CONOSCENZA DEL ROVESCIABUDELLA! L'UNICA MINESTRA

CHE HA PIÙ GUSTO QUANDO VIENE SU CHE QUANDO VA GIÙ!

L'INCONTRO DEGLI OPPOSTI! Oh, Blaise, la benedizione di Ope.»

«Ope, signor presid... Mills. Signore, io, scusa, Millie, sono venuto a indennizzarvi per i danni arrecati al laboratorio.»

«Non preoccuparti, Blaise, IL ROVESCIABUDELLA! IL ROVESCIABUDELLA! Oggi è l'inizio della settimana di Ope. Tutto perdonato, e rimetteremo a posto il tuo laboratorio. PROVATE IL ROVESCIABUDELLA! GLI OPPOSTI S'INCONTRANO! La ditta può permettersi di essere generosa. Dio sa quanti soldi si è fatta la CCC, con le tue scoperte.»

«Grazie, Mills.»

«Ope, Blaise.»

«Signore... Millie, ancora una cosa. Mi occorre un ambiente molto particolare, per un esperimento che dovrei fare quanto prima. Sai che la CCC

possegga qualche profonda miniera, attrezzata con prese di corrente, e se possa lasciarmela usare? Mi occorre un posto dove il soggetto sperimentale sia completamente isolato.»

«Miniera? Miniera? Mio Dio, abbiamo una decina di miniere esaurite in varie parti del mondo, ma nessuna che possa essere pronta in breve tempo, Blaise.»

«Come mai, Mills?»

«Per prima cosa, tutti gli impianti e le attrezzature sono stati recuperati come rottame molto tempo fa. In secondo luogo, sono occupate da inquilini abusivi. Migliaia. Occorrerebbe almeno un anno per sfrattarli, e non si lascerebbero cacciare via facilmente. VENGANO, SIGNORI, VENGANO! IL ROVESCIABUDELLA!»

Gretchen non riuscì a determinare la composizione della folla che circondava il museo d'arte perché l'intero Corridoio, durante la settimana di Ope, rinunciava a ogni eleganza. Coloro che non avevano vestiti vecchi, fingevano di averli. Coloro che non parlavano e non si comportavano volgarmente, fingevano. Ma era sicura di una cosa: che gran parte dei presenti era composta da intenditori d'arte.

Infatti il museo seguiva un'antica tradizione napoletana, originariamente legata al Capodanno. Per dodici mesi, i napoletani mettono da parte tutte le suppellettili rotte e inservibili, e la notte dell'ultimo dell'anno le gettano giù

dalla finestra, nel corso dei soliti festeggiamenti; se vi trovate per la strada a quell'ora, attenti alla roba che vi piomba sulla testa. Il museo, sempre assillato da problemi di magazzinaggio, seguiva l'abitudine napoletana il primo giorno della settimana di Ope. I reperti indesiderati, che occupavano spazio prezioso, dopo essere stati giudicati indegni del museo e dopo essere risultati invendibili (a un prezzo che risultasse interessante) venivano scaraventati dalle finestre del piano più alto. Perciò, era una pioggia di quadri, stampe, incisioni, manifesti, statue, oggetti d'arte e virtù, cornici vuote, pezzi d'armatura, costumi d'epoca, papiri, strumenti barocchi, mummie di gatto, pistole arrugginite, peltri ammaccati. Dalle finestre giungevano allegre risate, mentre la folla lottava istericamente per impossessarsi gratis et amore dei di ogni oggetto che venisse lanciato, e Gretchen capì che sbarazzarsi dei reperti inutili era solo uno degli aspetti della cosa, per i curatori del museo. Anche se era all'estrema periferia della folla, si sentì inopinatamente sospingere da un massiccio oggetto umano.

«Scusa. Ope» mormorò, spostandosi.

«Ope» le rispose una voce chiara e coltivata, che si guardava bene dall'assumere i toni volgari della settimana di Ope. Incuriosita, Gretchen si voltò a guardare. Era l'Ape Regina, Winifred Ashley.

«Regina!»

«Come? BB? Sei proprio tu, carissima? Quale inatteso piacere! Che cosa fai, anche tu qui? Tocchi terra per qualcosa?»

«Non precisamente, Regina. Volevo presentare le mie scuse e versare un indennizzo per certi danni che ho arrecato l'altro giorno, ma vedo che la cosa è pressoché impossibile. E tu?»

«Io? Speravo di procurarmi un segreto tesoro.»

«E mi puoi dire di che cosa si tratta?»

«Ma certo, cara. In fin dei conti sei una di noi.» Regina abbassò la voce.

«In un angolo, a raccogliere polvere, hanno una pianola a rulli. Tutti gli anni spero che si stanchino di vedersela in giro e che si decidano a buttarla dalla finestra.»

«Ma tu hai già un piano meccanico nel tuo bellissimo appartamento comunista, Regina.»

«Sì, BB, ma non m'importa niente di quella vecchia pianola del museo. M'interessa quello che c'è dentro. E sono l'unica a saperlo. Il primo rotolo per pianola dell' Internazionale, di Pottier e Degeyter, 1871. Sarebbe il punto focale della mia casa. Non te la immagini?» Regina cantò con lo stesso tono mellifluo con cui parlava: « Arise, yepris'ners of starvation!

Destatevi, schiavi della fame!» Rise. «Forse si tratta soltanto di un sogno, ma tocco terra. Naturalmente, verrai da me questa sera, cara BB? Un incantevole ricevimento di Ope per divertire i nostri uomini. Ope.»

Nello scarico della diga Hudson Hell Gate tutti potevano farsi il bagno gratuito. Acqua dolce, riscaldata dagli scambiatori di calore della pila atomica. Leggermente radioattiva, a dire il vero, ma chi se ne cura? Settimana di Ope. Vivi alla giornata, tocca terra, e al diavolo tutto il resto. Il bacino di scarico, che aveva un'area di mezzo ettaro, era pieno di corpi nudi, arrossati dal calore, pieni di sapone, che andavano sott'acqua, risalivano a galla come delfini, ridevano, urlavano, soffocavano, tossivano rapsodicamente.

«Presto o tardi, una di loro dovrà affogare» mormorò l'uomo accanto a Shima. «Forse da sola, forse con un po' d'aiuto... La speranza non cede mai. Ope.»

«Ope» rispose Shima, e diede un'occhiata allo sconosciuto. Era un tipo straordinario; alto, con la faccia e il portamento che sembravano quelli di Lincoln, e visibilmente pezzato. I capelli erano bianchi, da albino; la barba nera; gli occhi rossi; la pelle tutta a chiazze bianche e nere.

«Sono un aploide» disse lo sconosciuto, in tono discorsivo, quasi meccanico, come se avesse già risposto mille volte in passato alla domanda che si formulava nello sguardo di Shima. «Cromosomi da un solo genitore.»

«Ma voi siete davvero una specie di albino, vero?» domandò Shima, incuriosito.

«Un albino aploide» disse lo sconosciuto, stancamente. «Ma lasciamo perdere la cosa, dottore. Non mettetevi a provare la dissezione con me.»

«Cosa, cosa? Mi chiamate "dottore"? Voi siete il...»

«Sì. Certo. E, a quanto pare, non ricordate niente. Posso chiedere che droga vi eravate iniettato?»

«Prometio. L'idruro, PmH2.»

«Mai sentito nominare. Devo ricordarmi di provarlo. Ma adesso, per questa volta, dottore, se ne affoga una, con o senza aiuto da parte mia, vi prego di non interferire. Niente salvataggi. Niente pronto soccorso. Se occorrerà qualche bocca a bocca, me ne occuperò io, a modo mio.»

«Mio Dio, ma voi non siete a posto!»

«Non disprezzare ciò che non conosci.»

«Cristo! Prima, preferirei morire.»

«Spiacente, non mi occupo dei maschietti.»

Shima trasse un profondo respiro. «No, sono io che devo scusarmi. Mi spiace veramente. Mi scuso di avere perso la testa. Non sono qui per criticare nessuno, né per fare discussioni, e certamente non sono in una posizione da cui dare giudizi morali. Vi prego di scusarmi.»

«Ben detto.»

«Perciò, se ora mi volete scusare...»

«Dove volete andare?»

«Vorrei parlare con il direttore dell'impianto.»

«Oh, davvero?»

«Sì. E voi sapete dove potrei trovarlo?»

«Vi devo qualche favore?»

«No. Sono io che ne devo a voi.»

«Ben detto. Il direttore dell'impianto è un certo signor Lafferty.»

«Grazie. E dove potrei trovarlo?»

«Qui. Lafferty sono io.»

Ancora una volta, Shima rimase senza fiato. Spalancò la bocca, e poi balbettò: «Ma... ma...»

«Ma cosa?» Lafferty sorrise. «Semplice. Ci sono arrivato grazie all'ingegno. Al duro lavoro. E al fatto di avere ereditato il 51 per cento delle azioni della Hudson Hell Gate.»

«Da Ildefonsa c'era da aspettarselo» mormorò Shima.

«Dovete tirarla fuori proprio all'inizio della fête, dottore?»

«Spiacente. Ancora una volta, le mie scuse. Oggi sono proprio un asino.»

«Accettato senza riserve.»

«Signor Lafferty, io...»

«Siamo nella settimana di Ope: "Droney".»

«Grazie, Droney. Ope. Io... io vorrei chiedere un favore al direttore dell'impianto.»

«Chiedilo.»

«Mi occorre un ambiente molto particolare, per un test sensoriale un po'

strano. Deve essere completamente isolato da immagini e da suoni. Speravo che in fondo alla diga ci fosse...»

«Niente affatto» lo interruppe Lafferty. «Se non ti fossi tanto preoccupato dei tuoi sciocchi petardi, là sotto, ti saresti accorto che c'è il rumore del risucchio e delle correnti. A proposito delle quali, laggiù c'è una simpatica ragazza che è andata a fondo per la terza volta. Ha bisogno di tenere cure. Scusami.»

Shima non riuscì a rispondere.

Lo stimato necrofilo gli rivolse un sorriso benigno. «Parleremo un'altra volta della carognata di mettermi alle costole il subadar Indidni.» E mentre si tuffava nello scarico, Lafferty gridava: «Forte come l'aquila! Svelto come l'avvoltoio! Vai! Vai! Vai! Vai! Necro cultura!»

Il salone di tatuaggi di Gianni Jiki non era certo una topaia. Era virtualmente un ospedale, con una sala d'accettazione coperta di cartelli dimostrativi e una decina di camere operatorie in cui altrettanti assistenti lavoravano secondo il principio della catena di montaggio. Se, tanto per dire, un brugo, o bulletto, del Gaffe desiderava l'ammirato (e costoso) tatuaggio del cobra, il serpente gli veniva per prima cosa tracciato intorno alla vita in una delle sale, poi venivano tracciati i particolari nella seconda, colorati nella terza, e infine la testa con le zanne veniva aggiunta in una quarta, dopo un'erezione indotta molto rispettosamente e con tatto. E la signora che desiderasse trasformare le sue labia majora nelle palpebre di un occhio ribaldo, avrebbe ricevuto la stessa rispettosa attenzione dalla linea di montaggio piena di tatto ed educazione. Ma il primo giorno della settimana di Ope, nel salone non si svolgeva il solito lavoro; invece vi aveva luogo il carnevale dei mendicanti. Oltre ai tatuaggi erotici e a quelli decorativi, infatti, Gianni Jiki forniva anche splendide cicatrici: graffi, contusioni, lividi, tagli sanguinanti ed eruzioni cutanee maligne per le finte "vittime" di incidenti, i mendicanti ricattatori, gli imbroglioni del Gaffe. Di conseguenza il suo ospedale era il ritrovo ufficioso dei professionisti della carità del Corridoio. Quando arrivò Gretchen Nunn, era in corso un'allegra danza di protesi nella sala d'accettazione. I sintetizzatori fischiavano. Gli storpi di professione si erano tolti gambe, braccia, mani, piedi finti, e perfino un pezzo di collo con spalla annessa. Erano seduti in cerchio, ridevano, e manovravano i minuscoli comandi manuali, mentre le protesi danzavano e piroettavano sotto lo stimolo dei radiocomandi. Gambe singole che scalciavano, battevano il ritmo o strisciavano il piede. Un braccio s'intrecciava ad altre braccia spaiate, in un ballo a palchetto di arti artificiali. E alcuni dei manipolatori erano talmente abili da far danzare come ballerine di fila le dita delle loro mani separate dal corpo.

Un tizio dall'aria gioviale, di grassezza pressoché sferica, nudo come madre natura l'aveva fatto, completamente tatuato dalla testa ai piedi, si avvicinò a Gretchen, sorrise e la salutò, parlando un po' in inglese e un po'

in italiano: « Buongiorno. Ope. Mai, mi ero detto, mai, saresti ritornata qui da me.»

«Ope» rispose Gretchen. «Voi... voi siete il signor Jiki, naturalmente?»

« Sì. Gianni. Tu eri pazza la scorsa notte, eh? Bevuto troppo vino, vero

«Sono venuta per scusarmi e per indennizzarti dei danni, Gianni.»

«Scusarti? Grazie. Molto gentile. Grazie. Ma che indennizzo? Per cosa?

Tutto uno scherzo, vero? Molto cattiva, ma solo uno scherzo. Sei venuta, e oggi è la settimana di Ope. Basta così.»

«Ma devo fare qualcosa per te.»

«Devi, eh? Va bene.» Gianni rifletté per qualche istante, poi sorrise di nuovo. « Bene! Allora danzerai con noi.»

Gretchen lo fissò senza capire. Lui la guardò negli occhi, e poi indicò

con la testa il pavimento. «Scegli il tuo cavaliere, gentile signora. »

Non era il tipo di persona che esitasse o si mettesse a discutere. Gretchen fece un passo avanti, si chinò per evitare le protesi in movimento, e alla fine toccò sulla spalla il braccio con spalla.

«Siegfried» disse Gianni, rivolto ai rimanenti tre quarti di mendicante.

« La signora danzerà con te.»

Gretchen cominciò a danzare. Gianni Jiki cantò: « Gualtiero, mio Gual- tiero! Conducimi all'altare... »

Come luogo di raduno, avevano scelto lo scafo sinistrato di un battello a ruote del Mississippi, e vi tenevano il Bar-beh-Q. Shima trovò difficile credere ai suoi occhi. C'era un letto di carboni accesi. Sopra i carboni uno spiedo gigantesco che girava. E sullo spiedo era infilata una forma legata, che assomigliava in modo inconfondibile a quella di un uomo.

«Santo Dio!» esclamò Shima. «Un barbeque di cannibali.»

Un regale Watussi di due metri d'altezza, che indossava tutti i paramenti della stirpe principesca africana, accolse Shima. «Ope, dottor Shima, e benvenuto alla nostra festa del maiale lungo.»

«Ope» rispose Shima, debolmente. «Ti ricordi di me?»

«Chi potrebbe mai dimenticare la tua interpretazione di Porgy and Bess in compagnia della signora Nunn? Da non perdersi.»

«Sono qui per fare ammenda dell'accaduto. Vorrei indennizzarvi come posso: con uno scambio di favori, con denaro, come preferite.»

«Nel giorno di Ope? Impossibile. Lascia perdere, dottore. Noi ce ne siamo già dimenticati. Vieni con noi e unisciti alla festa. Tra poco il pasto sarà servito.»

«Vorrei davvero poter fare qualcosa per voi» continuò Shima, insistente.

«Infatti mi servirebbe qualcosa.»

«Sì? Che cosa?»

«Devo fare un test che richiede il completo isolamento del soggetto. Pensavo a un piccolo, massiccio bunker di cemento.»

«Sì?»

«Voialtri avete in mano l'edilizia. Quanto tempo vi occorre per costruire un bunker come dico io, e quanto può costare? Potete farmi un preventivo?»

