

Alla fine di questo breve libretto, che spero possa contribuire in minima parte a informare i lettori su ciò che si sa e ciò che non si sa, mi propongo ancora di fare chiarezza con un sintetico vademecum che riunisce alcune delle più diffuse domande e leggende metropolitane sul coronavirus. Proverò a dare delle risposte brevi e comprensibili, sperando di fugare qualche dubbio.

Mi preme qui concludere con un invito rivolto ai lettori: informarsi è importante. Scegliere le fonti affidabili da cui prendere le notizie è vitale. Non credete alle notizie che vi giungono per sentito dire, alle catene di sant’Antonio su WhatsApp, o a quello che vostro cognato vi riferisce perché lo ha sentito dire dal vicino di casa del suo medico. Se volete capire meglio quel che sta accadendo, rivolgetevi agli scienziati e ai divulgatori professionisti, seguite le loro pagine sui social network, ascoltateli nei programmi televisivi o leggeteli su giornali e riviste. Non vi accontentate di niente di meno perché, se c’è una cosa che questa esperienza ci sta insegnando, è che il valore della conoscenza è inestimabile, e forse per troppo tempo lo abbiamo sottovalutato.

A cosa servono guanti e mascherine e come si usano?

La mascherina è una barriera fisica, che con le sue fibre intrecciate costituisce un filtro tra le vie respiratorie di due persone. La mascherina chirurgica è fatta per proteggere chi sta di fronte a noi e non viceversa. Infatti si usa in sala operatoria per evitare che il paziente, durante l’intervento, possa essere infettato dal chirurgo o da altro personale sanitario. Nonostante questo, la mascherina chirurgica garantisce una certa protezione anche in senso inverso. Le FFP, sigla inglese che corrisponde a «filtro facciale», invece, servono a proteggere l’apparato respiratorio di chi le indossa.

Attenzione però, entrambi questi dispositivi servono a bloccare e trattenere i germi, ma non hanno potere disinfettante. Quindi diventano esse stesse un ricettacolo di microrganismi e fonte di possibile infezione. Vanno pertanto usate in modo opportuno. Non si possono mettere e togliere come se fossero un cappello o un paio di occhiali. Non bisognerebbe toccarle, spostarle, appoggiarle, toglierle per poi rimetterle. Ammettendo che realmente si sia stati in prossimità di una persona malata e che la mascherina si sia impregnata di fluidi infettivi, ci stiamo portando in giro un focolaio di contagio a contatto della bocca e del naso e sotto gli occhi, cioè le tre vie di ingresso del virus.

Per questo bisogna essere molto cauti nell’indossare e nel maneggiare una mascherina, che può diventare un’arma a doppio taglio, trasformando una possibile fonte di contagio momentaneo (la presenza di una persona infetta) in una fonte di contagio prolungato (la mascherina contaminata). Abbassare la mascherina sotto il mento per parlare o per bere, sganciarla e poi riattaccarla all’orecchio per fare una telefonata, sono operazioni molto delicate e rischiose, perché la zona eventualmente infetta può strusciare contro la mano o contro la pelle del viso.

Discorso analogo per i guanti. I guanti chirurgici sono utili per evitare il contatto tra le mani e gli oggetti o le superfici possibilmente contaminati. Ma se poi ci tocchiamo la bocca, o ci stropicciamo gli occhi col guanto è come averlo fatto con le mani nude. Il guanto impedisce il contatto del virus con la pelle delle mani, ma non uccide il virus, che si deposita sulla superficie del guanto. Siccome il virus non passa attraverso la pelle, i guanti non servono tanto a proteggere le mani, quanto a far sì che, una volta tolti correttamente, le mani non siano contaminate.

Il virus si trasmette anche attraverso la puntura di zanzare o altri animali?

Il coronavirus si trasmette da persona a persona tramite le minuscole goccioline respiratorie emesse con starnuti, colpi di tosse (o, in misura minore, semplicemente parlando), all’interno delle quali il virus è contenuto. Se tali goccioline raggiungono bocca, naso o occhi il contagio è possibile. Non c’è nessuna evidenza scientifica che sia possibile altra forma di trasmissione, ad esempio attraverso zanzare, pulci o zecche.

