IL VENTO È CAMBIATO
Un caso felice ha fatto sì che questo racconto, il migliore secondo me di tutta l'antologia, sia anche l'ultimo in ordine alfabetico. Per cui (almeno spero) chiuderemo in bellezza.
Jonas Dinsmore entrò nella stanza del preside di facoltà in uno stato d'animo del tutto particolare: gli sembrava di essere in un posto al quale apparteneva ma in cui, contemporaneamente, non era accettato. Il senso di appartenenza traspariva dal suo passo deciso; l'impressione di non essere ben accetto si poteva dedurre dalle frequenti e rapide occhiate che scoccava tutt'intorno, una specie di inquadramento sommario dei nemici presenti.
Era professore associato di fisica e non era benvoluto.
Nella stanza c'erano altri due uomini, e Dinsmore, a prescindere da eventuali paranoie, aveva i suoi diritti nel definirli "nemici".
Uno era Horatio Adams, l'anziano preside di facoltà, che, senza aver mai fatto niente di veramente notevole in vita sua, si era costruito una solida reputazione proprio in virtù della sua mediocrità. L'altro era Cari Muller, la cui Teoria del Grande Campo Unificato l'aveva fatto entrare in lizza per il Premio Nobel (che avrebbe vinto probabilmente) e per la nomina a rettore dell'università (che avrebbe ottenuto certamente).
Dinsmore non sapeva decidere quale delle due prospettive gli sembrasse più abominevole. È lecito che odiasse Muller con tutte le sue forze.
Dinsmore si sedette su un angolo del vecchio, freddo e infido divano. Le due poltrone confortevoli erano riservate ai suoi nemici. Si concesse un lieve sorriso.
Sorrideva spesso, Dinsmore, benché la sua faccia avesse raramente un aspetto allegro o almeno soddisfatto. E sebbene fosse un sorriso come tutti gli altri (una lieve piega degli angoli della bocca) coloro che ne erano il bersaglio si sentivano correre immancabilmente un brivido gelato lungo la schiena. La sua faccia tonda, i capelli radi ma pettinati con cura, le labbra piene avrebbero, in teoria, dovuto illuminarsi a quei frequenti sorrisi. Invece, restavano bui.
L'aristocratica faccia di Adams, un tipico prodotto della Nuova Inghilterra, fu attraversata da un momentaneo spasmo d'irritazione. Muller, dai capelli quasi neri e gli occhi stranamenti azzurri, sembrava invece impassibile.
Dinsmore cominciò: — Sono un intruso, signori, e lo riconosco. Ma non ho scelta. Il Consiglio d'Amministrazione mi ha chiesto di essere presente, anche se a voi potrà sembrare un'azione crudele. Sono sicuro, Muller, che vi aspettiate da un momento all'altro una comunicazione da parte del Consiglio, in cui vi si informa che siete stato eletto rettore. È più che appropriato che lo stimato professor Adams, vostro mentore e protettore, sia presente al lieto annuncio. Ma perché, Muller, hanno voluto accordare questo privilegio anche a me, il vostro umile e sconfitto rivale?
"So bene che il vostro primo atto di rettore sarà informarmi che farò meglio a trovarmi un altro posto, perché con lo scadere dell'anno accademico l'incarico, qui, non mi verrà più rinnovato. A questo fine, ammetto che sia conveniente avermi a portata di mano, in modo da non ritardare la notifica neppure di un secondo. Non sarà un modo di agire signorile, ma è senz'altro efficiente.
"Tuttavia vi vedo turbati. Dunque sono forse ingiusto. Non è il mio istantaneo licenziamento che vi preme, perché per quello potete aspettare fino a domani. E forse il Consiglio stesso che vuole liquidarmi senza perdite di tempo, e che perciò mi convoca sul campo? Non ha importanza: quello che conta è che in un caso o nell'altro voi siete dentro e io sono fuori. E in fondo c'è una giustizia. Il rispettato preside di una grande facoltà chiude la sua benemerita carriera innalzando ai massimi ranghi il brillante pupillo, l'uomo le cui teorie e la cui fenomenale mente matematica non hanno rivali al mondo. L'alloro è per uomini come voi, signori. Io, invece, privo di fama e onori…
"Ecco come stanno le cose, ed è gentile da parte vostra, sicuri della forza che condividete, lasciarmi parlare senza interruzioni. Ma ho la sensazione che il messaggio che aspettiamo possa non arrivare tanto presto: forse ci vorranno pochi minuti, forse un'ora. Chiamatelo un presentimento. Il Consiglio non disdegna le mosse di questo tipo, che oltretutto creano suspense. È il loro momento magico, il fuggevole istante di gloria. E dato che il tempo, in un modo o nell'altro, deve passare, ho intenzione di parlare.
"Ai condannati, prima dell'esecuzione, si concede un ultimo pasto, un'ultima sigaretta: a me concedete queste parole. Non ascoltatemi, se preferite, non preoccupatevi di fare una faccia interessata.