Il regale Watussi scosse tristemente la testa. «Ahimè, impossibile venirti incontro, dottor Shima. Siamo in sciopero per protesta contro l'impiego di soldati dell'OLP come guardie giurate. Non sono dei negri veri e propri, nonostante tutte le pretese in tal senso dell'OLP. Durerà ancora per tre mesi, probabilmente, e siamo pronti a combattere. Spiacente. Ma adesso unisciti alla nostra celebrazione.»

Shima cercò la maniera di defilarsi. «Spiacente, ma oggi proprio non me la sento. Assaggerò un'altra volta il "maiale lungo".»

Il Watussi accostò la faccia all'orecchio di Shima e mormorò con aria da cospiratore: «Ti prego di non disilludere i nostri ospiti, dottore, ma non saremmo mai disposti a svilire il KKK arrostendo un banalissimo viso pallido. Per festeggiare, ci siamo procurati una selvaggina assai più rara e co-stosa.»

«Più di un uomo? Mio Dio, cosa sarà mai!»

«Un gorilla.»

Ope! Ope! Ope! E nella Chiesa di Tutti gli Atei incoronavano Cristo "Re dei Burloni", mentre l'organo tempestava ironicamente. Dal vivo, non su cassetta, notò Gretchen, con sorpresa. All'organo c'era una sorta di figura demenziale, che picchiava il piede sul pedale, strattonava i quattro registri e cantava, gemeva e ringhiava in accompagnamento della sua musica satanica. A causa degli stracci di Ope che lo coprivano, Gretchen non riuscì a valutare la sua classe sociale di appartenenza, ma a giudicare dalla testa pareva trattarsi di un indiano irochese. Carnagione scura. Naso aquilino. Labbra sottili e bocca larga. Grandi orecchie. E il cranio rapato, a parte una cresta nera e rigida che gli correva dalla testa alla nuca.

"Gli manca solo l'acconciatura di penne d'aquila per la guerra" si disse Gretchen, avvicinandosi a lui per osservarlo meglio.

Evidentemente, l'uomo riusciva a vedere anche alle proprie spalle. «Che cosa vieni a fare?» domandò. «Ope.»

«Ope» rispose Gretchen, in mezzo al frastuono dell'organo. «Sono venuta a scusarmi dello scandalo da me creato in chiesa l'altro giorno.»

«Oh. Affermativo. Troppo giusto. Sei la bella sfizia che è venuta qui a cantare i Catulli Carmina di Orff. Attaccalo al chiodo, sfizia, l'accaduto. Noi qui in chiesa l'abbiamo già attaccato. E ce l'hai una carta di credito tua?»

«Credito?»

«Restaci pure incollata, sfizia, perché è la parola. Credito. Identità. Nome.»

«Oh, Gretchen Nunn. E tu?»

«Manitou-Win-Na-Mis-Ma-Bago.»

«Come?»

«Nella vostra lingua significa "Colui Che Allontana dal Cielo Manitù

con la Magia".»

«Sei indiano?»

«Prevalentemente.»

«Ope, e, accidenti, come devo chiamarti? Mannie? Signor Bago?»

«No, diavolo. Chiamami Finkel.»

«Finkel.»

«Affermativo. Scriabin Finkel.»

Il balletto dei bambini non nati, "Diritto alla Vita", era eseguito da venti nani nudi, all'ospedale ostetrico Eguaglianza Sociale. Ciascuno era collegato mediante un cordone ombelicale alla cima di un palo dalla sagoma fallica; insieme cantavano il coro fetale a bocca chiusa, accompagnati in sordina dall'orchestra diretta da una specie di selvaggio cosacco che ringhiò a Shima, in si bemolle minore: «Togliti dalla scena, stronzo. Ope.»

«Ope. Scusami. Non volevo dare fastidio. Cercavo soltanto qualcuno della direzione.»

«Io sono della direzione.»

«Vorrei scusarmi del chiasso che ho fatto l'altro giorno, e versare un indennizzo.»

«Oh. Giusto. Tu sei lo scherzoso che diceva di essere stato sbattuto da un elefante?»

«Sì.»

«E hai un nome?»

«Shima. Blaise Shima. E tu?»

«Aurora.»

«Come?»

«Sì. Mi hanno chiamato così in omaggio alla nave da guerra che appoggiò la rivoluzione russa. Scuse accettate. Niente rancori e Ope. E adesso togliti dalle palle, Shima. Dobbiamo registrare, e questi deficienti sbagliano gli attacchi.»

«Grazie... Come vi devo chiamare? Aurora? Rora?»

«Diavolo, no. Mi chiamo Finkel. Scriabin Finkel.»

«Come? Allora sei stato tu a scrivere il grande inno dell'Esercito della Freddezza, "Salgari tutte le api al Cielo..." Sono davvero colpito.»

«L'abbiamo scritto tutti, salame. Bemolle minore, maledetti pagliacci!

Bemolle minore! L'intera orchestra Finkel.»

La polvere fine che si produce durante la fabbricazione dei gioielli viene chiamata trouvaille. Nel corso dell'anno, il pavimento dei laboratori di oreficeria assorbe la polvere d'oro e argento e i residui delle pietre preziose; il primo giorno della settimana di Ope, lo Strøget apre le sue botteghe alla speranzosa moltitudine armata di scopa, spazzola, paletta, secchielli. Resta tuttora ignoto se qualcuno dei cercatori abbia mai guadagnato qualcosa dal recupero della polvere di trouvaille.

Ed era inevitabile che Gretchen, che percorreva lo Strøget porgendo scuse e firmando assegni a favore dei proprietari a cui aveva rotto le vetrine (il commercio di lusso non ha mai trattato l'articolo del perdono) era inevitabile che riconoscesse una persona a lei familiare, in mezzo alla folla dei cercatori sudati e ansimanti: Yenta Calienta, armata di un aspirapolvere a pile. Yenta passava metà del tempo a risucchiare la polvere e l'altra metà a proteggere l'elettrodomestico dagli indignati portatori di scopa.

Una buona metà dei funzionari della ditta era vestita da nocciolina, completa di monocolo e cappello a cilindro. Anche il direttore della pubblicità era in costume, ma la cosa non gli impedì di accettare le scuse di Shima e l'assegno. Poi accompagnò Shima a un enorme cappello a cilindro che era pieno di qualche diabolico intruglio color magenta. Era almeno il triplo del cappello rubato da Shima e Gretchen. Il direttore lo indicò con orgoglio.

«Mille litri di rum Demerara. Duecentocinquanta di granatina. Spremere cento limoni ricostruiti. Venticinque chili di zucchero a velo. Mille ciliegie al maraschino. Il vero punch del piantatore. Assaggiate, dottore. Divertitevi con noi. Ope.»

E se ne andò in preda a un leggera ebbrezza. Shima valutò, un po' dubbioso, il preoccupante cappello a cilindro, poi si strinse nelle spalle e salì

sull'impalcatura che portava all'orlo del copricapo, che era alto tre metri. Gli venne dato un boccale di terracotta decorato di bianco, da portare a casa come ricordo. Si mise in coda dietro gli altri e si rivolse alla donna che gli stava davanti: una donna giovane e alta, dall'aria vivace, che teneva in mano un boccale contenente ancora mezzo dito di cocktail.

«Ope. Vedo che avete già assaggiato il punch. Com'è?»

La donna si voltò, e lo squadrò con uno sguardo intelligente. «Ope. Questa è la quinta volta.»

«È tanto buono?»

«Non importa. Questa ditta è una mia cliente. L'adulazione fa parte del mio lavoro.»

Tuffò il boccale nel liquore e lo riempì, poi si fece da parte per lasciar passare Shima. Questi si chinò oltre il bordo, per riempire a sua volta il boccale... e si sentì afferrare per le caviglie, come se qualcuno volesse gettarlo dentro il recipiente.

«Figlio di un cane! Adesso te la faccio pagare io, per la Termopiscina!»

Finì dentro il punch del piantatore, a testa in avanti, a tener compagnia al rum, alla granatina, al succo di limone, allo zucchero a velo e a mille ciliegie al maraschino. Shima tossiva e si divincolava, ma la donna continuava a tenerlo per i piedi. Stava per perdere la conoscenza, quando venne lasciato libero. Riuscì a ritornare a galla, e scorse la donna, accanto al bordo del cappello: lo fissava con occhi fiammeggianti, mentre il direttore della pubblicità la teneva ferma.

«Signora, nella Termopiscina non ero io» boccheggiò Shima.

«No, maledetto, eri proprio tu! Ti riconoscerei sotto qualsiasi travestimento.»

«Grazie lo stesso, signora. Avete risolto il mio problema di isolamento. Ope.»

Quando Gretchen ritornò stanchissima al proprio appartamento, vi trovò

alcuni dei suoi dipendenti, che difendevano il fortilizio. I loro vestiti della settimana di Ope erano così elegantemente stracciati da farla sorridere. Shima? Nessun segno di lui. "Che sia successo qualcosa?" si domandò.

"Che si sia di nuovo rifugiato nella sindrome di attacco e fuga?" Poi giunse un messaggio da Shima. "Da casa sua?" No, dal distretto. "Mio Dio! Lo sciocco si è di nuovo cacciato nei pasticci!" Ma quando inserì il messaggio nel registratore, le sue dita non tremarono.

Ti mando questo messaggio, Gretchen, amore, perché sono completamente a terra. Non riuscirei ad affrontare un altro essere umano, neppure te.

Mi è successa una cosa, un'appendice dell'attività del Golem, mentre andavo a indennizzare i proprietari di quel cappello a cilindro, che mi ha suggerito un modus operandi per il tuo test sensoriale. Una batisfera. È già

attrezzata di sistemi di comunicazione, apparati per la sopravvivenza, corrente elettrica - che rimanevano problematici negli altri modi da me studiati per ottenere l'isolamento - e nelle profondità oceaniche non c'è niente che penetri, a parte qualche leggera radiazione proveniente dalla crosta terrestre e qualche neutrino disperso. Perciò mi sono recato al Centro Oceanografico, a chiedere in prestito una batisfera a Lucy Leuz, un mio vecchio amico del M.I.T. Si tratta di Friedrich Humboldt Leuz, dottore e DODO, in maiuscole. Non l'uccello estinto; Direttore Operazioni Drenaggio Oceanico. Sapevo che aveva una batisfera formato mignon.

Quando li ho raggiunti, erano intenti a festeggiare l'inizio della settimana di Ope con un ricevimento a base di pesce crudo, usando per il banchetto le eccedenze degli acquari. Gretchen, tu non potrai mai sapere che cosa sia la colpa finché non ti troverai con un granchio reale dell'Alaska che ti guarda negli occhi mentre gli stacchi le gambe a una a una. Ma lasciamo perdere. Lucy mi ha dato la benedizione di Ope e l'autorizzazione a procedere, e tutto è predisposto per domani - e sarà bene sbrigarci - perché adesso so che Indidni ha ragione. Il tempo è davvero essenziale. E quando avrò

finito, anche tu sarai d'accordo con me.

Da lì mi sono recato al quartier generale dell'Esercito della Freddezza, perché pensavo che ti avrei trovato laggiù a fare ammenda per la tua esecuzione dei Pagliacci. Non c'eri, e allora ho provveduto io per te, e quei santi sono piuttosto rapaci. Preparavano un isterico revival per opporsi all'inizio della settimana di Ope. Naturalmente, l'Esercito odia la falsa dea Ope e i suoi sudici, corrotti, peccaminosi Opalia.

Ci sarà stato un migliaio di persone, guidato da un altro pazzo della banda degli Scriabin Finkel, questa volta una donna, una londinese, pura Cockney, che diceva di chiamarsi Sabrina Finkel. La gente ululava: «Salgan tutte le api al Cielo...», saltava al ritmo della musica, si agitava tutta, spaccava ciò che trovava, si rotolava per terra e cadeva in deliquio. L'eccitazione era spaventosa, tutti sembravano pronti a linciare qualcuno. Una ragazza venne a rifugiarsi dietro di me, e io non seppi darle torto, se aveva paura. Avevo paura anch'io.

«Tu mi sembri una persona beneducata, anche se indossi questa schifezza di impermeabile» mi disse. (Infatti ero tutto sporco di Punch del Piantatore, per motivi che ti spiegherò un'altra volta.) «Per l'amore di Cristo, portami via di qui. Qua dentro sono tutti pazzi.»

«Dov'è il brugo che ti ha strappato fin qui, sfizia?» le chiesi.

«Senti, appendi via il gergo di Ope» mi fece. «Sei una persona istruita, l'ho capito subito. Il mio amico è finito steso a terra, con la testa infilata in un trono degli angeli.»

Perciò lasciammo la festa dei matti, trovammo un taxi, e ci dirigemmo alla mia Oasi. Lei stava seduta nel suo angolo e io stavo seduto nel mio. Nessuno di noi aveva voglia di parlare. Lei era incavolata nera, io ero esausto. Ma quando arrivammo all'Oasi, dovetti farle da cavaliere. Le proposi la scelta: o tenersi il taxi e andare dove voleva andare, pagavo io, o venire sopra, a bere qualcosa.

«Amico, un bicchiere mi serve proprio» rispose. «Quel maledetto Esercito è più asciutto del deserto. Affermativo. Ma non metterti delle idee.»

«Per l'amor di Dio!» le risposi, un po' disgustato. «Chi credi che sia? Ca-sanova? Vieni, sto congelando.»

Salimmo fino all'attico. Accesi la stufa e lei rimase ferma a guardarmi mentre trafficavo con carta e fiammiferi.

«Hai delle ciliegie sul collo» commentò poi. «Non te ne sei accorto?»

«Non mi sorprende» risposi. «Ho appena avuto uno scambio di vedute con un mastello di Punch del Piantatore.»

Lei cominciò a gironzolare per la casa, guardando questo e quello. «Ragazzi, non sono mai stata in un posto così di lusso. Tu devi davvero essere uno che ha classe. Me ne sono accorta subito, anche con quella schifezza d'impermeabile e con quelle ciliegie attaccate al colletto.»

«Sono un cocktail ambulante» le dissi «e mi fa male la testa. Quindi vieni a bere il tuo drink, e intanto penseremo a come farti arrivare a casa sana e salva.»

Ci sedemmo davanti al fuoco e le offrii da bere. Era una rossa con una carnagione bellissima, ma per trovarla carina di faccia sarebbe occorsa molta carità cristiana. Continuò a parlare, senza però affrontare l'argomento del suo ritorno a casa. Ma era simpatica, ingenua in tante cose. Lavorava per l'Esercito della Freddezza, mi raccontò, e non capii che lavoro facesse; una sorta di fattorino, mi parve di afferrare. E le piaceva raccontare i segreti peccati dei santi. A un certo punto, se ne uscì con queste parole: «Devo telefonare a Fila.»

«"Fila" chi?»

«Filadelfia. Abito laggiù con i miei.»

«Che bisogno hai di telefonare? Scendi fino alla pneumatica, e in un quarto d'ora ci arrivi.»

«Sì, lo so. Ma devo avvertire di non aspettarmi a cena.»

Colsi la palla al balzo. «Ho il telefono guasto» dissi.

«Non dire stupidaggini» mi rispose. «Mi prendi per una ladra? Non intendo certo scroccarti una telefonata.»

«Faresti meglio ad andare a casa, signorina...» non mi aveva ancora detto il suo nome.

«No. Mi fermo qui. Non preoccuparti, non ti guasto. Oggi è il primo di Ope, e voglio farti cominciare bene la settimana, tocchiamo terra.»

«Il telefono è in camera da letto.»

«Lo so, e funziona benissimo. L'ho provato. Scendo in portineria a telefonare dalla cabina pubblica. Non voglio toglierti niente, brugo, a parte i calzoni. Forse non sapevi neppure che esistessero ragazze come me. Ma adesso lo sai, tocchiamo terra.»

