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a Fu in quel momento t> afferma Jung a che egli la per dette ai miei occhi. »

Edith Piaf, la sorprendente.

Quando ci conoscemmo, mi canticchiò, improvvisando la melodia, quel passaggio della «Canzone delle Guardie Sviz zere” con cui si apre Voyage au bout de la nuit, di Louis Ferdinand Céline, uno scrittore amato da entrambi: “Notre vie est un voyage Dans lHiver et dans la Nuit, Nous cherchons notre passage Dans le Ciel où rien ne luit”.

Mi avvertiva. Lartista riceve amore molto spesso per ra gioni estranee allattrazione e al sentimento: la vanità e lam bizione del partner, il desiderio di essere invidiati. Diceva: è un destino amaro, sia per un uomo che per una donna.

E della mia curiosità:

a Una forma di falsa ascesi. Frutto di unossessione auto distruttiva. A suo modo, unautopunizione. »

Secondo lei, la morale ipersensibile di un certo tipo di asceta ha le radici nel sadismo, che può ritorcersi. La biogra fia di un SantIgnazio di Loyola o di un Tolstoj potrebbero servire da esempio.

Sembrava un rimprovero. Ma poi concludeva, sorridendo: a Anche la mia curiosità è simile alla tua ».

Aveva scritto canzoni che famosa per La vie en rose mai avrebbe potuto cantare in pubblico. Una, atroce, sulla deflorazione e lo sposo primitivo che delegava la funzione di sverginatore o a un prete o a un signore, evitando in tal modo il «rancore femminile del dolore”, di Cui parla Marie Bona parte. Unaltra, dolcissima, sullauparishtaka, la parola in diana che definisce il coito orale reciproco. Illustrata sulla ruota cinese dellamore di ShoLon.

Fra i pittori, mi citava Max Ernst.

« La tecnica che usa, a volte, è come la mia vita, molto più color sangue che rosa. La grafite, strofinata su carta adesiva, fa apparire le nervature del legno, le venature di una foglia, la grana di un sasso. E da qui, si creano mondi immaginari. »

Si sentiva assalita. Le pareva che tutti volessero avvicinar la per saccheggiare la sua biografia per molti aspetti miste riosa e violenta. Le piacevano le citazioni e le similitudini.

E ne abusava, almeno con me. Tornando ossessivamente sulle dolorose esperienze dellinfanzia, le paragonava anche a Ipa zia, la bella neoplatonica che faceva scuola ad Alessandria e, un giorno, si sollevò la tunica e mise in mostra il sesso, invi tando uno studente a scegliere tra questo e linsegnamento: a Io non sono mai riuscita a scegliere… »

Stava già male, ma ripeteva: a Tutto deve ancora comin ciare ». Salvo smentirsi subito dopo, con un cenno alla sua prossima morte: a Diranno di me: ha vissuto in un tempo in cui linnocenza veniva venduta in piazza, ma il suo piacere non è mai sceso a patti ».

Riconosceva che i suoi uomini erano spesso degli aggressi vi. Però di unaggressività dove degenera lopposto, la mitez za, quando la realtà la umilia e la combatte. Un giorno, fece un raffronto tra Céline e Marcel Cerdan, il pugile che aveva amato. lo scrittore si era servito delle parole come Cerdan dei pugni; parole e pugni coprivano intime ferite mortali.

Dicono che nei suoi amori ci fosse unombra di incesto e lei, in ogni uomo, fosse sempre alla caccia di un figlio per consumare quellincesto. Una diagnosi superficiale. Amando e detestando, la Piaf non cercò alcun figlio, bensì di identifi care, a suo modo, il mistero incestuoso che ci lega alla ma ternità stessa della vita