"… Grazie, professor Adams: lo sguardo rassegnato che vi è passato negli occhi è per me il segno del vostro consenso. Quanto al leggero sorriso del professor Muller, che indubbiamente è di disprezzo, ha per me lo stesso valore.
"Non mi biasimate, ne sono certo, se vi dico che vorrei cambiare l'attuale situazione. In che modo? Ottima domanda. Non vorrei cambiare il mio carattere e la mia personalità, questo no: non saranno perfetti, ma mi appartengono. Non vorrei nemmeno cambiare l'efficienza politica di Adams o il genio brillante di Muller, perché altrimenti non sarebbero più loro… cioè voi. Vorrei che rimaneste come siete, ma che la partita avesse un esito differente. Potendo tornare indietro nel " tempo, basterebbe una piccola alterazione per cambiare totalmente il presente.
"Ecco, quindi, quello di cui abbiamo bisogno. Un viaggio nel tempo!
"Vedo che sogghignate, professor Muller. O era l'inizio di una smorfia di disgusto? Il viaggio nel tempo! Ridicolo, impossibile!
"E non solo impossibile nel senso che la nostra venerata arte è impreparata a realizzarlo, ma nel senso più vasto che non sarà mai possibile. Il viaggio nel tempo effettuato allo scopo di cambiare la realtà non è un'impresa difficile per la tecnologia attuale, è un'impossibilità teorica.
"È strano che proprio voi, Muller, la pensiate a questo modo: le vostre teorie, quelle stesse analisi che hanno portato le quattro grandi forze, gravitazione inclusa, a un passo dall'effettiva inclusione in un unico quadro di relazioni, rendono il viaggio nel tempo non più impraticabile.
"No, non alzatevi a protestare. Rimanete seduto e rilassatevi. Per voi si tratta di una cosa impossibile, è evidente. Molti la penserebbero allo stesso modo, forse quasi tutti. Ma i dissidenti non mancano mai, e io sono uno di quelli. Perché proprio io? Chi lo sa… Non dico di essere più intelligente di voi, e del resto, che c'entra l'intelligenza?
"Vediamo di esprimerci con un'analogia. Decine di migliaia di anni fa, a poco a poco, gli esseri umani impararono a comunicare fra loro: forse si trattò di una conquista di massa, o forse fu raggiunta da alcuni individui particolarmente dotati che poi la consegnarono agli altri. Fu inventato il linguaggio e lievi modulazioni sonore si rivestirono di un significato astratto.
"Da migliaia di anni ogni essere umano normale è in grado di comunicare, ma quanti sono stati capaci di raccontare meravigliosamente una storia? Shakespeare, Tolstoj, Dickens: una sparuta minoranza se paragonata a tutti gli uomini che sono vissuti sul pianeta. Solo una sparuta minoranza, dunque, è stata in grado di usare quei suoni o la loro trascrizione per toccare le corde più sensibili dell'animo umano ed elevarsi al sublime. Eppure le parole adoperate dai grandi non sono diverse dalle parole che adoperiamo noi.
"Sono disposto ad ammettere che il QI del professor Muller, tanto per fare un esempio, sia più alto di quello di Shakespeare o Tolstoj. Quanto alla sua conoscenza della nostra lingua, dev'essere altrettanto grande di quella di qualsiasi autore vivente; il suo intuito è del pari gigantesco. Eppure Muller non può mettere insieme una serie di parole e ottenere l'effetto di uno Shakespeare. Sono certo che anche lui sia d'accordo su questo punto. Che cos'è, allora, che Shakespeare e Tolstoj avevano e che noi non abbiamo? Di quali conoscenze disponevano, che a noi sono precluse? Non lo sappiamo. Ma il peggio è che neanche loro lo sapevano! Shakespeare non avrebbe mai potuto insegnarvi a scrivere come lui, perché non lo sapeva: si limitava a farlo.
"Riflettete, ora, sul senso del tempo: a quanto ne sappiamo solo gli esseri umani sono coscienti della dimensione tempo, mentre gli altri animali vivono in un eterno presente. Alcune specie avranno solo vaghi ricordi, altre saranno capaci di un minimo di previdenza, ma soltanto l'uomo conosce il presente, il passato e il futuro e può speculare sul loro senso e significato, interrogandosi sul flusso del tempo e del modo in cui ci porta con sé. Solo l'uomo può immaginare di cambiare quel flusso.
"Come siamo arrivati a tutto questo? Chi è stato il primo uomo, od ominide, che ha concepito l'idea di un flusso temporale che dal fosco passato ci trasporta verso il vago futuro, ma il cui corso può essere invertito o alterato?
"Il flusso non è invariabile. A volte il tempo ci sembra passare con fretta incredibile e le ore si dissolvono in minuti… a volte la durata di un breve momento si protrae insopportabilmente. In sogno, in trance, sotto droga il tempo altera le sue proprietà.