Ciò detto, uscì. Io rimasi a sedere accanto al fuoco, chiedendomi come fossi finito in quel pasticcio e come potessi uscirne senza offendere nessuno. Niente attacco e fuga; mi limitai a pregare che succedesse qualche miracolo. Poi sentii bussare alla porta.

«È aperto» dissi.

La porta si spalancò. Era Indidni. Costituiva la risposta alle mie preghiere. Pensai che ci fosse davvero un Dio benevolo.

«Salve, Subadar» dissi.

«Ahimè, non ho buone notizie per voi, dottor Shima.»

«Non sarà qualcosa di serio, spero.»

«Vi prego, venite con me, dottore.»

«Vengo subito, ma...»

«Seguitemi, prego.»

E così lo seguii, prego. Indidni era silenzioso e turbato. Io ero completamente frastornato. Nell'atrio dell'Oasi, la Squadra Omicidi era radunata attorno alla cabina telefonica. C'era un mucchio di gente che osservava; qualcuno pareva sul punto di svenire. La porta a vetri era chiusa ermeticamente. Nella cabina c'era un corpo, a testa in giù. Qualcuno l'aveva sbattuta ripetutamente contro il pavimento, fino a farle scoppiare le vene, e lei era affogata nel suo sangue per farmi cominciare bene il carnevale.

Erano in alto mare, a bordo del rimorchiatore nucleare, Draga III, assai lontano dalla vista della terra e dal fetore del Corridoio. L'albero della gru sporgeva a tribordo, e l'argano si svolgeva lentamente, calando il cavo della batisfera contenente Gretchen Nunn. All'interno, la donna era collegata a numerosi elettrodi. I dottori Blaise Shima (Shim) e Friedrich Humboldt Leus (Lucy) erano nella cabina di comando, simile alla cabina di pilotaggio di una navetta spaziale: quattro intere pareti di pannelli illuminati, schermi televisivi e manopole.

Lucy Leuz era un ex muscoloso, attualmente un grasso. Basso di statura, enorme, con gambe e braccia larghe come i fianchi di una normale ragazza. Se entrava in una vasca da bagno, rimaneva a malapena posto per una decina di litri d'acqua. E, stranamente, aveva una voce che non era per niente in carattere con la sua truculenta corporatura: morbida e dolce, pronunciava le vocali con inflessioni metafoniche bizzarre. "Pazienza" diventava "pazianza", "senso" diventava "sanso".

«La profondità è sufficiente?» domandò Shima.

Leuz sorvegliava l'indicatore di profondità. «Quasi. Abbi pazienza. Sono pronti i tuoi programmi sensoriali?»

«Sì. Tutti e cinque sono pronti e hanno già iniziato il conteggio.»

«Cinque? Cinque sensi? Ma il subadar Indidni non aveva detto...»

«Lascia perdere quello che ha detto. Io li provo tutti: vista, udito, tatto, odorato, gusto. Ci hanno insegnato a non dare mai niente di sicuro, al M.I.T. Ricordi?»

«Certo, dolorosamente. I contatti degli elettrodi sono a posto? Sono dav- vero a posto?»

«Non riuscirebbe mai a staccarseli.»

«E sa cosa l'aspetta? Non sarà presa dal panico, quando chiuderai il contatto?»

«L'ho avvertita. Sa tutto. Non preoccupatevi. Gretchen ha tanto sangue freddo, addosso, che potrebbe dare inizio da sola a una nuova era glaciale.»

«Affermativo.» Leuz schiacciò un tasto. «Ho fermato la discesa. Duecento braccia.»

«Grazie al Cielo, il mare è calmo.»

«A duecento braccia di profondità, la ragazza non si accorgerebbe di niente, neppure se qui in superficie ci fosse un tifone.»

«Voi del DODO, dodo-vete proprio divertirvi.»

«Shim, segnali alla ragazza che si comincia?»

«No, la cosa non è prevista. Deve essere sola con se stessa, laggiù in fondo al mare blu.»

«Laggiù, il mare blu è nero, a quella profondità. La ragazza è isolata nel modo più assoluto.»

Shima annuì, accese uno schermo e subito vi comparve il Quadro Somatico Complessivo di Gretchen.

«Che diavolo è quella roba, Shim?»

«Metabolismo, battito cardiaco, temperatura, respirazione, tensione, tono muscolare, eccetera.»

«E li misuri in decimali? Ti piacciono le anticaglie.»

«Sì, è un programma d'antiquariato che ho trovato nella biblioteca programmi della CCC. Era quello che si adattava meglio ai test che devo fare. Qualsiasi computer può tradurre il decimale in binario, se occorre.»

«E il vecchio originale era un programma di test sensoriali? Che so, il come e il perché la gente ama o non ama un certo profumo?»

«No, tutt'altro. Era un calcolo delle probabilità per n-uple, che avevano preparato per il reparto Commerciale. Ma una volta scritto un programma di un certo tipo, i suoi algoritmi si possono adattare a qualsiasi altra cosa. Lo sai.»

«Voi segugi scientifici vi divertite proprio.»

«Ah, io sono uno scientifico? E, scusa, che cosa sei tu, dottor Friedrich Humboldt Leuz?»

«Io, signore, sono un Untersee Forschungsreisende, un esploratore sottomarino... e, se vuoi, sono anche capace di scriverlo.»

« Sieg Heil. Adesso le trasmetto un suono. Voglio vedere se anche il suo udito è di seconda mano. Indidni dice che la cosa potrebbe essere importante. Ma non mi ha detto il perché...»

Shima esaminò con perplessità il grafico della risposta di Gretchen agli stimoli sonori. Dopo qualche istante, Leuz domandò: «Qualche problema?»

«È una cosa stranissima» disse lentamente Shima. «È in grado di udire, certo, ma ha una strana soglia di reazione: molto bassa. In altre parole, può

udire un tuono lontano, ma non un tuono che le scoppia sulla testa. Può udire il mormorio di un canarino, ma non il ruggito di un leone di mare. È

una cosa assai diversa dall'abituale sordità.»

«Affascinante, Shim. Sai, la signora Nunn potrebbe essere un nuovo balzo quantistico dell'evoluzione.»

«Eh?»

«Il punto essenziale della sopravvivenza di una specie animale è l'adattabilità. Che cosa ha sterminato le specie oggi estinte? L'incapacità di seguire le spinte del cambiamento.»

«Niente da dire.»

«Il nostro ambiente circostante è cambiato drasticamente» continuò

Leuz. «Uno dei cambiamenti è il continuo martellamento dei nostri sensi da parte di suoni e di visioni insopportabili, ed è a causa di questo che abbiamo tanti pazzi nel reparto malattie mentali. Migliaia di persone che hanno rifiutato una realtà insopportabile.» Leuz rifletté. «Forse i sani di mente sono loro, e noi siamo i pazzi che la sopportiamo.»

«E Gretchen? Anche lei la rifiuta?»

«No. Lei si è adattata. Madre Natura spinge sempre le specie verso la vetta, e tra queste specie è compreso l'uomo. Purtroppo, entrambi siamo assai al di sotto della vetta.»

«Attento a come parli, Lucy. Registro tutto ciò che succede qui dentro.»

«Madre Natura, con le sue felici improvvisazioni, cerca di generare una specie umana più avanzata, mediante bizzarri adattamenti al nostro ambiente circostante impazzito. Un'ulteriore spinta verso la vetta... e hai la tua ragazza, Gretchen Nunn. Si è adattata alle spinte costituite da spettacoli e da suoni degenerati.»

«Hmm... la vetta. Potresti avere ragione, Lucy. Almeno, hai ragione nel dire che sono assai lontano da essa. Ma Gretchen? Non saprei. So che, vicina o lontana alla vetta, è unica.»

«Basta. L'unica domanda è se si tratti di una mutazione genuina ed ereditabile. Fai qualche test per accertartene?»

«È lei che vuole prendere la pillola.» Shima sorrise. «Hai ragione, basta chiacchierare. Non dobbiamo far aspettare la signora. Adesso controllerò il gusto e l'odorato.»

«Ragazzi, che picco! Indidni aveva ragione. La signora ha certamente l'odorato e il gusto.»

«Che cosa le hai somministrato, Shim?»

«H2S. Idrogeno solforato.»

«Cosa? Puzzo di uova marce?»

«Uh-uh.»

«Questa, signore, è una punizione crudele e inusitata, espressamente proibita dalla Costituzione degli Stati Uniti d'America.» L'avevo avvisata di aspettarsi il peggio.

«E quale ribalderia le propinerai, adesso?» Leuz rise.

«Adesso la povera bimba verrà bombardata con un osceno, perfido nemico universale.»

«Denaro?»

Shima rise. «Sai, Lucy, il tuo Forschungsreisendes può essere davvero profondo, alle volte. No, non denaro, acarofobia.»

«Come?»

«Formicazione.»

«Cosa?»

«L'insetto della cocaina.» Shima fissò Leuz, e vide che non capiva.

«Non lo conosci?»

«No, e penso di poterne fare a meno.»

«Forse hai ragione. Se lo capissi, mi spareresti, e nessun tribunale oserebbe condannarti. Inizia, Gretchen, mi spiace, ma devo controllare il tuo senso del tatto. Guarda come si agita! Mi spiace, amore. Adesso è finita. Almeno, adesso so che puoi toccare le cose.» Shima si voltò verso Leuz.

«E lo sento anch'io, per empatia.»

«Che cosa ha provato? Che cos'è questa storia della cocaina?»

«Insetti che ti corrono su tutta la pelle. "Insetto della cocaina" è il gergo degli psichiatri per descrivere i sintomi da privazione di cocaina, che ti fanno credere di avere degli insetti addosso.»

« Ugh! Concordo con il tuo disgusto. Hai ragione, nessun tribunale mi condannerebbe.»

«Te l'ho detto che era una risposta universale, Lucy. Guardati le braccia: ti è venuta la pelle d'oca.»

Leuz si strofinò le braccia. «A volte mi vengono dei dubbi sugli entomologi... o sono gli etimologisti?»

«Prova auf Deutsch. »

« Wortableitung? No, intendevo dire Insektenkundefachmanns. »

«Prova entomologie professeur. »

«Grazie. E adesso?»

«Adesso la vista.»

«Ma hai già scoperto che è di seconda mano.»

«Certo, ma solo per ciò che riguarda il normale spettro visivo. Domanda: è capace di vedere le altre frequenze? Infrarosse e ultraviolette? Adesso proviamo.»

Shima zufolò. Poi disse: «Sempre più vicini alla vetta che dici tu, dottore. La ragazza rappresenta davvero un gigantesco salto in avanti.»

«Come?» Leuz era confuso.

«Gretchen è cieca, vero?»

«L'hai detto tu. Nello spettro visibile.»

«Ecco, lei "vede", o "sente", la luce ultravioletta.»

«Vede l'ultravioletto? Impossibile.»

«Lucy, Gretchen reagisce alla radiazione ultravioletta. Non esiste una parola che definisca il suo modo di reagire alla luce. Gretchen probabilmente pensa di avere soltanto qualche lampo di luce negli occhi... fosfeni... ma in realtà... Accidenti, bisogna inventare la parola. Gretchen... "sentevede" le particelle ad alta energia che...»

«Meglio l'inverso, Shim. "Vedesente."»

«Fa lo stesso. Vedesente il bombardamento di particelle che giungono dalla crosta terrestre sotto di lei. Con una sorta di camera a bolle organica.»

«Mio Dio. Fantastico. Un settimo senso.»

«Esattamente.»

«Ma come puoi dire che sia una camera a bolle organica?»

«Abbiamo avuto un colpo di fortuna.»

«Sarebbe a dire?»

«A un certo punto, le reazioni di Gretchen sono uscite dalla scala, come un'esplosione. Una volta soltanto: un evento su un milione.»

«Natura dell'evento?»

«Ha captato il passaggio di un neutrino.»

«No!»

«Sì, invece.»

«Ma il neutrino non ha carica, e ha massa di riposo uguale a zero. Non reagisce con la materia» disse Leuz.

«Gretchen ha "visto" qualcosa, e doveva trattarsi di un neutrino. Nessun'altra particella proveniente dallo spazio potrebbe attraversare 350 metri d'acqua. Ha attraversato le fasce di Van Alien, l'atmosfera, duecento braccia d'acqua, la testa di Gretchen, e la sua camera a bolle organica l'ha "visto". Ma adesso avrà ormai attraversato tutta la Terra e sarà in viaggio per chissà quale altra destinazione.»

«Accidenti!»

«Hai ragione, Lucy. Gretchen è una fantastica mutazione, un nuovo salto quantistico verso la vetta di cui parlavi. E se fossi credente, pregherei che la mutazione fosse favorevole ed ereditabile.»

«Amen.»

«Siamo tutti d'accordo. Adesso tiriamo su l'Uomo Nuovo.»

Seduto con grazia a gambe incrociate nella cella imbottita, il subadar Indidni spense la registrazione dei test eseguiti da Shima a bordo del Draga III e fissò Gretchen Nunn con qualcosa di assai simile alla venerazione.

«Siete un fenomeno assai notevole, signora. Siete davvero un'ispirazione. Definirvi lusus naturae è estremamente riduttivo. Il dottor Leuz ha ragione. Siete un fantastico balzo quantistico al di sopra di noi.»

«Il cosiddetto "Uomo Nuovo"?» Gretchen arrossì. La barba nera e lucida di Indidni si mosse leggermente: il Subadar non era riuscito a frenare un sorriso. Ma una donna negra che arrossisce è uno spettacolo adorabile. «Neppure questa è una definizione giusta. La leggenda ci insegna che gli dèi, in forma umana, talvolta visitano i loro poveri parenti, qui sulla terra. Chi siete, voi? Sarasvati, divina protettrice della poesia? Uma, dea della luce? Preferisco credere che siate Gauri, la brillante.»

Gretchen, ancor più imbarazzata, rise e agitò una mano. «Grazie, Subadar, ma se devo essere un dio in forma umana, è più probabile che sia lo spauracchio mandingo, Mumbo Jumbo, che terrorizzava le donne africane.»

«Mi spiace di gettare un secchio d'acqua fredda sul santo sacramento»

disse Shima, in tono acido «ma ieri sera ho avuto una spiacevole esperienza con il Golem100. Ricordate? Vorrei andare avanti con il lavoro.»

«Non ho dimenticato, dottore» rispose Indidni. «Anzi, forse lo ricordo meglio di voi: quando voi lasciaste il Distretto, rimasi io con la sventurata vittima. Non si è certo trattato di un ricevimento per la festa di Ope.»

«Il ricevimento!» esclamò Gretchen. «Il ricevimento dato da Regina per i mariti. Tutta la colonia di api era presente. È stato questo a riportare in azione il Golem.»

Indidni annuì. «Causa ed effetto. È dimostrato. Ma adesso mi preoccupa il possibile effetto che può avere su di voi un nuovo viaggio nel Phasmamondo... Questa volta da sola, senza la presenza del dottor Shima come compagno di viaggio.»

«Perché tanta preoccupazione?» domandò Shima. «È uscita dal primo viaggio senza danni, almeno mentali. E per quanto riguarda le possibili azioni del suo corpo... be', siamo chiusi in questa cella imbottita.»

«Certo, dottore. L'ospedale psichiatrico è stato molto gentile, e questa cella è ragionevolmente sicura. Tutt'al più, la signora Nunn potrà assalire delle pareti imbottite. Oppure potrà accostarsi a voi come a quel manifesto.» Indidni sorrise. «In tal caso, prometto che chiuderò gli occhi.»

Questa volta, Gretchen ridacchiò. «In questa faccenda, siamo tutti insieme, Subadar. Non dovrebbero esserci segreti.»

«Grazie per la fiducia nella mia descrizione, signora, ma non è possibile che io abbia dei miei segreti e che desideri nasconderli? Comunque, ecco il motivo delle mie preoccupazioni: i principali impulsi dell'Id sono il piacere e la sopravvivenza. C'è il rischio che la vostra visita spinga questo selvaggio sottomondo a usarvi per la sua soddisfazione bruta.»

