Niente di che
E la legge che è sbagliata, non io. Io non ho fatto niente di male a nessuno, anzi. Se penso a quanti regali ho fatto, quanti amici ho portato a cena fuori, nei locali. Quello che avevo era di tutti. Alla mia migliore amica prima di venire qui ho comprato il telefono che voleva, gliel'ho fatto trovare in una borsa di Jimmy Choo. Ho fatto stare bene la gente, sempre. Sono fiera di me. Ho sempre fatto quello che volevo. Macché obbligata, la mia specialità è sempre stata dire di no. Quando fai la stronza ti vengono tutti intorno, è una regola. Anche da piccola ero così: testarda. Dicevano che ero capricciosa, invece è diverso: ottengo quello che voglio. Poi quando ce l'ho lo divido, tanto a che servono i soldi se stai da sola? La cosa più bella è aprire il portafogli e pagare per gli altri. Ti senti una regina. E dunque? Qual è il problema? Mi tengono qui nella casa famiglia solo perché sono minorenne, perché la legge dice così: se sei minorenne non sei libera. Mi mancano due anni. Un sacco di tempo. Due anni buttati. Ma appena ne compio diciotto esco e mi rifaccio una vita. A casa di certo non ci torno. Mia madre non la voglio più vedere nemmeno da lontano. E una poveretta.
Mery dove hai preso questi soldi, mi ha chiesto. Intanto non si fruga nelle borse degli altri. Che te ne frega, ho detto io. Sono tanti, dove li hai presi. Che palle. Non sono tanti, sei te che sei una morta di fame. Sono stanca di voi, me ne voglio andare.
Quella volta ha chiamato mio padre, mi volevano togliere il telefono e anche il computer se non dicevo da dove venivano i soldi, strillavano, allora gli ho detto che li avevo guadagnati a fare la hostess al Diamante, giù al Lido. Non le dico mai le bugie ma quella volta ero obbligata. Mi hanno detto non vai a lavorare senza dircelo, sei minorenne.
E lì che hanno cominciato col ritornello della minorenne. Mi controllavano. Andavano tutte le settimane a parlare coi prof ma quelli dicevano va bene, a scuola. Provavano a entrare sul mio Facebook la notte. Poi hanno deciso che non potevo uscire il sabato, e allora dovevo per forza scappare. Sono andata a stare da Clara. Però ho fatto chiamare da sua madre, erano capaci di avvisare la polizia: è qui da noi, lunedì le porto a scuola io le ragazze - ha detto la mamma di Clara che è una tosta. Mi piace un sacco la mamma di Clara. Ma niente, sono venuti a prendermi. Allora mi costringi. Allora devo fare tutto di nascosto. Tanto poi alla fine Tunica cosa che gli interessa è se vai bene a scuola, e io a scuola sono brava. Avevo otto in matematica in pagella, l'anno scorso, prima che mi portassero qui. Ora no, non mi frega più niente di studiare. Studiavo perché era solo quello che volevano per lasciarmi in pace: i bei voti.
Sai a me che me ne importa di avere bei voti. Tanto che ci faccio con la scuola. Mica ci trovi un lavoro, se vai bene a scuola.
Io non lo so voi dove vivete. Io le vostre domande non le capisco. Vi sentite tutti scienziati. Anche il giudice, quella donna: mi trattava come una deficiente, faceva la vocina, mi diceva a me puoi dirlo, chi ti ha costretta. Ma costretta cosa? Costretta chi? Io se ho bisogno di cinquecento euro li guadagno in un pomeriggio, poi se ne riparla quando li ho finiti. Non ci vuole niente, non mi costa niente: rispondo a un messaggio, fisso l'appuntamento, mezz'ora e fatto. No che non mi sento male. Male ci si sentiranno quelli, piuttosto, no? Quelli che ti chiedono, ti implorano, ti ubbidiscono. Quelli stanno male, non io.
Io, quando li vedo, penso sempre un po': poveretti. Ma poi neanche ci penso, guarda. Se mi pagano, qual è il problema. Tutti pagano. Tu se vai a fare la spesa non paghi? Se devi prendere un aereo non paghi? Io veramente non lo capisco perché se faccio a qualcuno quello che vuole in cambio dei suoi soldi allora devo stare in casa famiglia. Ma perché, quando vai dal dentista?