"Stavate per dire qualcosa, Adams? Non preoccupatevi. Voi stavate per dire che si tratta di alterazioni puramente psicologiche, e io lo ammetto; d'altra parte, che cosa non è 'puramente psicologico'?
"Esiste un tempo fisico? E in caso affermativo, che cos'è? Quello che noi vogliamo che sia. Gli strumenti li fabbrichiamo noi, le teorie le creiamo e le interpretiamo noi. Da assoluto che era, abbiamo tramutato il tempo in un figlioccio della velocità della luce, decidendo che il concetto di simultaneità è indefinibile.
"I vostri studi, Muller, ci dimostrano che il tempo è soggettivo. In teoria, un individuo che ne comprendesse la natura e che avesse sufficiente talento potrebbe seguire il flusso del tempo, risalirlo in direzione opposta o starsene immobile in mezzo ad esso.
L'abilità del nostro viaggiatore sarebbe analoga a quella di chi, ottenuto un pratico codice di comunicazione, se n'è servito per scrivere il Re Lear. È tutta questione di talento.
"Che cosa accadrebbe se io avessi una tale capacità? Se fossi lo Shakespeare del tempo? Vediamo un po' e divertiamoci. Da un momento all'altro arriverà la decisione del Consiglio e io dovrò interrompermi. Finché non arriva, tuttavia, permettetemi di continuare la mia chiacchierata: serve al suo scopo. Scommetto che non vi siete accorti che è già passato un quarto d'ora.
"Riflettete, dunque: se io riuscissi a sfruttare la teoria di Muller e ad avvantaggiarmene come Omero si avvantaggiò dell'alfabeto greco, in che modo utilizzerei il mio dono? Forse per avventurarmi nel passato, roso dalla collera, in cerca dell'evento o degli eventi da modificare per ottenere un cambiamento nel presente…
"Dimenticavo una cosa importante: durante il viaggio io mi troverei, in effetti, fuori del flusso temporale. La vostra teoria, Muller, se correttamente interpretata suggerisce che per muoversi indietro o avanti nel tempo non è necessario opporsi al flusso, inciampando negli eventi e abbattendoli come birilli ingombranti. Questa è la vera impossibilità teorica. Invece l'idea diventa concepibile se si ammette che il viaggiatore si sottrae al flusso, salvo rientrarvi quando lo ritiene opportuno. Ed è in questo che sta l'abilità.
"Supponiamo, allora, che io mi trasferisca nel passato e attui un cambiamento. Ogni minima alterazione ne provoca un'altra, e questa a sua volta un'altra, a catena. Come conseguenza si verrebbe a creare un corso temporale indipendente nato dalle nuove esigenze, e che prima non esisteva. Un nuovo flusso, che in breve tempo…
"No, è un'espressione poco felice. 'Il tempo, in breve tempo…': a parlare così vien da pensare che esista un tempo assoluto rispetto al quale il nostro può essere misurato, un superflusso dal quale il nostro è contenuto… Confesso che questo è troppo anche per me, quindi facciamo finta di ignorare la gaffe.
"Ogni cambiamento negli eventi del passato, altererebbe (dopo un poco, diciamo) ogni cosa irriconoscibilmente.
"Ma io non vorrei un risultato simile. Come ho detto all'inizio non ci tengo a diventare un altro, neanche se quest'altro fosse più intelligente, più bravo e avesse maggior successo. Perché non sarebbe me.
"Non desidero nemmeno cambiare voi, Adams, o voi, Muller, l'ho già detto. Non mi piacerebbe trionfare su un Muller meno ingegnoso e brillante, su un Adams meno abile nelle sue manovre politiche o nel costruirsi una facciata di rispettabilità. Il mio desiderio è trionfare su di voi così come siete, non su due minorati.
"Perché, vedete, è il trionfo che cerco.
"Oh, andiamo. Vi agitate come se avessi detto qualcosa di vergognoso. Vi è così estraneo il godimento che deriva dalla vittoria? Siete così lontani dall'umanità che non cercate di procurarvi onori, fama, ricompense? Devo credere che il professor Adams non gongola quando ammira lo scaffale delle sue pubblicazioni, la sua amata serie di diplomi incorniciati, le numerose medaglie e targhe che gli sono state conferite, o quando pensa al suo ruolo di preside di una delle facoltà di fisica più prestigiosa del mondo?
"Non ditemi, Adams, che sareste ugualmente soddisfatto se nessuno vi conoscesse; se la memoria dell'Istituto fosse destinata a venir cancellata dalla faccia della Terra; se tutta la vostra scienza restasse un segreto fra voi e l'Onnipotente. No, è inutile perfino che ve lo chieda. La risposta è fin troppo ovvia.