«Già mi aspetto qualcosa di simile, Subadar» disse Gretchen «e sono pronta a difendermi.»

«Pronta a difendervi dall'ignoto? E in che modo, signora?»

«Mio Dio! Sono vissuta e ho lavorato nel Gaffe per quasi trent'anni. E

cosa credete che abbia fatto, il Gaffe, se non usarmi per suo piacere e per la sua sopravvivenza? L'unica differenza è che io presento il conto al Gaffe. La mia esperienza è una corazza che mi permette di resistere a qualsiasi pressione psicologica.»

Indidni guardò Shima. «E voi, dottore? Anche voi siete pronto a resiste-re a qualsiasi pressione psicologica che la signora Nunn possa sperimentare nell'infernale sottomondo, e a qualsiasi azione possa essere compiuta dalla sua personalità somatica in questa cella imbottita?»

Fu Gretchen a rispondere, prima che Shima riuscisse ad aprire la bocca.

«No, non è affatto pronto. Perciò, se le pauvre petit si rifugerà nei suoi capricci, dovrete scusarlo, ma lo tranquillizzerò al mio ritorno.»

«Io non faccio capricci» brontolò Shima. «Non sono un bambino.»

Indidni sospirò. «Forse lo sono io, dottore. Spiacente di confessarlo, non sono preparato neanch'io a tutti i possibili esiti di questa straordinaria esperienza della signora Nunn, ma... lasciamo stare le cose come stanno. Facciamola partire per il suo viaggio solitario nell'ignoto. Dov'è la siringa con il prometio?»

«Fermatevi! Fermatevi!» gridò Gretchen. «Per l'amor di Dio, che cosa fate?» Era ancora nell'angolo imbottito dove aveva ripreso conoscenza un istante prima, e si alzò, attraversando il pavimento e cercò di separare i due uomini. Shima aveva afferrato Indidni per il collo e cercava di soffocarlo e di sbattergli la testa contro il muro. Il Subadar teneva Shima per i polsi e cercava di allontanarlo da sé. Gretchen si attaccò alle spalle di Shima e si lasciò cadere a terra; con il suo peso morto riuscì a staccarlo da Indidni.

«Sgualdrina!» Shima soffiava come una tigre pronta all'attacco. «E tu, porco seduttore di questa sgualdrinaccia nera! Farsi sbattere da un indiano!»

«Per l'amor di Dio, Blaise!»

«Maledetto il giorno che ti ho incontrata.»

«Che cosa è successo?»

Indidni si massaggiò la gola. «Evidentemente il dottor Shima è assai meno che corazzato, signora; è vulnerabile. Tutte le sue reazioni da uomo istruito lo hanno abbandonato, e ha attaccato invece di ritirarsi.»

«Ritirarsi da che cosa? Che cosa è successo?»

«Descrivendo con delicatezza l'accaduto, signora Nunn, è risultato che sarebbe toccato al dottor Shima, e non a me, chiudere gli occhi.»

«Come?»

«Nel suo stato di incoscienza, il vostro corpo si è accostato alla persona sbagliata.»

«Volete dire che io...?»

«Sì! Tu, con lui!» gridò Shima. «E da un mucchio di tempo!»

«Blaise! Non ho mai...!»

«Sì, materialmente non lo hai fatto, forse, ma lo desideri da tempo!»

«No, Blaise, non è vero.»

«Posso darvi un amichevole suggerimento, dottore?» disse con gentilezza Indidni.

«Maledetto indiano bastardo, con tutti i tuoi sorrisi e i tuoi modi insinuanti...»

«Sbircia!» Il Subadar non alzò la voce, ma parlò con un tono perentorio come una lama d'acciaio. «Non usate mai più con me un simile tono di voce.»

Spaventato, Shima tacque.

«La vostra collera si basa sulla presunta conoscenza del modo di comportarsi della signora Nunn, vero?» la voce di Indidni assunse nuovamente il consueto tono gentile. «Lei prima intuisce una cosa, e poi la dimostra. A volte vi ho sentito prenderla in giro dicendo che pensa con le viscere. Sì?»

«Sì» mormorò Shima.

«Allora, come potete prendere seriamente questo scherzo del suo inconscio, dato che la signora, interiormente, ha sempre saputo che sono omosessuale?»

«Come?»

«Certo» disse Indidni, sorridendo. «Io non ho mai nascosto la cosa, né la ho mai sbandierata, eppure la signora si è accorta della verità fin dalla prima volta che ci siamo incontrati. Nella migliore delle ipotesi, la signora Nunn ha semplicemente sbagliato manifesto ancora una volta. Nella peggiore, il suo corpo si è reso colpevole di un altro scherzo, poiché sapeva che i suoi approcci non potevano essere accettati, né lo sarebbero stati.»

Shima non aveva parole. «Oh, Gesù Cristo! Che cretino sono stato. A sospettare. A controllare come vi guardava. Sono proprio un pagliaccio.»

Scoppiò a ridere, istericamente, poi si mise a piangere, infine andò a nascondere la faccia contro una delle pareti imbottite. Gretchen rivolse un'occhiataccia a Indidni. Questi la guardò a sua volta, alzò un sopracciglio e sorrise. Lei scosse la testa, seccamente. Lui continuò

a sorridere.

Shima si voltò, bruscamente. «Voglio che accettiate le mie scuse.»

«Non è necessario, dottore.»

«Maledizione, devo trovare il modo di scusarmi.»

«L'avete già fatto.»

«Calma ragazzo» disse Gretchen. «Hai raggiunto il fondo. Più basso di così, non puoi scendere. Adesso puoi solo cominciare a risalire.»

«Metafora alquanto composita, ma assai adatta» disse Indidni, ridendo.

«Il peggio è passato, e non c'è niente di cui vergognarsi, o per cui sentirsi in colpa. Non dobbiamo permettere alla follia del nostro inferno interiore di raggiungere la nostra vita di persone civili. Ma adesso lasciamo questo luogo spiacevole e raggiungiamo un'atmosfera più simpatica: il mio appartamento. Scoprirete che è assai riposante. Inoltre dobbiamo ascoltare il racconto della signora: il rapporto sulla sua spedizione nel Phasmamondo, finché è ancora fresco nella sua memoria.»

Uscendo uno alla volta dalla cella imbottita, Gretchen mormorò a Indidni, in modo inaudibile: «Siete un grand'uomo.»

17

L'appartamento del subadar Indidni conteneva raffinatezze che soltanto un' élite sarebbe stata in grado di riconoscere. L'illuminazione era data da lampadine a filamento incandescente. («Ah, sì. Per una somma di denaro spropositata potrei rendere nota l'identità del moderno Thomas Alva Edison che le costruisce per me.») C'era un mappamondo di mezzo metro di diametro, talmente antico da contenere regioni vuote con la scritta Terra Incognita. Una mosca verde era morta alla latitudine 47°N. Soltanto un attento esame poteva poi rivelare che l'insetto era costituito di giada, perline nere e filigrana d'oro. («Occorrerebbe un brutale ricatto per costringermi a rivelare il moderno Fabergé che ha fatto questa mosca per me.») Esauriti i convenevoli, Indidni disse: «E ora, se siete a vostro agio, signora, potremmo cominciare.»

«Per prima cosa, quant'è durata la mia incoscienza?» domandò Gretchen.

«Venti minuti» rispose Shima. «Ho ridotto la quantità di prometio a un quarto della dose originaria. Quella sostanza è fortissima. Va usata con attenzione.»

«E la dose che mi hai iniettato è stata più che sufficiente, ti assicuro. La Phasmascena si è presentata come un inquietante mondo di macchie di Rorschach ai miei sensi... confuse macchie d'inchiostro, anzi macchie di Id. Gran parte di quelle macchie non riesco ancora a capirle. Prima tutto è

diventato nero...»

«Queste sono le percezioni della signora, privata della possibilità di leggere i vostri sensi, dottor Shima.»

«Sì.»

«Signora Nunn, potreste disegnare ciò che ricordate della vostra esperienza? Ecco foglio e penna.»

«Non sono molto brava nel disegno, ma cercherò di fare come dite, Subadar.»

«Molte grazie. Ci sarà assai utile per l'interpretazione.»

«Poi il nero assoluto si riempì di stelle, linee, spirali, e simboli strani. Volete che lo disegni? Era complicato.»

«Ho capito, Gretchen. Questo è il tuo modo di raffigurarti la tua percezione, del tipo "camera a bolle", delle particelle ad alta energia.»

«Poi tutto è diventato bianco e ho scorto una sorta di buco nero che assomigliava a un uccello in volo, o anche a un elmetto, o a una parrucca delle Folies Bergere disegnata da Toulouse-Lautrec. Era come questo disegno... e mi osservava...»

Poi è diventato più grande e si è trasformato in un'urna o forse una zuppiera...

...Ma secondo voi, una zuppiera può avere gli occhi?

Ma adesso, ripensandoci, mi ricorda la carta del tarocco Le Pendu, e mi allarma...

Ha cominciato a condensarsi e a suddividersi in... in non so che cosa, ma era orrendo. Osservate...

Poi è diventato una corona, o una farfalla sopra un cuore, o un asso di picche, o un grosso pendolino, così...

Ma sempre mi pareva di scorgere i due occhi intenti a osservarmi... Poi scorsi all'improvviso un'oca delle nevi in volo, o un'ape che mi attaccava con il pungiglione...

Ma il Phasmamondo è un incubo di trasformazioni, e io continuavo a vedere macchie d'Id prive di identità. Le ali dell'oca o dell'ape divennero la maschera di un demone africano, una maschera da stregone, una maschera del voodoo, ma allo stesso tempo parevano l'impugnatura della chiave di qualcosa...

E all'improvviso mi parve quasi che le macchie di Id del Phasmamondo cercassero di comunicare con me, per spiegarmi la raison d'être della loro cultura, ma in cinese, o in giapponese o in lingua franca spaziale. Ma gli occhi non smettevano di osservarmi".

Potete immaginare la mia sorpresa quando un grazioso Id di tipo femmi-nile cominciò a corteggiarmi e a farmi gli occhi dolci. Occhi. Sempre occhi. Macchie d'inchiostro o macchie di Id, sono sempre occhi. Così...

E alcune figure umane vuote, fatte di linee, cominciarono a fare approcci. Avete ragione, Subadar; i primi moventi sono il piacere e la soddisfazione...

Ma una nera donna-Id lo stava... o mi stava... o ci stava... sorvegliando. Anche adesso, occhi...

E la sua faccia si trasformò in un'altra maschera demoniaca.

Ma poi una figura simile a quella di un negro si mosse verso di me...

E si trasformò nella Morte, avvolta in un mantello, che cercava di afferrarmi...

Mi pare, forse, d'avere cercato di fuggire, e che poi sia apparsa una forma che pareva una trappola aperta, pronta a scattare su di me. Come questo disegno. Mi chiedo se anche gli oggetti inanimati abbiano un Id...

E poi si trasformò in un'altra figura. Non so che cosa fosse. Forse gemelli siamesi che si baciavano?

Ritornò la Bella, che mi fece di nuovo la corte. Nella civiltà del Phasma c'è una strana sorta di continuità e di persistenza...

E la forma vaga che mi era parsa una trappola aperta si trasformò in una coroncina. È un mondo scivoloso, nebuloso, fluido: è la realtà gelatinosa delle persone...

Poi si allargò fino a diventare una corona imperiale...

E la corona imperiale divenne una maschera demoniaca, da stregone africano. Come questa...

Ritornarono i gemelli siamesi, questa volta uniti per la schiena, e, a quanto pareva, irritati l'uno con l'altro; o forse vedevo un paio di cobra danzanti. Osservateli...

Poi comparve dal nulla una lettera in grassetto, una W...

Che si trasformò in un paio di braccia sollevate in aria, con enormi bicipiti; come queste...

E poi si trasformò in un ridicolo, grasso e cadente paio di natiche...

All'improvviso ritornò la Morte!

E ci fu un'esplosione nell'infinito, simile alla testa di un girasole...

... E a questo punto mi ritrovai nella cella imbottita. Gretchen cercò di riprendere fiato; per circa mezz'ora aveva continuato a parlare e a disegnare. I due uomini erano così profondamente assorti nelle implicazioni del suo discorso che non le prestavano più attenzione. Nonostante lo shock che aveva subito, Gretchen dovette sorridere. Shima non staccava lo sguardo dalla mosca di giada collocata a 47°N. Indidni osservava gli schizzi tracciati sui fogli del taccuino con la concentrazione di un fine conoscitore delle macchie di Id. Alla fine, Gretchen domandò: «Allora?»

«Quella esplosione...» domandò Shima, rivolto alla mosca di Fabergé.

«L'esplosione nell'infinito...?»

«Era la vostra reazione di fuga-attacco verso di me» mormorò Indidni.

«Con molta probabilità fu la causa del brusco ritorno della signora Nunn.»

Staccò lo sguardo dai disegni.

«Sarete d'accordo con me, dottore, che l'accaduto rivela una relazione assai curiosa e imprevedibile...»

«Tra Gretchen e me? Non c'è niente di impre...»

«No, no. Tra soma e psiche.» Indidni si voltò verso Gretchen. «Siete una fonte continua d'ispirazione, signora.»

«Grazie, Subadar.»

«Mi augurerei cordialmente di avervi tra i miei collaboratori.» E, rivolgendosi nuovamente a Shima: «Ora, dottore, avete tratto qualche acuta considerazione dalle esplorazioni della signora Nunn?»

«Sì, la considerazione che ne ho tratto è che avevo ragione. Il Golem100

non è solo. C'è davvero una popolazione di Id.»

«Sì. E altro?»

«C'è un'intera Phasmacultura.»

«E?»

«C'è davvero un legame tra gli individui del Mondo reale e gli Id-dividui del Phasmamondo.»

«Id-dividui! Ben detto, dottore. Mi piace molto questa sua parola: "Iddividui". Altro?»

Shima sorrise. «Una conclusione un po' fiacca, data la mia analisi della scena: dovremmo conoscere intimamente gli individui del Nostromondo prima di poter stabilire i loro legami con gli Id-dividui del Phasmamondo, e viceversa. Conclusione: occorrerà un mucchio di tempo per determinare l'origine del Golem.»

«Esatto, dottore» disse Indidni, sorridendo a sua volta.

«Sono d'accordo su tutto, a parte la vostra valutazione del tempo occorrente.»

«Ritenete che non occorra molto tempo? Perché?»

«Io dirò le mie opinioni, per ultimo, dottore. Adesso tocca alla signora. Se vi siete ripresa, signora Nunn, vi prego di riferirci le vostre conclusioni.»

«Ecco...» cominciò Gretchen, lentamente. «Come ho detto facendo rapporto, Subadar, avevate ragione a essere preoccupato. L'Inframondo è motivato dal piacere e dalla soddisfazione al livello più basso e animalesco. Ma... la cosa mi rende perplessa, perché ho incontrato molte sensazioni di pericolo e di morte.»

«Perché una simile perplessità, signora?» Indidni pareva leggermente sorpreso. «Il piacere egoistico può spesso danneggiare gli altri. I carnivori provano un crudele piacere nell'uccidere. Non avete mai visto un gatto giocare col topo, rimandando di momento in momento la sua uccisione?»

«Vero.»

«Ora, risolta in tal modo la perplessità, che costruzione mentale ricavate dalle immagini che si fondono l'una nell'altra, dalle macchie di Id che si allontanano, si trasformano e vengono sostituite da altre? Riuscite a interpretarle?»

«Vi ho dato le mie interpretazioni quando ve le ho descritte, Subadar.»

Indidni scosse tristemente la testa. «Ahimè, ecco il consueto problema degli esperimenti di laboratorio. Il soggetto è troppo coinvolto emotivamente nel test, e non riesce a dare una valutazione obiettiva della propria esperienza.»