Se si ha il sospetto di essere stati contagiati è possibile accertarlo facendo un esame privatamente?

Purtroppo al momento non esistono kit per stabilire l’avvenuto contagio. La diagnosi può essere fatta solo tramite l’analisi degli appositi tamponi, effettuata dai laboratori che le Regioni hanno predisposto e confermata dall’Istituto Superiore di Sanità.

I rimedi della nonna funzionano contro il Covid-19?

Bere molta acqua, assumere tisane e decotti, mangiare frutta e verdura contenenti vitamina C fa bene. Però non previene il contagio (e tanto meno fa guarire).

Non c’è nessuna prova scientifica che queste pratiche possano essere strumento efficace di profilassi o di terapia.

L’epidemia cesserà col caldo, o almeno il virus diventerà meno aggressivo?

Che cessi del tutto solo per l’arrivo del caldo è molto improbabile. Il virus si sta diffondendo in zone che sono molto più calde di quanto non sia l’Italia in primavera. È vero che l’influenza stagionale è definita tale proprio perché esplode nella stagione fredda, quindi qualche possibilità ci sarebbe. Ma attenzione, ragionare per via di analogia tra il Covid-19 e altri virus influenzali si è dimostrato inaffidabile. Il Covid-19 ha caratteristiche proprie che non si possono desumere direttamente da quelle degli altri membri della famiglia dei coronavirus.

Il Covid-19 risparmia i bambini?

No, anche i bambini vengono contagiati. Per fortuna, nei bambini si è osservato che raramente la malattia si manifesta in forma grave. Si è ipotizzato che sia a causa delle vaccinazioni, più recenti nei piccoli. Sebbene infatti non abbiano anticorpi specifici per il Covid-19, tuttavia il sistema immunitario sarebbe più allenato, avendo fresca memoria delle battaglie che ha ingaggiato contro gli antigeni inoculati. Potremmo dire che il sistema immunitario dei bambini è come un lottatore molto allenato e in ottima forma fisica. Pur trovandosi di fronte a un avversario sconosciuto, di cui ignora la tecnica di combattimento, tuttavia si è esercitato con molti altri contendenti e ha altissime probabilità di vincere lo scontro.

I soggetti infetti, ma asintomatici, possono contagiare?

Come detto, il contagio avviene principalmente tramite colpi di tosse e starnuti. Perché quando si contrae l’influenza si tossisce e si starnutisce? È opera del virus che in questo modo esce dal corpo, anche a elevata velocità (l’aria emessa in uno starnuto viaggia a oltre cento chilometri orari), e quindi arrivare lontano e contamina soggetti distanti. Il virus ha capito che aveva questa possibilità e quindi irrita l’apparato respiratorio per indurre tali reazioni. Anzi no, non l’ha capito. Il virus non capisce niente, perché non ha un cervello, ma neppure un sistema nervoso, o un singolo neurone. Il virus lo fa perché, nel corso della sua lunga evoluzione durata miliardi di anni, ha avuto tempo di provarle proprio tutte. Quei virus che, in modo fortuito e involontario, hanno prodotto l’irritazione a cui si deve lo starnuto o la tosse, si sono diffusi e riprodotti efficacemente. Invece virus simili, che però non avevano prodotto conseguenze utili alla loro diffusione, si sono estinti. Ecco perché oggi quando abbiamo l’influenza starnutiamo e non, ad esempio, sentiamo prurito al gomito: il virus che irritava il gomito, anziché il sistema respiratorio, ha sbagliato la sua strategia di diffusione e si è estinto da lungo tempo.

Detto questo, si ritiene possibile che anche soggetti asintomatici, quelli cioè che non manifestano i segni caratteristici dell’infezione da Covid-19, possano contagiare, ma con probabilità molto inferiore rispetto ai casi conclamati.

Chi è già guarito può ammalarsi di nuovo di Covid-19?

Si guarisce da una malattia virale quando il sistema immunitario del malato debella il virus. In questo caso, il soggetto guarito ha sviluppato anticorpi specifici che lo rendono immune da un nuovo contagio, almeno per un certo tempo. Alcune malattie stimolano la produzione di anticorpi permanenti, come il morbillo. Per altre invece una sola esposizione all’agente virale non basta, perché gli anticorpi scompaiono.