"Lo stesso discorsetto vale per Muller, quindi non mi ripeterò. Nel suo caso sono in ballo un Premio Nobel e il rettorato di una grande università, quindi figuriamoci.
"Dal momento che tutt'e due non vi accontentate del vostro sapere, ma volete la pubblicità e la notorietà che ne deriva, io vi chiedo: qual è l'elemento essenziale di cui andate alla ricerca? La risposta non può essere che una: il trionfo! Desiderate il trionfo sui vostri rivali considerati come una categoria astratta, il trionfo sul resto del genere umano. Volete fare qualcosa che gli altri non possono fare, e vi interessa che si sappia in giro; in questo modo tutti vi guarderanno stupiti e invidiosi, e saranno costretti ad ammirarvi.
"Perché io dovrei essere più nobile? Perché? Concedetemi il privilegio di desiderare le stesse cose che voi desiderate, di bramare il trionfo che voi bramate. Anch'io voglio il rispetto, il riconoscimento, la posizione che voi state per conquistarvi. Pensate: strapparvi il premio nel momento stesso in cui state per ottenerlo! Non è strano che io mi nutra di questi pensieri, e voi dovreste capirmi.
"Certo, voi meritate il premio mentre io no. Ma il punto è proprio questo: se riuscissi a cambiare il corso degli eventi in modo che io diventassi il meritevole e voi gli esclusi?
"Immaginatevi! Io sarei sempre io, voi sareste voi. Il nostro rispettivo valore sarebbe immutato, perché questa è la mia condizione. Eppure… io avrei diritto agli onori e voi no. Come ho già detto, voglio sconfiggervi per quello che siete, non trasformarvi in due indegni sostituti.
"In un certo senso è un tributo alle vostre personalità, non vi pare? Vedo dalla vostra espressione che siete d'accordo. Immagino che proviate entrambi una sorta di orgoglio sprezzante: non è da tutti essere il metro di paragone del successo. Godete a ottenervi la gloria che io bramo… soprattutto perché sapete che la mia brama verrà delusa.
"Non vi biasimo per questo. Al vostro posto farei lo stesso.
"Ma la mia brama è destinata veramente a restare delusa? Vediamo un po'…
"Supponiamo che io tornassi indietro nel tempo di venticinque anni: bella cifra, un quarto di secolo tondo. Voi, Adams, avete quarantanni e siete appena arrivato qui come libero docente. La vostra carriera però è cominciata da tempo: prima lavoravate per l'Istituto Case dove avete svolto un certo lavoro nel campo della diamagnetica, benché i vostri tentativi di combinare qualcosa di buono con l'ipocromito di bismuto siano stati un risibile fallimento, e quindi accuratamente occultati.
"Cielo, Adams, non fate quella faccia. Credete che non sappia tutto, fin nei minimi dettagli, della vostra carriera?
"Veniamo a voi, Muller: siamo tornati indietro di venticinque anni, quindi ne avete ventisei e state per discutere una tesi sulla relatività generale che all'epoca fece furore, ma che oggi, vista in retrospettiva, è molto meno soddisfacente. Se aveste scandagliato a fondo le implicazioni di quei vostri studi giovanili, avreste anticipato di parecchi anni le teorie di Hawkins, ma voi non andaste a fondo. Naturalmente siete riuscito a nascondere completamente questa poco lusinghiera verità.
"Temo, Muller, che voi non siate un pensatore completo. Non siete stato capace di seguire fino in fondo la linea di lavoro messa in evidenza dalla vostra tesi, e oggi non siete in grado di apprezzare appieno la vostra Teoria del Campo. Ma non credo che si tratti di sfortuna. La mancanza di capacità interpretativa è un fatto comune, e la mente che è capace di brillanti concezioni può non esserlo altrettanto nel seguire fino in fondo la linea di pensiero che ne scaturisce. Io ho una mente interpretativa, quindi perché voi non dovreste averne una concettuale? Ma a tutti e due manca l'altra metà.
"Se voi poteste creare i vostri meravigliosi concetti e lasciare a me il compito di trarre le conclusioni, Muller, che coppia straordinaria saremmo! Ma non permettereste mai una cosa del genere. Non vi biasimo, perché al vostro posto farei lo stesso.
"Comunque, questi sono dettagli. Non potrei farvi nessun male riferendo questi vostri errori di gioventù, perché voi, Adams, vi siete accorto delle stupidaggini che stavate combinando coi sali di bismuto prima di scrivere qualche fesseria su una rivista accademica (posto che ne aveste la possibilità); quanto a voi, Muller, non posso offuscare la luce che brilla sul vostro nome accusandovi di non aver saputo trarre le deduzioni che andavano tratte dalle vostre idee. Anzi, questa potrebbe essere considerata una prova del vostro valore, perché vorrebbe dire che siete così assorbito dai vostri pensieri da non riuscire a staccarvene e a vederne le conseguenze.