Shima lo interruppe. «Se siete giunto a conclusioni diverse, Indidni, sbrigatevi a dirle, per l'amor di Dio! Non mettetevi a giocare al gatto e al topo con noi!»

«Non ne ho mai avuto l'intenzione, dottore. Non sono un carnivoro crudele. Ma sono riuscito a interpretare alcune delle percezioni primarie della signora... le sue sensivisioni, come direbbe il dottor Leuz... e vorrei avere la vostra opinione.»

«Prima la valutazione del tempo occorrente» disse Shima, insistendo.

«Perché non siete d'accordo con la mia?»

«Perché la signora Nunn, almeno credo, ha raggiunto la meta del suo viaggio nel mondo del prometio. Inconsciamente, ha scoperto la vera origine della bestia Golem Cento Mani.»

«Cosa?» esclamò Gretchen. «Io? Quando? Come?»

«Chi?» fece Shima.

«I vostri sospetti erano giusti : Winifred Ashley. L'Ape Regina dell'Alveare.»

«Come siete giunto all'interpretazione delle macchie di Id, Subadar?»

Gretchen era stupita.

«Per prima cosa devo farvi notare come molte delle percezioni giungevano dal vostro "settimo senso-camera a bolle", che il dottor Shima ha scoperto in modo tanto brillante. ...vi prego di avere pazienza. La catena delle deduzioni è delicata, e va presa un anello per volta... In realtà, voi, signora, spesso avete percepito l'aura di creature viventi, che poteva essere altrettanto carica di energia quanto le particelle subatomiche.»

«Sì, e...?»

«Gli occhi che continuavano a guardarvi. Al posto dell'occhio fisico della vista, dovete mettere l'"Io" psicologico della coscienza di sé. Vedevate voi stessa, riflessa nelle entità del Phasma, e senza dubbio loro vedevano se stesse riflesse in voi. La Phasmacultura è un mondo di masturbazione reciproca.»

«Mio Dio!» esclamò Shima. «Che concetto!»

«Adesso giungo al collegamento più delicato» continuò Indidni. «La donna Id nera che vi osservava, signora Nunn, e che si è trasformata in una maschera demoniaca... Esaminate obiettivamente i vostri ricordi... osservate di nuovo il disegno. La maschera non potrebbe essere la lettera "R", unita alla sua immagine speculare?»

«Come? Io non...»

«Voi stessa avete parlato di gemelli siamesi.»

«Non avevo pensato che...»

«La trappola aperta che si trasforma in una corona, diventa una corona imperiale, poi una maschera diabolica incoronata? Osservate il vostro disegno. La maschera non è la lettera "R", attaccata alla propria immagine?

Che cosa vi suggerisce una lettera "R" con una corona?»

«È inconfondibile... adesso! L'ape regina.» Gretchen si voltò verso Shima. «Ha ragione, Blaise. Io ero troppo coinvolta emotivamente nel viaggio con il prometio, per accorgermi di eventuali strutture che potessero manifestarsi.»

«Un altro sottile indizio» continuò Indidni. «L'oca delle nevi in volo, oppure l'ape pronta a pungere?»

Shima annuì, convinto. «Regina. Deve essere lei.»

«Certo. Abbiamo trovato la fonte del Cento Mani. È generato dalla colonia, l'alveare delle signore api, ma la colonia è mantenuta unita dalla regina. L'origine è la regina.»

«Perciò è la regina che deve essere distrutta» mormorò Gretchen.

«Ciò che ancora non capisco» disse Indidni, lentamente «è la lettera "W" che si è trasformata in un paio di braccia robuste e poi di grosse natiche. Perché ha richiamato la comparsa della morte?»

«La morte mi è apparsa anche prima, Subadar.»

«Sì, in risposta alla "R". Perché è apparsa anche dopo, in risposta alla

"W"?»

«Ovvio» disse Shima. «"W" è l'iniziale di Winifred.»

«Un po' troppo ovvia per me, dottore» disse Indidni, con un sospiro.

«Forse è un difetto della mia mentalità di uomo di Bombay che mi porta a rifiutare tutto ciò che sembra troppo ovvio, ma la cosa non mi piace. Ci dev'essere un profondo sottinteso, forse un doppio significato, nella morte accanto a quella lettera, nelle braccia robuste, nelle natiche...»

«Non vi sembra di complicare troppo le cose, Subadar?» domandò Gretchen.

«Forse.» Indidni trasse un profondo sospiro e sorrise. «O forse, parafrasando un'affermazione del dottor Shima, cerco di affrontare l'ignoto mediante l'ignoto.» S'interruppe. «A ogni modo, sappiamo dove cercare il Golem100. È un Id-dentità... grazie della parola, dottore... collegata fermamente alla psiche della signora Winifred Ashley per mezzo della colonia da lei controllata. Se potessimo destituirla, la colonia si disperderebbe e il Golem non avrebbe più casa.»

«È un lavoro per me» disse Gretchen, decisa. «Io faccio parte dell'Alveare. Troverò certo un modo per destituire Sua Maestà.»

«Indebolendo le strutture dall'interno?» Indidni sorrise. «Tradimento perdonabile, in questa fantastica situazione. Comunque, suggerisco di aspettare fino a domani per fare i piani di guerra. Non è il momento adatto a un lungo dibattito. Siamo stanchi e abbiamo bisogno di riposo.»

«Ha ragione» disse Shima, sbadigliando. «Io sono esausto. Vieni, Gretchen, andiamo a dormire, e niente fantasie.»

«Per le fantasie, si vedrà» disse lei avviandosi verso la porta. «Sul terrazzo c'è ancora della terra. Buona notte, Subadar, e Ope.»

Indidni non rispose e non si alzò per accompagnarli. Rimase seduto e li fissò con un'espressione preoccupata, sospettosa e incredula.

18

«Questa è la messa medievale originale da cui è stato preso l'inno» disse Gretchen. «L'ho fotocopiata per te, Regina, perché mi sembrava che potesse star bene nel tuo arredamento comunista. Naturalmente, per suonarla per te, ho usato un moderno spartito per piano.»

Regina era emozionata. «È il dono più gradito che abbia mai ricevuto, BB. Non so come ringraziarti. Davvero. Ope, e mille ringraziamenti.»

«Be', sapevo che non avresti trovato quel rotolo da pianola» disse Gretchen seduta al piano, e sorrise. «Perciò sono andata a cercare la musica. Era il meno che potessi fare per te, Regina.»

«E hai suonato così bene! Non è vero, signore?»

«Tutto cuore» disse Ildefonsa, applaudendo. «Cuore, falce, martello...»

«SÌ! Prendi in giro BB, se vuoi, Nellie» sbottò Sarah «ma il PROLETARIATO fu ispirato dal SACRO INNO a dare nella lotta la propria vita per strappare l'arte, la scienza e la libertà << DEMOCRATICHE >> dalle rapaci mani del PADRONATO capitalista e imperialista!»

Nel silenzio che fece seguito a questa esplosione, Gretchen disse: «Non sapevo che fossi iscritta al partito.»

«Oh, Sarah non è mai stata iscritta a niente» spiegò Ildefonsa. «Ha recitato in La ribelle, una perla preziosa, un dramma che fece tremare di paura gli sfruttatori dei lavoratori. Io l'ho visto. Le parole di Sarah erano il suo grande discorso del primo atto, prima che calasse il sipario. Puah!»

«Su, su, Nellie, non bisogna prendere in giro Sarah per quella recita»

disse Regina. «Gli attori non hanno colpa, se nei loro drammi storici ci sono discorsi di stile antiquato. Sarah ha lavorato assiduamente per La ribel- le, e non ha colpa delle sciocche parole che le ha fatto pronunciare l'autore.»

«Chi l'ha scritto?»

«Un drammaturgo della vecchia guardia, chiamato Szechuan Finkel»

disse Sarah. E poi, pensosa: «Sapete, credo che forse parlavano davvero così, all'epoca delle bandiere rosse.»

«E che epoca era?» domandò Mary Mixup.

«Secoli fa. Non so bene. Credo sia stata l'epoca in cui un santo chiamato Stalin cacciò i plutocrati dal tempio... o viceversa.»

«E che cos'è un plutocrate?»

«Una specie di uomo delle nevi, ma con le zanne lunghe.»

«Non ha importanza, Mary» le interruppe Regina. «Tutte queste cose fanno ormai parte della storia antica. BB, cara, suona ancora per noi, e noi canteremo. Abbiamo già imparato l'inno nelle varie lingue, sperando di riuscire a procurarci il rotolo per pianola originale. Contavamo di organizzare tra noi una cellula segreta bolscevica internazionale. E adesso, grazie a te, possiamo farlo, cara, perciò, organizziamoci, organizziamoci. Ragazza Pi! Controlla che la vodka sia ben ghiacciata.»

«Soltanto acqua del bagno ghiacciata, signora Winifred.»

«Fa lo stesso, ragazza. Non c'è bisogno di mettere il ghiaccio nelle bevande; il ghiaccio serve per raffreddare la bottiglia. Allora, BB...?»

«Ancora una volta, con solidarietà, compagne.» Ildefonsa scoppiò a ridere.

«Oh, cerca di essere seria, Nellie. Il nostro tema è: Sempre avanti il fron- te rosso, e dobbiamo essere sincere. Dobbiamo essere convinte della rivoluzione che verrà.»

Regina cominciò a cantare, accompagnata al piano da Gretchen:

Arise, ye pris'ners of starvation!

Arise, ye wretched of the earth.

For justice thunders condemnation.

A better world's in birth.

No more tradìtion's chains shall bind us.

Arise, ye slaves, no more in thrall!

The earth shall rise on new foundations.

We have been naught, we shall be all!

Regina chinò graziosamente la testa, ringraziando degli applausi. «Grazie, compagne, grazie. Solidarietà per sempre, e, ragazza Pizza, dov'è la nostra vodka? Adesso tocca alla compagna Mary Mixup, la nostra ricercatrice di antichità francesi, che seminerà veleno contro la dispotica classe dominante. Mary?»

La Regina fece spazio a Mary Mixup, che prese posto accanto al piano. Gretchen indicò la musica, come per dare le istruzioni a Mary. «Quando canti, cerca di essere convinta di ciò che dici!» le bisbigliò. «Regina non ti prende mai sul serio. Nell Gwyn si fa sempre gioco di te. Non subire, afferma la tua personalità.»

Mary la fissò senza capire, poi si voltò e cominciò a cantare:

Debout, les damnés de la terre,

Debout, les forçats de la fin!

La raison tonne en son cratère:

C'est l'éruption de la fin.

Du passé faisons table rase,

Foules d'ésclaves, debout, debout!

Le monde va changer de base:

Nous ne sommes rien, soyons tout!

Nell'applauso, Gretchen bisbigliò: « Debout! Debout! Tu dovresti essere tutto!»

«E adesso» annunciò Regina «la nostra Yenta Calienta. Gli ebrei sono sempre stati in prima fila nella lotta per la libertà delle minoranze etniche.»

«Ma io non potrei esserci senza la mia rabbi» disse Yenta, prendendo il posto di Mary accanto al piano.

«Che cosa ci fai, con Regina e le sue amiche goim? » mormorò Gretchen.

«Sono ritualmente impure. Mary non riesce mai a combinare niente di giusto. Nellie non ha alcun rispetto per il denaro. Regina è troppo ricca per occuparsene. Quando canterai della liberazione, pensa alla tua!»

Yenta le strizzò un occhio, poi si voltò e cominciò a cantare:

Sheit oif ir ale wer nor shklafen

Was hunger leiden mus in noit.

Der geist er kocht un ruft tzu wafen.

In shlacht uns fìren is es greit.

Di welt fun gwaldtaten un leiden

Tzushteren welen mir, un dan

Fun freiheit gleichheit a geneiden

Bashafen wet der arbetsman!

« Freiheit! Freiheit! » mormorò Gretchen. « Sheit oif! Sheit oif! , tu e la tua rabbia.»

«Ora tocca alla nostra "Ribelle una perla preziosa" che ci presenterà l' In- ternazionale, così com'era cantata nel finale del dramma omonimo.»

«Sì, ma non in inglese. In italiano, l'unico VERO linguaggio delle BELLE ARTI! *****

•••••

«Che cosa ne può sapere Regina delle Belle Arti? È soltanto una ricca reazionaria. E le altre, cosa ne sanno? Yenta è una commerciante. Mary è

troppo oca. Nell non è sincera.»

Compagni, avanti! Il gran partito

Noi siamo dei lavoratori.

Rosso un fiore in petto c'è fiorito:

Una fede c'è nata in cor!

Noi non siamo più nelle officine,

Entroterra, nei campi, in mar,

La plebe sempre all'opera china

Senza ideali in cui sperar.

« Avanti, Sarah! Avanti! Lascia queste donne superficiali, NON CREATIVE. Sono tutte inferiori a te.»

«Miss Priss ha scelto la lingua di Marx ed Engels» disse Regina. «Sono i padri spirituali della nostra gloriosa vittoria bolscevica, e la nostra Miss Priss potrebbe esserne una madre spirituale.»

«Regina ti prende sempre in giro» sibilò Gretchen. «È ricca e volgare. Tutte le altre sono volgari. Le gemelle sono pervertite coniugali. Nell Gwyn è peggio di una sgualdrina.»

Wacht auf, Verdammte dieser Erde,

Die stets man noch zum Hungern zwingt!

Das Recht, wie Glut ìm Kraterherde,

Nun mit Macht zum Durchbruch dringt.

Reinen Tisch macht mit den Bedrangern:

Heer der Sklaven, wache auf!

Ein Nichts zu sein, tragt es nicht langer...

Alles zu werden stromt zuhauf!

«Wacht auf, Priss! Wacht auf! Sveglia. Togliti di qui. Sei troppo una ragazza a posto, per stare in mezzo a queste donne corrotte che sono assolutamente prive di educazione.»

«Non è un segreto che il colore della nostra Nell Gwyn sia uguale a quello della nostra amata bandiera rossa rivoluzionaria» disse Regina, sorridendo «ma io ho un segreto da rivelarvi. È di origine spagnola, ed è una rara avis, una castigliana rossa.»

«Mentre lei, invece, è verde pisello, Nell. Verde per l'invidia. Sa che dovreste tenere le riunioni nel tuo bellissimo appartamento, e condurle secondo il tuo stile elencato. È gelosa di te. Tutte sono gelose.»

Arriba los pobres del mundo

En pié los esclavos sin pan

Y alcémon todos al grito de

Viva la Internacionàl!

Rompamos al punto las trabas

Que impiden el triunfo del bien

Cambiemos el mundo de fase,

Hundiendo el imperio burgués!

« Triunfo, Nell! Triunfo! Viva la Internacionàl! Credi a ciò che canti. Sai perfettamente che dovresti essere tu la regina!»

Quando Gretchen, alquanto depressa, s'incamminò lungo lo Srøget, meditando sull'insuccesso del suo tentativo di spingere le signore api alla rivoluzione contro Regina, provò sorpresa e piacere scorgendo Blaise che si precipitava su di lei come l'Olandese Volante, ossia senza parlare, e a vele spiegate. Gretchen corse verso di lui, lo afferrò per il braccio, e prima che lui riuscisse a salutarla, cominciò a raccontargli la sua avventura: i canti per propiziare la venuta della gloriosa utopia bolscevica.

«E a quel punto, le due gemelle, Oodgedye e Udgedye, la cantarono in russo, e io cercai di convincere anche loro. Voi due siete le uniche donne veramente libere di tutto il gruppo, e le altre vi odiano: Regina, Priss, Sarah, Yenta... Perché non ve ne andate via da questo stupido gruppo? Prendete alla lettera le parole del canto! Uguale risultato: niente.