In questa fase non abbiamo certezza su quanto rimangano attivi gli anticorpi contro il coronavirus, quindi esiste la possibilità che l’immunizzazione al Covid-19 sia temporanea. Solo futuri studi scientifici potranno dircelo.

Quando e perché terminerà l’epidemia?

Una epidemia finisce quando il virus non riesce più a diffondersi. Questo può avvenire perché la popolazione è diventata immune, grazie a un vaccino o grazie all’alta concentrazione di soggetti guariti (che consentono di raggiungere l’immunità di gregge di cui abbiamo parlato nel capitolo sei), o perché si è trovato un farmaco antivirale efficace. Oppure perché è stata tolta al virus la possibilità di contagiare nuovi soggetti.

Supponiamo, come è verosimile, che il vaccino per il Covid-19 non arrivi in tempi brevi e che quindi non permetta una rapida immunizzazione di massa. Allo stesso modo, supponiamo che i soggetti guariti non siano in numero sufficiente da costituire una barriera insormontabile per il virus.

Sotto queste ipotesi, la soluzione più plausibile è che siano le misure preventive e restrittive a spegnere l’epidemia. Nei casi fatali, il malato e il virus soccombono insieme. Nei casi fausti, il soggetto che guarisce elimina il virus in qualche settimana. Quindi, qualunque sia l’esito finale della malattia, se il malato non ha contatti, il virus scompare.

Come abbiamo visto nei primi capitoli, il coronavirus vive solo dentro di noi, mentre all’esterno ha una resistenza molto limitata nel tempo e poi scompare. Se nel periodo in cui il soggetto è infetto non si verificano contatti con altri individui sani (ma suscettibili di essere infettati), il virus non si trasmette e la sua corsa termina lì.

C’è il rischio, superata questa prima ondata, che si verifichi in Italia un’epidemia di ritorno?

La possibilità di ritorno dell’epidemia, a causa del nuovo ingresso di soggetti infetti provenienti da zone in cui il contagio è ancora attivo, c’è sempre.

Al termine di questa epidemia, in Italia ci sarà qualche centinaio di migliaia di guariti (la stima non è facile perché i dati non sono molto affidabili), e dunque forse immuni. Però ci saranno anche quasi sessanta milioni di persone che, grazie alla strategia dell’isolamento, si sono salvate dal contagio, ma che proprio per questo sono vulnerabili: un serbatoio enorme e un terreno di caccia vastissimo per il Covid-19, qualora dovesse trovare il modo di reintrodursi nel nostro paese! Occorrerà quindi mantenere alta la guardia ed essere pronti a reagire, se si verificassero nuovi focolai.

Ciò detto, adesso non siamo più disarmati come la prima volta. Siamo cauti e circospetti, consapevoli dei rischi e preparati a fronteggiarli. Se ci fosse in futuro una nuova insorgenza di focolaio epidemico la risposta sarebbe pronta e verrebbe tempestivamente estinto.

 

Quello che possiamo e dobbiamo fare, sono due cose, una nell’immediato, una nel medio termine. Nell’immediato, dobbiamo seguire le prescrizioni che ci sono state date di igiene, di precauzione e di isolamento. Ogni allentamento delle misure restrittive di distanziamento sociale, in questa fase, potrebbe far ripartire perniciosi focolai.

Nel medio periodo dobbiamo vigilare perché non si verifichino altri episodi dopo la fine dell’epidemia (o perché vengano immediatamente bloccati) nell’attesa del vaccino. E, quando il vaccino sarà finalmente disponibile, non venitemi a dire che qualcuno non lo accetta perché è contrario alle sue credenze, o qualcun altro lo rifiuta perché contiene metalli pesanti.

Significherebbe che questa tragedia planetaria non ci ha insegnato niente e che, tra altri quattro secoli, coloro che i nostri tempi chiameranno antichi, ci accomuneranno giustamente ai superstiziosi e agli ignoranti di Boccaccio e di Manzoni.