"Dunque queste mie scoperte non possono danneggiarvi; che cosa lo può? Com'è possibile cambiare il corso degli eventi in modo che diventi favorevole a me? Sono domande che mi sono posto a lungo, e per fortuna ho avuto un lungo periodo di… non-so-come-definirlo per pensarci. Un lungo periodo che la mia coscienza ha interpretato come anni, ma che in realtà non lo erano, perché mi trovavo al di fuori del flusso del tempo. In questo lasso-di-qualcosa io non sono invecchiato, dato che il tempo fisico non trascorreva, ma il mio cervello ha avuto la possibilità di lavorare. Metabolismo e pensiero funzionavano indipendentemente l'uno dall'altro.
"Sorridete di nuovo. No, ammetto di non sapere come possa verificarsi un fatto del genere. Posso solo supporre che al di là del flusso temporale i processi mentali non siano più processi fisici, ma qualcosa di equivalente.
"Ammettiamo, mi dicevo, che io prenda in esame un certo segmento del tempo, e cerchi un avvenimento che possa permettermi di attuare il mio scopo. Come mi regolerò, poi? Potrò effettuare il cambiamento, muovermi avanti nel tempo, vederne l'effetto ed, eventualmente, tornare indietro e ritentare con qualcosa di più adatto? Ammesso di fare cinquanta, cento, mille esperimenti, troverò mai la soluzione perfetta, quella che mi soddisfa veramente? Il numero delle possibili alterazioni, ciascuna all'origine di innumerevoli conseguenze, è al di là di qualsiasi computo e della stessa comprensione. Come trovare, fra tante possibilità, quella adatta?
"Ma il modo c'era. Io l'ho imparato, anche se non so dirvi come abbia fatto e che cosa mi abbia suggerito le mosse successive. Non è difficile da capire: pensate a quante cose impariamo continuamente e non sappiamo spiegare.
"Siamo in grado di stare eretti sui due piedi, di camminare, di correre e non ci rendiamo conto che tutto questo è un miracolo di equilibrio. Viviamo in uno stato di fondamentale instabilità, ma riusciamo a restare in piedi perché i muscoli delle gambe e della schiena si contraggono in continuazione bilanciandoci da una parte e dall'altra, proprio come fa un giocoliere da circo che tiene una bacchetta in equilibrio sul naso.
"Dal punto di vista fisico, è dura. Ecco perché stare in piedi ci stanca e dopo un po' desideriamo sederci. Ecco perché stare rigidi sull'attenti per un lungo periodo porta al collasso. Eppure, a meno di prendere in considerazione questi casi estremi, manteniamo l'equilibrio così bene che non ce ne accorgiamo nemmeno. Possiamo correre, passeggiare, saltare tutto il giorno e non avere nemmeno un capogiro. Bene, cercate di spiegare a qualcuno che non ha mai provato a camminare in che modo voi ci riuscite: è impossibile.
- "Un altro esempio. Noi siamo in grado di parlare. Possiamo stendere e contrarre i muscoli della lingua, delle labbra, delle guance e del palato in modo così rapido ed efficiente da produrre proprio i suoni che vogliamo. Da bambini, quando abbiamo dovuto imparare, è stata dura, ma una volta superate le prime difficoltà siamo in grado di dire decine di parole al minuto senza sforzo. Bene, qual è il meccanismo? Quali sono le forze che mettiamo in moto quando diciamo una semplice frase? Cercate di descriverle, in linea teorica, a qualcuno che non sappia parlare: vi accorgerete che è impossibile.
"Nondimeno, noi parliamo. E senza sforzo, per giunta.
"Avendo a disposizione tempo a sufficienza… non so come chiamarlo, ma non era tempo: definiamolo lasso, d'accordo? Avendo a disposizione un 'lasso' abbastanza lungo oltre il flusso del tempo, ho imparato come modificare la realtà nel modo desiderato. Ero come un bambino che balbetta, ma poco a poco ho imparato a distinguere un balbettio dall'altro e a formare le parole. Ho imparato a scegliere.
"È stato rischioso, ovviamente. Nel processo di apprendimento avrei potuto fare qualcosa di irreversibile, o almeno qualcosa che, per essere revertito, richiedesse cambiamenti così sottili da andare oltre la mia portata. Ma non è stato così: forse ho avuto fortuna e questa è la spiegazione.
"Man mano che imparavo cominciavo a divertirmi. Era come dipingere un quadro o fare una scultura, anzi, era molto di più. La costruzione di una nuova realtà. Questa realtà doveva essere identica alla nostra nei punti principali: io dovevo rimanere quello che ero, Adams doveva essere l'eterno Adams, Muller il perfetto Muller. L'università doveva rimanere l'università e la scienza essere la scienza.