«Mio Dio, sono lieta di averti incontrato, Blaise. Sono scoraggiata. Non sono riuscita a iniziare una rivoluzione di palazzo nella colonia, neppure servendomi della malizia, della gelosia, della rivalità, di tutto ciò che mi è

venuto in mente. Regina le tiene unite, e la sua personalità è troppo forte. Occorre allontanare l'ape regina, se vogliamo distruggere l'alveare e spazzare via il Golem. Ma come?

«Non preoccuparti, Blaise. Era una domanda retorica. Io so già la risposta, e non mi piace, ma è l'unico modo per salvare sia noi sia il resto del Gaffe. Andrò all'OLP e mi accorderò con il Padre Olp per un contratto su Winifred Ashley. Quella donna può spazzarla via. È una cosa orribile... nessuno di noi ha la tempra dell'assassino... ma non c'è altro modo. Cosa ne pensi, Blaise? Approvi questo modo di agire? Dio sa cosa dirà Indidni quando lo scoprirà... quel furbone scopre sempre tutto... ma tu mi approvi?

Cosa ne pensi?»

«. ottof it ehc osneP»

«Cosa?»

« .ottof it ehc osneP»

«Blaise!»

« .ottof it ehc osneP»

«Per l'amor di Dio, cosa farfugli?»

« .ottof it ehc osneP»

Gretchen si strappò dalla stretta di Shima, gli rivolse un'occhiata stupita, poi scappò via dallo Strøget. Svoltò dietro un angolo, poi un altro, e si trovò faccia a faccia con Salem Burne, elegante, alto, completamente a puntino. Lo psicomante sorrise e tese le braccia, cercando di afferrare Gretchen.

« .ottof it ossedA»

«Cosa!»

« .ottof it ossedA»

«Siete impazzito?»

« .ottof it ossedA»

«Siete pazzo, Burne. Tutto il Gaffe è impazzito e farfuglia.»

« .ottof it ossedA»

Corse via, tremante, e finì contro il dottor F.H. Leuz. Il direttore delle ricerche subacquee la afferrò e la tenne stretta a sé.

« .atapocs avouN»

«Per l'amor di Dio, Leuz! Anche voi!»

« .atapocs avouN»

«Prima Blaise. Poi Burne. Adesso voi. No! No!»

« .atapocs avouN»

«È un incubo. Non può essere altro. Che pasticcio! Devo essermi addormentata da qualche parte. Perché non riesco a svegliarmi?»

Si liberò di Leuz e corse a rifugiarsi in un androne. In preda al panico, si nascose nell'oscurità. E all'improvviso si sentì stringere tra le braccia del signor "Dopolacura" del manifesto del "Tirami Su", che la fece voltare su se stessa, le sorrise sconciamente e cominciò a percuoterle il basso ventre a grandi mazzate del suo notevolmente ingrandito rispetto alla realtà.

« !erapocS !erapocS !erapocS !erapocS !erapocS !erapocS»

«Cristo onnipotente! Dio onnipotente!»

Scappò via alla cieca, senza più fiato, senza più forze, singhiozzando e agitando le braccia, e scorse la Statua della Libertà che tendeva le braccia e la torcia fiammeggiante.

Poi, quando le pesanti braccia di metallo si chiusero su di lei, Gretchen svenne.

«No, non siete impazzita, signora Nunn» la rassicurò Indidni. «La vostra esperienza non è stata frutto di allucinazione. È stato un incubo di quasirealtà, la realtà della bestia Golem polimorfa, che vi è apparsa sotto forme diverse: il dottor Shima; Salem Burne lo psicomante; il dottor Leuz, stimato direttore delle operazioni subacquee; il manifesto del "Tirami Su", giunto alla vita; la Statua della Libertà, rottamata da tempo.»

«E le frasi incomprensibili che pronunciavano?»

«Deboli tentativi di comunicazione verbale, pronunciati alla rovescia. La creatura non è intelligente e non comprende la nostra realtà. È soltanto passione brutale, e usa come maschera ciò che estrae dalla vostra memoria. Mi sorprende che la bestia Cento Mani non sia comparsa sotto forma di un computer o di un taxi o di qualche altro oggetto; credo sia troppo primitiva per comprendere che le macchine non sono in grado di parlare.»

«E voi mi avete salvata, Subadar?»

«I miei uomini sono stati lieti di farlo.»

«Perché, c'era qualcuno dei vostri uomini che passava per caso da quelle parti?»

«Non proprio, signora Nunn. Dopo le preoccupanti rivelazioni dei giorni scorsi vi ho fatta pedinare.»

«Quali preoccupanti rivelazioni?»

«Che la lettera "W" che si trasforma in braccia muscolose e poi in natiche, potrebbe essere una stilizzazione di voi due, signora Nunn e dottor Shima, uno accanto all'altra.»

«Ed è questa, Subadar, la doppia implicazione che cercavate?» domandò

Gretchen.

«Sì. La vostra esplorazione vi ha rivelato la presenza del Golem, ma ha anche rivelato a lui la vostra presenza e la vostra potenziale minaccia. Vi ho già detto che i moventi della creatura sono la soddisfazione e la sopravvivenza. Il Golem deve sopravvivere, e perciò attacca il pericolo. Non la signora Winifred Ashley, ma voi. Ho tenuto presente la possibilità e ho dato istruzioni ai miei uomini, ed è per questo che vi seguivano per proteggervi.»

«Soltanto me, o anche Blaise?»

«Ho preso provvedimenti per tutt'e due, e in particolare per il dottor Shima. Vi prego di perdonare la sincerità, signora Nunn, ma mentre voi avete molta forza, il dottore ha molta debolezza. Voi siete la nuova umanità, ma il dottor Shima, per quanto sia brillante, forse è uno di coloro che possono essere sacrificati senza danno. Non conosciamo gli standard fissati dalla natura per il suo vertice evolutivo umano.»

«Hmm.» Gretchen rifletté sulle sue parole. «Forse avete ragione. Ma adesso è protetto?»

Indidni sospirò.

«Ahimè, i miei uomini lo hanno perso di vista.»

«Perso di vista? Come? Dove?»

«Non c'è bisogno che vi indichi i particolari della nostra comune professione, signora Nunn. Voi sapete che quando si pedina un individuo, gran parte del lavoro consiste nel riconoscere i suoi schemi abituali di comportamento, cosicché non occorre mai ripartire da zero.»

«Certo, lo so. E allora?»

«Il dottor Shima ha improvvisamente abbandonato i suoi soliti, consueti moduli di comportamento, e la mia squadra non ha più saputo da dove ricominciare.»

«In che modo il dottor Shima ha abbandonato il suo comportamento abituale?»

«Sono addolorato nel comunicare che probabilmente si è di nuovo rifugiato in uno stato di fuga psicologica.»

«Il signor Desiderio?»

Indidni annuì.

«È stato il Golem a spingerlo a farlo?»

Indidni alzò le spalle.

«È il signor Desiderio, chi si è messo a seguire?»

Indidni alzò nuovamente le spalle.

«Mio Dio! Mio Dio! Tutto ci crolla addosso. Quelle maledette signore api... Tutto ci crolla addosso!»

«Non dobbiamo lasciarci prendere dalla disperazione, signora.»

«No, no. Avete ragione. Occorre agire.» Gretchen trasse un profondo respiro. «Sì, colpire in fretta, duramente.»

«Ho raddoppiato il numero degli uomini che si occupano del caso.»

«Grazie, Subadar, ma intendevo un'azione mia.»

«Ah. Che cosa pensate di fare?»

«Questa conversazione viene registrata?»

«La registrazione può essere sospesa in qualsiasi istante, dietro vostra richiesta.»

«No. Intendo compiere un'azione malvagia e brutale, e voglio che ne rimanga traccia.»

«A voi l'onore, signora Nunn.»

Gretchen strinse le labbra. «Voglio recarmi nella piramide OLP per incontrarmi con il Padre Olp. Voglio chiederle un contratto sulla persona di Winifred Ashley, l'Ape Regina che tiene unito l'alveare e fornisce una casa al Golem. Sarò complice di un omicidio.»

«O piuttosto, mandante.»

«Entrambe le cose, allora, e subirò ciò che mi toccherà... con onore, almeno. L'unico modo per distruggere quell'orrore consiste nel distruggere la Regina e il suo alveare.»

Indidni sospirò di nuovo. «Voi, naturalmente, sapete che non posso permettervelo.»

«Lo so. Ma non potete fermarmi. Prima che voi e il Giudice Istruttore riusciate a cacciarmi in qualche gattabuia, il contratto sarà firmato, e nessuno potrà fermare i soldati dell'OLP. Cristo, Subadar!» gridò Gretchen.

«Il lupo sull'agnello. Parole vostre. Il lupo! Il lupo!»

E uscì dall'ufficio prima che Indidni riuscisse a risponderle.

«Mi chiamo Desiderio, cara signora. Chiamatemi signor Desiderio.»

Regina osservò il signor Desiderio. «Mi sembrate un giovanotto innocuo, e anche attraente. Posso chiedervi perché siete così sciocco da seguirmi?»

«Ma io non sto seguendo voi, cara signora. Seguo qualcosa d'altro, qualcosa di straordinario, e per caso le nostre strade coincidono.»

«E che cosa seguite?»

«Ah!» Dietro la sua maschera vitrea, il signor Desiderio pareva eccitato.

«Voi sembrate una signora innocua e assai attraente, perciò mi fiderò di voi. Sono attirato da qualcosa di nuovo. Io faccio un mio gioco personale, una sorta di caccia al tesoro o un gioco di società, e all'improvviso mi sento richiamare da un tipo nuovo di indizi. Questo nuovo tipo di indizi mi incanta. Mi attira magneticamente. Mi ipnotizza.»

«E che cosa sono questi indizi magici?»

«Una doppia morte; data e ricevuta.»

«Santo Cielo, signor Desiderio!»

«Soltanto poesia, signora cara.»

«Oh, siete un poeta?»

«Un poeta della distruzione. Un cantore della re-direzione.»

«Direzione? Mi sembra una contraddizione, Mister Desiderio. Nessun poeta degno di questo nome fu mai amico della direzione, dell'autorità.»

«Mi avete frainteso, cara signora. Io sono un poeta della RE direzione. Un bardo del tanatico.»

«E che cos'è il tanatico, per piacere?»

«È la profonda, fondamentale necessità umana di re-dirigere il corso dell'universo lungo il sentiero che aveva, prima di venire turbato dalla comparsa della vita.»

«Turbato? Voi siete contro la vita?»

«Io sono il nemico del turbamento, di qualsiasi cosa che macchi la pristina logica della natura; ogni volta che la vita, attraverso la propria distruzione, tenta di sospendere la sua intrusione nella perfezione, io sono attirato sul luogo in cui questo si verifica, allo scopo di aiutare. È questa la mia caccia al tesoro.»

«Dovete essere un poeta assai fuori dal comune, signor Desiderio, e mi piacerebbe ascoltare i vostri versi. Siete disposto a venire a leggerli a casa mia? Ecco il mio biglietto da visita. Io ricevo sempre il giovedì pomeriggio. Ci saranno degli altri invitati, e, naturalmente, anche dei rinfreschi. Allora, au revoir. Devo andare. Ho un appuntamento.»

«Ne ho uno anch'io, e sembra che andiamo nella stessa direzione. Vi accompagno.»

Proseguirono insieme, lungo le strade e i vicoletti maligni del Gaffe, deviando di tanto in tanto per aggirare mucchi di rottami, di immondizia, e di forme in dissoluzione che un tempo erano vive. Tutte queste cose venivano accettate senza dedicare loro alcuna attenzione. Si era alla fine del ventiduesimo secolo, e occorreva pagare qualcosa per il progresso di cui si godeva. Regina continuò a chiacchierare affabilmente di poesia e di arti decorative, ma sembrava altrettanto emozionata quanto il signor Desiderio.

«Avete voluto affidarmi le vostre confidenze, signore» disse alla fine «e io intendo ricambiare affidandovi le mie. Anch'io mi sto recando all'ultima tappa di una sorta di caccia al tesoro. Un conoscente, o meglio, il marito di una cara amica, è venuto a un ricevimento a casa mia, il primo di Ope. È

un collezionista di oggetti curiosi, e mi ha rivelato una cosa che mi ha emozionato. Lui possiede un tesoro che cerco da anni. L'originale rotolo per pianola dell' Internazionale di Pottier e Degeyter. Nella sua generosità ha promesso di farmene dono, e io ho accettato. Il signore abita qui. Arrivederci, giovanotto.»

Regina si avviò verso una magnifica Oasi, e il signor Desiderio la seguì. Lei lo fissò con aria interrogativa. Lui sorrise. «Anche la mia pista si dirige qui, cara signora. Un'altra strana coincidenza.»

S'indignò quando venne esaminata dalla polizia privata, ma non eccessivamente. Tuttavia non si accorse che il signor Desiderio approfittava del suo lasciapassare per farsi ammettere all'interno. Entrarono insieme nell'ascensore espresso e salirono verso il cielo.

«Io vado al trentunesimo» disse Regina.

«Anch'io, ma non dovete allarmarvi, cara signora. Ci sono quattro appartamenti a ogni piano. Si tratta ancora di una combinazione, e per il vostro party del giovedì pomeriggio comporrò un'ode a Thanatos sulla coincidenza.»

Quando Droney Lafferty aprì la porta per far entrare Regina, rimase sorpreso ed esclamò: «Come? Anche voi, dottore?»

Il signor Desiderio sorrise alla faccia pezzata. «Mi chiamo Desiderio, si-gnore. Potete chiamarmi signor Desiderio. Sono venuto per aiutarvi.»

Passò davanti a loro ed entrò nell'appartamento. Lafferty alzò un braccio per fermarlo, ma poi fece un sorriso e lo lasciò passare. Il signor Desiderio rivolse un'occhiata vitrea alle bacheche illuminate in cui era esposta la collezione di oggetti curiosi di Lafferty: meridiane, cornetti acustici, bastoni da passeggio, bustine di fiammiferi con disegni pornografici, disegni sconci francesi, e le maschere mortuarie di Lucrezia Borgia, Eleanor Gwynn, Caterina II, Paolina Borghese, Emma Hamilton, Lola Montez, Elisabetta I ed Elisabetta III.

«E adesso, dottore, nessun'altra scena spiacevole, vi prego. Mettetevi seduto e statevene tranquillo. Uno spettatore può aggiungere qualcosa di imprevisto.»

«Mi chiamo Desiderio, signore. Potete chiamarmi signor Desiderio» disse Shima, e, ossequiente, si mise a sedere, con gli occhi persi nel vuoto.

«Entrate, signora Ashley» disse Droney. «E siate la benvenuta. Non sapevo che conosceste il dottor Shima; però, se è solo per questo, so ben poco di tutt'e due.»

«Ma lui dice di chiamarsi Desiderio.» Regina era stupita. «Un poeta chiamato Desiderio.»

«Sì, ho già incontrato le fantasie del dottor Shima in precedenza. Non sono uno dei suoi lati più simpatici. Ma adesso permettetemi di presentarvi le mie collezioni, prima di darvi il vostro rotolo per pianola.»

Senza fretta, il signor Desiderio estrasse di tasca un cappio e lo posò in terra accanto alla sedia.

«Adoro le maschere mortuarie di queste divine signore dall'incostante verginità. Potreste obbiettare che nessuno prese mai la maschera di Eleanor Gwynn, ad esempio, o di Paolina Borghese, o di Caterina la Grande, e avreste ragione. Ma l'ingegno del collezionista può sempre trionfare sopra le banalità del mondo reale. Ho raccolto tutti i ritratti esistenti di queste dame lascive, e poi ho chiesto a un chirurgo plastico di farne un duplicato sulla faccia di corpi dell'obitorio: le maschere sono state prelevate da questi. Desidero soltanto aggiungere che non ci sarebbe stata la necessità di ricreare Emma Hamilton se vi avessi conosciuta all'epoca. Voi siete la reincarnazione di quella magnifica avventuriera.»