Meno male che qui mi hanno lasciato il telefono. All’inizio me lo avevano tolto. Ci ho pianto. Non piango mai, ma il telefono no, ho detto: è mio, non me lo potete sequestrare. Proprietà privata. E nemmeno ci potete guardare dentro, è violazione della privacy. Quelle sono violenze, no? Quello sì che è ingiusto. Non sono reati quelli?
Ballare. Mi piace tanto ballare. Rihanna. Le feste, gli eventi. Un sacco di gente, un po’ di alcolici eccetera. Ma solo venerdì e sabato, ci andavo. No un ragazzo no. A tredici ce ne avevo uno. Lui sedici, era del liceo. Uno molto popolare, piaceva a tutte e lui, non so perché, si era fissato con me. Nella mia scuola le medie e il liceo sono insieme, ci vedevamo in cortile a ricreazione. Siamo stati insieme otto mesi, poi basta. E successo un problema, si è messa in mezzo la preside. Lui mi aveva filmato al bagno, a scuola, mentre facevo una prova che mi aveva chiesto. Ma niente, una cosa con un suo amico. Io ero d'accordo, al video. Cioè la prova era questa: fai così io ti filmo, se vuoi davvero stare con me dimostramelo. Ho detto ok, ho fatto come diceva. E andata bene, mi ha detto bravissima. Il pomeriggio ci siamo visti in piazza, era coi suoi amici, era contento. Anche io ero contenta, allora lui mi ha indicato un altro amico e mi ha detto Mery domani ti aspettiamo. E andata avanti così per un po’. Se volevo essere la sua ragazza dovevo diventare amica di tutto il suo gruppo. Poi però uno di loro ha postato il video, quello del primo giorno, è finito non si sa come nel gruppo della mia classe. Una madre ha avvisato la preside, è successo un casino. I miei mi volevano cambiare scuola. Io no, volevo restare con lui. Però gli altri genitori si sono messi in mezzo e alla fine mi hanno ritirata. Lui non l’ho più visto. L'ho cercato per un po’ ma non mi rispondeva più. Sono andata in fissa, poi per fortuna ho conosciuto Clara. Lei sa un sacco di cose su come sono i ragazzi. Ho imparato a non fidarmi più. Prima pretendono, poi ti scaricano, poi ti parlano dietro. Pensano solo a quello, gli interessa solo quello. A me no, il sesso non mi ossessiona. Non è niente di che, oltretutto, di solito. Sempre la stessa roba, ripetitiva. I ragazzi più grandi sono meglio. Intanto hanno la macchina. Poi conoscono un sacco di gente, hanno le case da soli. Non stanno lì a farti la morale, anzi. Se magari hai finito la ricarica ti danno loro cinquanta euro. Ce n’era uno, il cugino di un tipo che avevo conosciuto in discoteca, che mi dava cento euro ogni volta che all'uscita da scuola passavo da lui. Ce li aveva, me li dava così. Ci siamo visti per un po’, poi mi sono stancata. Voleva farmi le foto, non mi andava tanto. Quando mi servono soldi me li cerco da sola, ho pensato.
Voglio andare a vivere a Londra. Voglio aprire un locale mio, dove si suona dal vivo. Voglio fare soldi e partire. Devi avere un certo stile però, farti un look se no a Londra non sei nessuno. Io sono abbastanza soddisfatta del mio, ma posso migliorare. Ho fatto un disegno che voglio farmi tatuare dietro al collo. Una frase un po’ dentro un po’ fuori da un anello, no è una cosa segreta non la dico. E una cosa mia. Appena esco da qui metto via cinquemila euro, mi faccio il tatuaggio e vado. Cinquemila mi bastano, sì sì. Poi quando sono a Londra vedo.
Mia madre non me la nominare più, ti ho detto. Non gli deve interessare come li faccio, i soldi. Pensi a farli lei, che non gli è mai riuscito. Ha fatto una cosa che non gli posso perdonare. Dove si è vista una madre che denuncia una figlia. Se non ti puoi fidare di tua madre allora di chi. Questa sì è una cosa che la legge dovrebbe punire. Questo è veramente ingiusto. Lo vedi che le leggi sono sbagliate? Lei, dovrebbe stare chiusa qui nella casa famiglia a fare rieducazione. Non io.