"Ma allora, direte voi, doveva restare tutto tale e quale? Mi accorgo di aver perso la vostra attenzione, e se sono buon giudice direi che non mi credete nemmeno lontanamente, anzi vi sentite offesi dalle mie parole. L'entusiasmo mi ha trascinato e io ho cominciato a parlare del viaggio nel tempo come se fosse un fatto reale, come se io avessi realizzato effettivamente quello che desideravo realizzare. Scusatemi. Considerate le mie parole come un frutto dell'immaginazione, come fantasia. Ho usato l'indicativo per descrivere fatti che meritano il condizionale: usatemi la cortesia di volgere tutto in quest'ultimo modo. Quello di cui sto parlando è ciò che avrei fatto se… Se il viaggio nel tempo fosse possibile e se io avessi le qualità necessarie a intraprenderlo.
"Ma torniamo alla mia fantasia e prendiamola alla lettera: nella realtà alternativa che andavo creando, tutto doveva restare tale e quale? No, doveva pur esserci un cambiamento: uno che lasciasse Adams lo stesso Adams di sempre, ma lo rendesse inadatto a ricoprire la carica di preside; che non modificasse di una virgola il carattere di Muller, pur rendendo estremamente improbabile la sua elezione a rettore o la nomina al Premio Nobel.
"Per quanto riguarda me, dovevo restare il detestabile, petulante, poco creativo Dinsmore, e tuttavia possedere le qualità che riuscissero a farmi eleggere rettore di questo ateneo!
"Sapevo di non poter contare sulla scienza: no, doveva essere qualcosa di extra-scientifico, qualcosa di sordido e vergognoso che avrebbe gettato un'ombra su voi illustri gentiluomini…
"Andiamo, andiamo. Non fate quelle facce altere e sostenute. Siete proprio certi di non poter far niente di sgradevole e sordido? Non c'è fra voi l'uomo che, date le giuste condizioni, possa cadere nel… peccato? Chi di noi, di fronte alla tentazione adatta, può dirsi esente dal peccato? Chi di noi è senza peccato?
"Riflettete, riflettete: sono pure, le vostre anime? Non vi è mai capitato di commettere un errore? Non avete rischiato, almeno una volta, di cadere nell'abisso? E in caso affermativo, non è forse vero che siete sfuggiti per un pelo, per una fortunata circostanza piuttosto che intima virtù? Se è stata la fortuna a salvarvi, è come se l'errore lo aveste commesso lo stesso.
"Naturalmente, se aveste condotto una vita immorale e ambigua al punto tale che la gente intorno a voi ne avesse sentore, non avreste raggiunto le rispettive posizioni. Sareste caduti molto tempo fa e io non mi vedrei costretto a scavalcare i vostri corpi disgraziati, perché non sareste qui a farmi da scalini umani.
"Vi rendete conto della complessità della situazione?
"D'altra parte è meglio così: più una cosa è difficile, più è eccitante. Se io fossi tornato indietro nel tempo e avessi scoperto che la soluzione del problema era semplice, che sarebbe bastata una mossa per ottenere il mio scopo, indubbiamente ne avrei gioito, ma sarebbe mancata la soddisfazione intellettuale.
"Se stessimo giocando a scacchi e io vincessi in tre mosse, sarebbe quasi una sconfitta: vorrebbe dire che mi sono battuto con avversari indegni, cosa che non fa mai onore.
"No, vai la pena vincere solo quando ci si libera palmo a palmo dalla stretta dell'avversario, solo quando tutte le probabilità sembrano contro di noi. La vittoria dev'essere sfibrante, massacrante, deve lasciarci senza fiato come la più nera sconfitta; con la differenza che, mentre lottiamo per riconquistare il fiato, ci viene porto il trofeo per il quale abbiamo combattuto.
"Il lasso che ho trascorso a manipolare il più intrattabile dei materiali, la realtà, è stato pieno di ostacoli. Non solo insistevo nel perseguire il mio scopo, ma nel perseguirlo a modo mio: scartavo, in altre parole, tutto quello che non mi sembrava perfetto. Se a volte rischiavo di commettere un errore, mi accusavo di averlo praticamente commesso; se mi avvicinavo alla vittoria, ma poi dovevo correggere il tiro di un soffio, mi dicevo che la vittoria era ancora lontana. Il mio obiettivo era un centro perfetto, niente di meno.
"Una volta conseguita la vittoria, voi non avreste dovuto minimamente sospettarlo: volevo che fosse un trionfo così sottile da permettervi d'intrawederlo solo dopo che io ve ne avessi parlato. Fino all'ultimo momento avreste dovuto ignorare che le vostre vite si erano capovolte, e la parte cattiva aveva preso il sopravvento. Ecco perché…
"Ma, un momento, dimenticavo qualcosa. Ho talmente insistito sul fatto che nessuno di noi tre, la scienza o l'università sarebbe cambiato, che ho trascurato di dire che molte altre cose avrebbero potuto cambiare, eccome! Le forze politiche, sociali ed economiche non sarebbero state più quelle che conoscevamo. Le relazioni internazionali idem. Dopotutto, a chi interessano queste cose? Non certo a noi tre.