Una pistola laser e una 8 mm a colpo singolo andarono ad affiancarsi al cappio.

«Sono molto orgoglioso di questa collezione di fiammiferi erotici, che ha richiesto anni per essere completata. Il vincolo cui deve sottostare una simile collezione è che le scatole devono essere vergini: i fiammiferi devono essere nuovi, la superficie di strofinamento deve essere intatta. Queste vengono dall'India, e ciascuna ritrae una delle mistiche posizioni amorose del Kamasutra. Assai stimolanti, non vi pare, signora Ashley?»

Una fiala a pressione con l'etichetta (CN)2 finì ordinatamente sul pavimento.

«Una volta mostrai questa collezione a un ospite, e, prima che potessi fermarlo, il mio amico strappò un fiammifero da una delle scatole e lo accese. Quando vide l'espressione inorridita della mia faccia, mi domandò:

«Ho fatto qualcosa che non andava?», e io gli risposi: «Oh, no, niente», e poi svenni. Fortunatamente potei sostituire la scatola con un'altra scatola vergine. Voi siete vergine, signora Ashley? Credo di sì. Hanno un'attrazione magnetica, esattamente come voi.»

Sul pavimento scintillava ora anche un bisturi affilato.

«E questa invece è la mia collezione di collari per cane. Alcuni sono degli affascinanti riflessi del loro tempo. Quello tedesco con i chiodi, per gli enormi danesi, ricorda la mazza snodata d'acciaio con punte aguzze, der Morgenstern, usata dai cavalieri per sfondare il cranio ai soldati appiedati. E questo è un collare originale San Bernardo, con il barilotto di acquavite annesso. Non ho mai osato assaggiarla. Un collare per un cane per ciechi del ventesimo secolo. Collari con gemme, francesi, per cagnolini da salotto. Quella strana cosa è una bardatura per cane eschimese da slitta. E questo bell'oggetto è un collare a strangolamento a maglia d'argento.»

«Strangolamento?» domandò Regina.

«Sì, certo. Lo usavano prima che i veterinari inventassero i controlli radio inseriti direttamente nel cervello. Serviva a fermare l'animale quando era tenuto al guinzaglio. Vi faccio vedere. Ecco, mettetelo al collo... sapete, sembrerebbe una magnifica collana, e sono quasi tentato di regalarvelo... A posto. Ora, si attaccava il guinzaglio, e il collare era largo e comodo finché il cane accompagnava il padrone senza disobbedirgli; ma se cercava di fermarsi o di allontanarsi, ecco, bastava uno strattone al guinzaglio, e il cane doveva obbedire al padrone perché si sentiva strangolare... Così!»

Con le sue mani massicce, Lafferty ruotò la catena fino a farla scomparire sotto la pelle del collo della donna. Regina sbatté gli occhi e cominciò a boccheggiare, ma Droney mantenne la presa sulla garrotta d'argento, spinse la donna, supina, su un divano, e salì sopra di lei. « Kommt Hure! He- runter! Sitz! Liege! Bleib! » Le sue labbra scesero sulla bocca distorta di Regina. «Sì. Parla in francese con la tua amante, in italiano con tua moglie, in inglese col tuo cavallo, in tedesco col tuo cane. Sterb Hund! Sì. Sterb Hure! Nell'istante in cui ti ho vista per la prima volta ho saputo che saresti morta appassionatamente e che mi avresti dato la passione. Sì. L'ho saputo... Ah! »

E mentre Regina si agitava negli spasmi della morte, Droney la penetrò, e nello stesso tempo guardò il signor Desiderio con una sorta di aspettativa. Poi, giunse con un grido all'orgasmo, si godette le ultime contrazioni della donna, e lentamente si lasciò scivolare sopra di lei. Dopo un poco si rialzò dal corpo morto e recuperò la catena, sempre fissando con curiosità il suo spettatore.

«Nessuna reazione, signor Desiderio? Nessuna risposta? Orrore? Shock?

Disgusto? Paura? Niente? Proprio niente? Peccato. Speravo che la vostra presenza aggiungesse nuovo gusto alla cosa, signor Desiderio. Ma non ho provato niente di diverso dalle mie solite necrobellezze all'obitorio.»

«Il mio nome è Shima» disse il signor Desiderio. «Blaise Shima.»

Si chinò, raccolse da terra il laser e trapassò la testa di Droney Lafferty con una scarica.

19

Il subadar Indidni continuò a guardare incuriosito le bizzarre collezioni di Droney Lafferty mentre la Squadra Rimozioni portava via i corpi, avvolti in teli di plastica, mentre la Squadra Molecolare prelevava il calco delle impronte digitali e se ne andava, mentre la Squadra Comunicazioni se ne andava, mentre la Squadra Giornalisti se ne andava, mentre la Squadra Polizei e Omicidi se ne andava, portando con sé il cappio, il laser, la pistola, il bisturi e la fiala del (CN)2, tutti immortalati entro masse di plastica trasparente. Quando infine rimasero soli, lui voltò la schiena alle vetrine e parlò a Shima-Desiderio, che era ancora sotto shock.

«È una sorta di rito, che occorre osservare a beneficio del giudice istruttore» disse Indidni. «L'Ufficio Istruzione è ossessionato dai reperti che si possono misurare, sommare e infilare nel computer. Laggiù hanno una mentalità da ragionieri. La mia convinzione è che li scelgano tra coloro che fanno domanda per essere assunti alle Imposte e non vengono accettati.»

«L'ho ucciso» mormorò Shima-Desiderio.

«Il processo non verrà mai celebrato» continuò il Subadar, in tono indifferente «a meno che non chieda io stesso un procedimento d'urgenza. Al momento attuale, i processi sono in arretrato di settantanove anni. I giudici ricevono la nomina, prestano servizio per il periodo loro assegnato, vanno in pensione, muoiono, e davanti a loro non giunge mai un procedimento iniziatosi durante il loro periodo di servizio. Io stesso ho visto in tribunale i nipoti di accusatori e accusati, dei colpevoli e delle vittime, giudicati dai nipoti dei giudici. Dovete riprendervi, dottor Shima. È necessario farsi forza. Dovete cercare di raggiungere la vetta, e sono certo che ci arriverete insieme con la signora Nunn. Vi invidio.»

«L'ho ucciso.»

«Sì, l'avete ucciso. Mi è permesso di chiedere: come dottor Blaise Shima, o come signor Desiderio?»

«Non chiederò l'infermità mentale.»

«Molto onorevole, ma vi prego di rispondere alle domande. Avete bruciato il cervello del nostro stimato necrofilo come dottor Shima o come signor Desiderio? Riuscite a ricordarlo?»

«Come tutt'e due.»

«Bravo! Davvero una buona notizia! Allora, finalmente le vostre due metà sono giunte a comunicare tra loro. Sono consapevoli l'una dell'altra e si sono riconciliate. Questo è dovuto allo shock di avere assistito all'oltraggio perpetrato contro Winifred Ashley, senza dubbio. Un disastro che per voi, dottore, è stato un'occasione molto fortunata: vi ha rimesso insieme. Non credo che le vostre fughe si ripeteranno.»

«Gli ho sparato a sangue freddo» continuò Shima.

«E adesso volete concedervi il lusso del pentimento? Siete stato educato in una famiglia di cattolici francesi, in un luogo chiamato Johnstown, vero? Tsk! Le inondazioni li hanno sbattuti indietro in pieno medioevo. Dottore, siamo nell'illuminato ventiduesimo secolo dopo la venuta di Cristo. Johnstown non riesce a pensare in termini moderni, ma Gesù ci riuscirebbe, se Lui ritornasse nel Gaffe. Lo spirito di quel sapiente è sempre in contatto con i tempi.»

«L'ho ucciso a sangue freddo.»

«E non c'è bisogno che vi sentiate colpevole, come signor Desiderio. Lafferty ha distrutto l'Ape Regina e la casa-alveare del Golem. Lasciate perdere la vostra ossessione del pauvre petit, per piacere.»

Shima gemette.

Indidni disse lentamente, scandendo le parole: «Dottore, voi avete ucciso Lafferty per legittima difesa.»

Shima lo fissò senza capire. Indidni annuì. «Questa è la mia versione per il giudice istruttore. Voi l'avete visto mentre strangolava Winifred Ashley con il collare. Si è alzato dal suo corpo con la catena in pugno. Voi avete temuto di essere la successiva vittima di quella folle creatura, e l'avete temuto giustamente, dato che eravate il solo testimone. Perciò l'avete ucciso per legittima difesa. La Squadra Omicidi ha trovato il cadavere con la catena in mano. Quod erat demonstrandum. »

Shima si sentiva girare la testa. «Ma... siete sempre stato così... puro, incorruttibile come poliziotto.»

Indidni sospirò. «Ahimè, il mondo occidentale non riesce mai a capire i nostri valori, ed è per questo motivo che in India avete sempre incontrato degli insuccessi.» Poi, in tono più allegro: «Venite via, dottore. Dobbiamo pensare alla signora Nunn. Le ultime informazioni la davano come diretta alla piramide OLP per negoziare un contratto sulla persona della signora Ashley. Ho dato molta pubblicità alla morte di questa, su tutti i telegiornali, per impedire che la signora Nunn si comprometta con il Padre Olp, ma so che nella piramide non lasciano entrare le notizie correnti. Dobbiamo recarci laggiù di persona.»

«Le ultime informazioni? Chi ve le ha date?»

Indidni schioccò la lingua. «Quella notevole donna non vi ha mai raccontato di quando permise a una ragazza dell'OLP di fuggire con un infedele cristiano?»

«No. L'ha davvero fatto?»

«Sì, con grave rischio personale. La ragazza è ancora assai riconoscente.»

«E questa ragazza dell'OLP è la vostra fonte di informazioni?»

«No, suo marito. L'infedele è il campione di scacchi del distretto che ho già avuto occasione di citarvi. Adesso dobbiamo agire in fretta, dottor Shima. Non posso inviare qualcuno della mia squadra; non lo lascerebbero entrare. Noi invece potremmo entrare, facendoci riconoscere. Il Padre Olp è una donna assai pericolosa, e la signora Nunn potrebbe trovarsi invischiata in un disastro cercando di contrattare l'omicidio di una persona già

defunta.»

«Ma, aspettate un attimo, Subadar. La morte dell'Ape Regina non significa anche la morte del Golem? Questo non risolve tutti i nostri problemi?

Era la teoria di Gretchen.»

Indidni si voltò verso di lui, esasperato. «Non assillatemi, per piacere, dottore. Siete appena riuscito a rimettere insieme i vostri pezzi a un costo spaventoso. E adesso mi chiedete di rimettere insieme tutti i pezzi di questa crisi mortale? In un solo momento? E a quale prezzo? Venite, per pia-cere!»

Quando una comunità perde la regina, i suoi membri perdono il senso dell'ordine. Diventano distratti, irritabili, aggressivi, e cominciano a sciamare e a raccogliersi in gruppo per la disperazione. Occasionalmente, anche individui solitari ed estranei possono unirsi al gruppo, attirati dalle sue vibrazioni colleriche. Occasionalmente, "false regine" possono cercare di prendere il comando della comunità, e vengono trattate con un misto di rispetto formale e di ostilità e impazienza. Soltanto una vera regina può suscitare attorno a sé vero rispetto e trasformare nuovamente lo sciame in una comunità ordinata. Ma per generare una vera regina occorre fornirle una casa reale e del cibo reale, e poi una regina deve essere attirata all'esterno per accoppiarsi con il mondo.

È morto finalmente è morto e quel figlio di buona donna lui e la sua pelle bianconera pezzata non ha mai cambiato il testamento come aveva sempre minacciato di fare e adesso glielo faccio vedere io come gli brucio questa sua bustina di Minerva dove lei se lo prende di dietro mentre lui tiene un ginocchio a terra e tu Yenta cosa bruci oh guarda com'è carino lei se lo ficca tra le tette mentre lui sta a testa in giù e a gambe all'aria andiamo tutte in India a provare anche noi bevete bevete quello che volete usate come bicchieri i cornetti acustici basta che tappiate la parte piccola con un dito e versiate il liquore dall'altra bevete alla sua salute quel bastardo dalla pelle bianconera è morto per l'amor di Dio Mary quanto ci metti ad accendere quel bastone lascia perdere le impugnature dorate tutt'al più fonderanno Sarah basta che gli dai una martellata sul naso ma risparmia quella di Nell Gwyn perché voglio occuparmene io in modo speciale Faccia di Pizza che cosa diavolo vieni a fare qui sì certo sappiamo che Regina è morta lo sa tutto il Gaffe sappiamo che non sai cosa fare bevici sopra ragazza prendi un soprammobile un lacrimatoio un corno acustico una tabacchiera riempilo e bevi ehi Priss finalmente ti sei decisa a metterti un bastone in mezzo alle gambe no bambina non è un cavallino di legno come quelli dei bambini e se tu riuscissi a saltare così sopra un bastone di quelli che dico io potresti andare in India a dargli delle lezioni ehi guardate qui che strana posizione con lui che accidenti mi sono bruciata come va il fuoco Mary e voi Ood e Ud venite con me in camera da letto e aiutatemi a portare via quella maledetta cassa da morto dentro cui mi faceva sdraiare quel figlio di buona madre voglio bruciarla Cristo quanto pesa sei morta diceva quel fenomeno da baraccone bianco e nero diceva sei morta non respiri il tuo cuore non batte più sei pallida come la morte Mary sei davvero un genio a fare una così bella fiammata e tu Pi va' a aiutarla adesso bruciamo tutte le stampe pornografiche e tu Ood cerca di far prendere fuoco prima alla parte più

stretta Ud aiutala a girare quella maledetta bara dovrebbe bruciare in maniera super Dio solo sa quante volte me lo sono dovuta prendere lì dentro con quel bastardo bicolore che mi diceva sei morta non respiri il tuo cuore si è fermato e mi dondolava sulla faccia il suo coso tutto a macchie bianche e nere perché era l'unico modo per farglielo salire ehi grande la cassa ha preso fuoco peccato che non ci sia dentro quel bastardo vivo o morto Gesù è morto finalmente e anche se non lo ha mai voluto ammettere il testamento non l'aveva cambiato e se è morto devo ringraziare Regina quando prenderò il suo posto terremo un requiem come diceva BB in onore di Regina tutte le settimane reciteremo il suo funerale e una alla volta declameremo la sua orazione funebre mentre invece farò seppellire quel bastardo dalla pelle pezzata all'incrocio di due strade con il cuore trapassato da un uccello controllate che la cassa non si spenga però quanto puzza quella seta Ragazza Pi tu puoi benissimo venire a lavorare per me non c'è problema perciò piantala di piangere Gesù Cristo con quelle fiamme il soffitto ha preso fuoco mio Dio tre urrah tutta questa maledetta gabbia di matti andrà in fumo e chi se ne frega tanto il testamento non l'aveva cambiato posso andare ad abitare dove cacchio mi pare e per tutto il cacchio tempo che mi pare e sbrighiamoci ad andare via tutte prima di prendere fuoco anche noi come se non fossi già abbastanza incazzata a pensare a quel figlio di buona donna prendete pure quello che volete dalle sue collezioni di schifezze e andiamo tutte a casa di Sarahhhhhlmlmlahhhhh La BELLEZZA chiama e la GLORIA mostra la STRADA Alessandro il Grande Atto primo Scena terza signore io NON posso permettere che abbiate un aspetto così DIS-ordinato e così INE-legante abbiamo mancato di rispetto verso il vostro Pubblico dobbiamo vestirci per le nostre parti il mio guardaroba è vostro e la mia serva di scena la cara Nora mia guardarobiera è vostra e NORA vi ABBIGLIERÀ DECO-rosamente per le vostre parti cominciando da me perché sono io la ***S*T*E*L*L*A*** della compagnia paillettes Nora paillettes e il vestito aderente con la passamaneria ricamata Nellie sarà naturalmente GAFOOZALUM la meretrice di Gerusalemme dalle il costume da danzatrice del ventre no Yenta non protestare perché ti ho assegnato una parte che il tuo fedele pubblico RICORDERÀ

per sempre Nora vesti Yenta Calienta con gli stracci di Dalila, ma mettile la barba per trasformarla in Mosé a Mary Mixup spetta la parte della soubrette nel ruolo dell'ancella sveglia e intrigante no Pi non puoi fare la servetta al mio servizio oh mio Dio queste paillettes come mi pungono di dietro tu sei Hobo il bracciante vagabondo e la cara Nora ti darà l'originale costume di Hollywood era un posto sulla costa occidentale dove fioriva l'industria dello spettacolo prima che l'intera zona finisse sott'acqua Priss sarà la Bella nella favola omonima tu Nora dalle il vestito con la crinolina di Cenerentola mentre Oodgedye e Udgedye faranno la BESTIA con due teste con le maschere terrorizzanti e il costume dalle otto braccia di Kacku- la il mostro che divorò Nishni Novgorod di Scriabin ah Nora anche tu vuoi venire con noi benissimo so già il tuo ruolo la BAUDICCA da me recitata nel dramma dallo stesso nome no non puoi avere il carro perché è finito in chissà quale magazzino ma puoi farti la pelle azzurra con il cobalto che ho sul tavolino mio Dio siete tutte FANTASTICHE signore maGNI-fi-che siamo il più grande spettacolo del mondo ci mancano solo le trombe TADA-DA-DA-DA-DA-DA-DUM-DI-DUM e ci vestiremo così tutte le settimane quando terremo qui da me la riunione e adesso andiamo tutte a casa di Yenta grande GRANDE applausi giù il sipario applausi APPLAUSI su il sipario inchino inchino applausi INCHlNOOOOOOOOOO