"In questo sta la meraviglia della scienza e dello scienziato! Che cosa c'importa della politica? Che interesse hanno per noi le decisioni prese all'ONU? Chi è curioso di sapere l'andamento del mercato azionario? Finché la scienza resta la scienza, finché il gioco delle leggi di natura continua, lo sfondo sul quale la partita si svolge non è che un indistinto mutare di luci e d'ombre.
"Forse a voi non sembra che sia così, Muller. So bene che ai vostri tempi vi siete sentito parte attiva della società e avete manifestato il vostro pensiero su questo e su quello. In misura minore, Adams, voi avete fatto lo stesso. Entrambi avete abbracciato le grandi cause dell'umanità e della Terra, queste grandi astrazioni. Mi domando quanto del vostro impegno non nascesse dal desiderio di mettervi a posto la coscienza, perché dentro, nel profondo, a voi importava solo dei vostri pensieri di scienziati.
"Questa è la grande differenza fra noi. A me non importa nulla di quello che succede all'umanità, a patto di poter occuparmi tranquillamente dei miei studi, e lo ammetto: tutti sanno che sono un cinico e un indifferente. Voi due, nell'intimo, siete come me, ma al mio cinismo e alla mia indifferenza aggiungete l'ipocrisia, che maschera i vostri peccati in maniera quasi perfetta, ma che, nel momento in cui si dovessero scoprire, li renderebbe tanto più spaventosi.
"Avanti, non scuotete quelle teste. Le ricerche compiute sulle vostre vite mi hanno permesso di conoscervi meglio di voi stessi. Meglio, perché io vedo le vostre colpe con chiarezza, mentre voi le nascondete perfino a voi stessi. Una delle cose più divertenti dell'ipocrisia è che, una volta abbracciata con tutto se stessi, fa dell'ipocrita la sua prima vittima. Egli è ingannato da se stesso, perché non c'è dubbio che per difendere la propria immagine finisce col credersi veramente uno stinco di santo.
"Ma non dico tutto questo per avvilirvi. Ve lo dico per spiegarvi che i cambiamenti da me apportati al mondo, quegli stessi cambiamenti che mi permettono di trionfare su di voi, tutto sommato vi lasceranno indifferenti. Perché non è del mondo che vi preoccupate.
"Non v'importerebbe niente se i Repubblicani fossero al potere al posto dei Democratici, o viceversa; se il femminismo fosse tornato alla carica e se uno scandalo avesse sconvolto il mondo dello sport; se nell'arredamento, nell'abbigliamento, nella cultura, negli spettacoli fosse in voga uno stile piuttosto che un altro. Che importanza avrebbe, per voi?
"Nessuna.
"Anzi, meno di nessuna, perché se il mondo venisse cambiato darebbe luogo a una nuova realtà, l'unica realtà per la gente che ci vive, quella tramandata dai libri di storia, quella che si è imposta negli ultimi venticinque anni.
"Ma credere al mio racconto, o se preferite alla mia fantasia, non servirà a salvarvi. Immaginatevi di rivolgervi alle autorità e di dire: 'Non è così che dovrebbe andare il mondo. La realtà è stata cambiata da un malvagio!' Proverebbe soltanto che siete due pazzi, perché chi può credere che ia realtà non sia 'la' realtà, quando per venticinque anni è stata intessuta così meticolosamente da diventare, in questo nuovo mondo, la base della vita stessa, la sostanza di cui sono fatti i ricordi e gli affetti?
"Ma questa è un'ipotesi assurda, perché vedo che non mi credete affatto. Non osate abbandonare la mia spiegazione iniziale, e cioè che questo racconto è il frutto di una fantasia, che io non mi sono mai spinto nel passato, non ho sondato le vostre vite e non ho creato una nuova realtà nella quale noi siamo sempre gli stessi ma il mondo, ahimè, è cambiato. Eppure ora posso dirlo: l'ho fatto. L'ho fatto davvero, non era soltanto una fantasia! E solo io ricordo entrambe le realtà, perché mi trovavo fuori del tempo quando il cambiamento è avvenuto; perché io stesso ho fatto il cambiamento!
"Ancora non mi credete. Non osate, perché se lo faceste impazzireste. È possibile che io abbia cambiato il vecchio, familiare mondo del 1982? No, che assurdità!
"Però diamo per scontato che l'abbia fatto. Volete sapere com'era il mondo prima che io ci mettessi le mani? Ve lo dirò: caotico! Licenzioso! Ciascuno si dettava da sé la propria legge! In un certo senso sono felice di aver cambiato le cose. Ora abbiamo un governo e il paese è sotto controllo. I nostri governanti hanno punti di vista molto precisi, direi addirittura rigidi. Bene!
"Ma, signori, nel mondo che era e non è più, nella vecchia realtà ignota e inconcepibile, voi due eravate campioni di licenza e anarchia, maestri nel dettarsi da sé la propria legge. Nel vecchio mondo questo non era un crimine, anzi, per molti costituiva un titolo di merito. Nella nuova realtà, io vi ho lasciati quali eravate. Siete rimasti i campioni della licenza e dell'anarchia, e qui è un crimine. Qui, nella sola realtà che voi conosciate. Mi sono premurato che per un certo numero di anni riusciste a coprire le vostre attività: nessuno doveva sospettare di voi, in modo che riusciste a salire alle prestigiose posizioni che occupate. Al tempo stesso, conoscevo le prove necessarie a inchiodarvi e sapevo che a tempo debito avrei dovuto esibirle. Ebbene… oggi l'ho fatto.
"Per la prima volta colgo sui vostri volti un'espressione che non sia di stanca tolleranza, disprezzo, divertimento o forse noia. Mi sbaglio o c'è un pizzico di paura? Avete capito di che cosa sto parlando?
"Pensateci, pensateci! Chi erano i membri della Lega per i Diritti Costituzionali? Chi ha diffuso il Manifesto del libero pensiero? C'è chi pensa che sia stato un gesto coraggioso e nobile da parte vostra; nel mondo della clandestinità avete ricevuto molti applausi… Andiamo, andiamo, so benissimo che sapete ciò che intendo. Oggi non siete più così attivi, così zelanti. La vostra posizione è alta e avreste troppo da perdere. Avete prestigio, potere, e altro ne attendete. Perché rischiare tutto per idee così impopolari?
"Siete in una posizione straordinaria, in odore di quasi santità. Ma io sono in una posizione più forte ancora, perché non ho commesso i vostri crimini. Inoltre, signori, verrò certamente premiato per aver informato le autorità sul vostro conto.
"Un atto vergognoso? Scandaloso? Un tradimento? Niente di tutto questo, ma un modo per ottenere il mio premio. Mi sono presentato ai giudici con l'orrore sul volto, con la nausea nel corpo per le scoperte che avevo fatto. Come! Due dei miei stimati colleghi nascondevano un passato di sovversivi! E ho finto di non preoccuparmi per le eventuali macchinazioni che, forse, stavano ancora tramando contro il più santo governo della Terra. Io non intendevo tradire, ma portare all'attenzione degli uomini virtuosi che governano il paese in castigatezza e umiltà di spirito, le trame di due individui pericolosi!
"Ora vi estirperanno il male dall'anima, nel tentativo di riportare in voi il candore dei veri figli dello Spirito. Indubbiamente il processo danneggerà i vostri corpi, ma questo che importa? È un piccolo pegno in confronto al bene eterno che ne deriverà. E intanto, io verrò ricompensato.
"Credo, signori, che adesso siate spaventati sul serio, perché il messaggio che stavamo aspettando è in arrivo, ma ormai il vento è cambiato! Ed ora capirete perché mi sia stato chiesto di restare con voi. Da oggi il rettore dell'università sono io, e la mia interpretazione della teoria di Muller, in seguito alla sua caduta in disgrazia, apparirà nei testi col nome di teoria di Dinsmore. Vincerò il Premio Nobel, mentre voi…"
Oltre la porta si udì un rumore di passi cadenzati, e poi una voce disse: — Alt!
La porta venne spalancata. Entrò un uomo dalla sobria uniforme grigia, l'ampio colletto bianco, il cappello alto munito di fibbia; una grande croce di bronzo, sul petto, lo proclamava capitano della temutissima Falange della Virtù.
Disse, con voce nasale: — Horatio Adams, vi arresto nel nome di Dio e della Congregazione per il crimine di diabolismo e stregoneria. Cari Muller, vi arresto nel nome di Dio e della Congregazione per il crimine di diabolismo e stregoneria.
Fece un rapido gesto con le mani. Due falangisti legarono per i piedi i due fisici terrorizzati, che non avevano avuto il tempo di alzarsi dalle poltrone, quindi li ammanettarono e, con un gesto di devozione nei confronti del sacro simbolo, strapparono le croci che pendevano dai loro collari.
Il capitano si rivolse a Dinsmore: — Vostro servo nel nome di Dio. Il Consiglio dell'Università mi ha chiesto di consegnarvi questa nota.
— Vostro servo, capitano. — Dinsmore passò le dita sulla croce che gli pendeva sul petto. — Gioisco nel ricevere la decisione dei venerati consiglieri.
Sapeva già qual era la decisione.
Come nuovo rettore dell'università avrebbe potuto, volendo, mitigare il castigo dei due colpevoli. Il suo trionfo non ne sarebbe stato diminuito.
Ma era sicuro di non correre rischi?
Sotto il tallone della Maggioranza Morale, riflettè, nessuno era mai veramente sicuro.
Titolo originale: The Wind of Change (1982)