Quel falegname con la tuta che incolla la gamba del tavolo è Bimmy Braham la mia rabbi personale ed esclusiva Bimmy saluta vos macht ir le signore del mio gruppo sanno tutte la tua storia ed è per questo che ti ho sempre tenuta al riparo mi piacerebbe far vedere a tutte il rene che le hanno trapiantato ma non abbiamo fatto installare una finestra in cambio del rene abbiamo dato una prima edizione dell' Anatomia del Gray con soltanto due pagine mancanti in mezzo al volume e il donatore non se n'è accorto se dovesse accorgersene e venisse a farsi dare indietro il suo rene mazel tov e nient'altro provate la nostra vodka signore la facciamo noi stesse Bimmy e io la distilliamo in casa certo i ristoranti sono ben contenti di darti le bucce di patata e le cime di carota e la verdura inutilizzabile, basta che gliela porti via così evitano di pagare la raccolta rifiuti io e Bimmy portiamo qui la roba e la facciamo fermentare e poi la distilliamo Bimmy pronuncia le parole magiche analoghe e in meno che non si dica abbiamo la nostra vodka a cinquanta gradi sono le bucce di barbabietola a darle il colore bevete vi piacciono i bicchieri che ne dici Mary sono la mia collezione di bicchieri pubblicitari te li regalano per reclamizzare il prodotto il mio preferito è

quello dello Scipativo che è quel dentifricio che se lo usate il vostro alito fa bruciare gli occhi agli scippatori non so come funzioni sono i miracoli del-la chimica moderna bevete la vodka non brucia tutt'al più vi farà bruciare un po' il pipik no Priss non c'è niente di osceno o di allusivo è un innocentissimo disegno geometrico in quel tappeto c'era un buco enorme proprio nel centro ma Bimmy e io l'abbiamo riannodato tutti in cambio della lana occorrente abbiamo dato un vaso da notte artistico che aveva una crepa ma poi abbiamo scoperto che la lana perdeva la tinta e quindi siamo pari bevete io voglio assaggiare questa insalata di granchi che ho ricavato dai gusci che ci hanno regalato ma Bimmy non la vuole assaggiare perché non è ka- sher Bimmy fa' vedere quell'affisso con il mostro a due teste di Kackula che ci ha dato Sarah in cambio dello specchietto ehi Bimmy Roboynov shel oylom il pentolino della colla sta scoppiando l'abbiamo dimenticato sul fuoco Gottenu che puzza spegnilo usciamo tutte qui non si resiste vieni anche tu Bimmy non c'è bisogno che ti tolga la tuta e il grembiule sarai vestita anche tu di stracci come tutti gli altri e porta pure il martello appeso alla tasca di dietro mi è sempre piaciuto ti dà un'aria assassinaaaaaaaa. No signori non è un ricevimento in maschera per il pubblico è una funzione privata non so per chi forse per la mia vecchia padrona che è stata uccisa in modo crudele dall'uomo che era sposato con la mia nuova padrona attuale persona molto generosa non so se potete unirvi alla celebrazione dovete chiedere a qualcuno che comanda ma non so chi comanda adesso perché non lo chiedete alla mia nuova padrona che è quella vestita da danzatrice del ventreeeeeeeeeeeee. Ehi ragazze più siamo e più ci divertiamo e chi siete voi due la Moglie del Vampiro e Giovanna quella che voleva la testa di Gesù Cristo su un piatto prendetene un pizzico tiratene una nota ma toglietevi quei reggipetti rinforzati non abbiate paura degli stupratori del Gaffe perché siamo in troppe dicevo slacciatevi quei reggipetti lasciatele ballare viva la libertà e come sarà mai questo mostro con due teste avrà anche due fibbie plurale di fibbia ehi ne ha davvero due ne ha una per ogni paio di gambe una per ogni paio di tette peccato non averne anch'io due al posto di quella che ho mi sono spiegata e se anche i miei brughi ne avessero due ciascuno pensate che crema sarebbe prendersi due botte in un colpo solo davanti e retromarcia da uno di quelli giustiiiiiiiiiiiii

No non è una combinazione abbiamo comprato tutto in due No non è una combinazione abbiamo comprato tutto in due

copie e gli appartamenti sono uguali no non vi voglio

copie e gli appartamenti sono uguali no non vi voglio

rivelare quale appartamento è questo anzi non lo ricordo rivelare quale appartamento è questo anzi non lo ricordo

neppure io tutt'e due entriamo e usciamo tante di quelle neppure io tutt'e due entriamo e usciamo tante di quelle

volte da questi due appartamenti che ho perso la cognizione volte da questi due appartamenti che ho perso la cognizione

di quale sia mio e quale sia suo no giù all'ingresso siamo di quale sia mio e quale sia suo no giù all'ingresso siamo

registrate con due nomi diversi dalla Vigilanza io sotto il registrate con due nomi diversi dalla Vigilanza io sotto il

nome di Germaine Sturm e ci siamo anche cercate i mariti in nome di Lorraine Drang e ci siamo anche cercate i mariti in

doppia copia due giovanotti in giubbotto militare grigio di doppia copia due giovanotti in giubbotto militare grigio dì

flanella ed è per questo che non notano mai le differenze di flanella ed è per questo che non notano mai le differenze di

comportamento a letto a loro la faccenda sembra sempre la comportamento a letto a loro la faccenda sembra sempre la

stessa e BB si è sbagliata pensando che Larry se ne sia accorto stessa e BB si è sbagliata pensando che Barry se ne sia accorto

ma tenga la bocca chiusa perché la cosa gli piace così

ma tenga la bocca chiusa perché la cosa gli piace così

l'unica cosa che non facciamo in doppia copia è il fumo vi l'unica cosa che non facciamo in doppia copia è il fumo vi

faccio vedere perché ecco prendete l'erba così e vi fate faccio vedere perché ecco prendete l'erba così e vi fate

lo spinello poi lo accendete e partite per un viaggio fuori lo spinello poi lo accendete e partite per un viaggio fuori

del mondo ma non siamo d'accordo perché Lorraine mette una del mondo ma non siamo d'accordo perché Germaine mette una

dose unica e a me non piace perché è troppo debole ed è

dose doppia e a me non piace perché è troppo forte ed è

meglio che voi signore proviate come lo faccio io perché in meglio che voi signore proviate come lo faccio io perché in

futuro ci faremo delle belle fumate e dei bei viaggi quando futuro ci faremo delle belle fumate e dei bei viaggi quando

ci riuniremo qui da me a farci le canneeeeeeeeeee

ci riuniremo qui da me a farci le canneeeeeeeeeee

Vi presento le mie quattro compagne di stanza Dixie e Nixie e Pixie abbiamo fatto le scuole insieme ma al momento il conto non mi torna ho detto quattro e Dixie fa una e Nixie fa due e Pixie fa tre manca la quarta come ho fatto a dire quattro ma certo la quarta sono io avevo dimenticato Mary che sono io così il conto torna tra tutte abbiamo sette mariti uno ciascuno esclusa quella di noi che ne ha tre mi pare e quella devo essere io ma perdo sempre il conto e poi sono tutti così gentili comunque beviamo e fumiamo qualcosa i liquori sono nella dispensa di Dixie certo Nell che la cosa ha senso D come dispensa e D come Dixier che è la nostra barista invece le droghe le tiene Nixie nella sua camera da letto perché Nixie è la nostra fata dell'acqua e noi preferiamo che gli spinelli siano un po' umidi per favore non sedetevi sul quel divano perché sotto ci sono le nostre piante di cactus con gli aghi che pungono li teniamo lì sotto perché è la loro stagione di riposo e hanno bisogno del buio no Yenta lascia stare quell'armadio a muro per piacere non aprire la porta hai visto cos'hai fatto ho messo in quell'armadio tutta la roba che ho trovato in giro perché poi contavo di metterla in ordine e adesso il salotto è diventato un ripostiglio perché tutto è uscito fuori come una valanga e adesso non c'è più posto per noi perché abbiamo tutte quelle cianfrusaglie tra i piedi sì Pixie è la lampadina per leggere di notte che tu cercavi e avrei giurato che fosse nell'armadio dei nastri registrati, dietro le musiche irlandesi non fare domande sciocche Nell come intellettuale beviamo e fiutiamo un pizzico di neve ma andiamo via perché

altrimenti pestiamo la roba che c'è per terra la prossima settimana dovete aiutarmi tutte a mettere in ordine sì anche voi Dixie e Nixie e Pixie accompagnateci a casa di Priss no non abita in un attico Nell sei davvero impossibile attico come acca e lei si chiama Hilda Hayes che comincia con l'acca e per me la cosa ha sensooooooooooooooo

Mammina vuole far rivivere lo stile vittoriano e questo spiega le foghe di palma davanti ai quadri le nappe e le fodere e le coperture attorno alle gambe del tavolo no non Vittoria IV che era un nido di corruzione e non era una vera signora ma la prima Vittoria quella che aveva sposato il principe Alberto che è sempre stato un perfetto gentiluomo Mammina dice che Vittoria non era neanche lei una perfetta signora perché era sguaiata a tavola Mammina dice che oggigiorno le signore rimaste sono poche e che i veri gentiluomini sono ancora meno ma io non voglio essere scortese e sarei lieta di farvi rimanere più a lungo ma non credo che Mammina approverebbe come vi presentate i gruppi di troppe persone tendono a comportarsi da maleducati anche se noi siamo dello stesso esse-e-esse-esse-o e quando ritornerete per il nostro incontro settimanale ci sarà Mammina a fare da chaperon e ci farà rispettare le regole della buona creanza perciò adesso sarà meglio uscire tutte e andare a trovare BB che è una vera signora ed è in tutti i sensi la perfetta regina che Vittoria non è mai stata sono certa che Mammina ammirerebbe BB più di Vittoria e che cercherebbe di trovare un altro perfetto principe Alberto per lei è un vero peccato rimanere sole e insoddisfatte per favore Mammina arriverà da un momento all'altro andiamo a casa di BB per favore per favore vi prego per favoreeeeeeeeeeee Ehi guardate quelle tre musiciste in topless che bella banda siete ragazze suonateci qualcosa vogliamo sentirvi Nell e io ritengo che sarebbe un atto di pura cortesia da parte nostra dare una testimonianza del nostro apprezzamento Certo Prissy infilagli qualche soldo negli slip Gemelle guardate quella tettona come tiene il clarinetto nel pertugio Mary impara bene la posizione se vuoi montarci sopra a cavallino Bimmy quella ha delle chiappe che sono tre volte le tue sì quella con il corno da caccia pensa a quanti martelli ci potrebbe appendere Sì Nellie ma non credo che saprebbe suonarlo da quella parte Prendete un po' di neve Su un po' di erba Tenete que-sta bottiglia Senti ti interessa fare un cambio ti do una fisarmonica in cambio del tuo corno è perfettamente a posto le manca solo un tasto MA CERTO MA CERTO ecco come dovrebbero fare dovrebbero suonare vestite da clown sarebbe grande spettacolo dov'è Nora NORA CA-ra hai portato la scatola del trucco sì del trucco Dixie ricordi dove abbiamo messo quel cappello da clown nel tuo armadio o l'abbiamo immesso nel friggo di Gianna no non è più con noi nella stessa istanza Suonate una marcia funebre un po' allegra voi coriste per quel bastardo bianco/nero Wacht auf, Verdammte dieser Erde Non credo che queste suonattrici capiscano le nostre parole ma Mammina dice che la musica è il linguaggio più universaldo Ehi ragazze slip you fersteate nôtre langue o siete ersatz come la vostra finta musica sassone Lasciale stare sanno fare soltanto un do maggiore e voi continuate pure a suonare e venite mit uns cioè con noi su dalla nostra amica Cristo sono fusa siamo tutte fuseeeeeeeeeeeeee.

Alla fine, Indidni e Shima riuscirono a rintracciare Gretchen. Colsero per un attimo il suo profilo dietro le tende di una magnifica portantina nera; era seduta di fronte al leggendario Padre Olp, che effettuava una delle sue rare comparse in pubblico. La portantina, naturalmente, era sorretta da soldati dell'OLP e scortata da altri soldati a dorso di cammello. Davanti a tutti c'era lo sceicco Omar ben Omar che controllava la processione e che di tanto in tanto prendeva una manciata di monete e le gettava alla folla in preda a una grande agitazione. E di tanto in tanto permetteva a qualche scrofoloso di avvicinarsi al Padre Olp al di là del cordone delle guardie e di farsi toccare dalla sua mano scheletrita. In quell'epoca di malattie psicosomatiche, il tocco del Padre Olp spesso riusciva davvero a guarire il Male dei Re.

Servendosi di tutti i trucchi imparati nelle palestre di karatè, Shima si fece largo tra la folla e riuscì a raggiungere il cordone delle guardie. «Gretchen!» gridò. «Gretchen! Mi senti? Sono Blaise. Dobbiamo andare a un funerale.»

«Come?» fece Gretchen sporgendosi dal finestrino. «Sei tu, Blaise?»

«Sì. Mi senti? Dobbiamo andare al funerale di Winifred Ashley.»

«Chi?»

«Winifred Ashley. È morta. L'hanno ammazzata. Non fare alcun patto con l'OLP. L'Ape Regina è morta.»

La porta si spalancò e ne balzò a terra Gretchen, seguita (fatto quanto mai sorprendente) dallo psicomante Salem Burne. Shima fece strada a Gre-tchen fino a raggiungere Indidni, che li attendeva ai margini. Burne arrivò

qualche istante più tardi.

«Benvenuta, signora» disse Indidni. «È permesso chiedere se vi abbiamo trovata in tempo? Avete già sottoscritto il contratto con l'OLP?»

«Sì» disse Gretchen, ansimando.

«Stranissimo. In tal caso, perché il Padre Olp ha permesso che usciste dalla piramide?»

Ancora senza fiato Gretchen indicò Burne.

«Buon giorno, signor Burne» disse Indidni, rivolgendogli un rispettoso inchino. «Ne deduco che voi avete una certa influenza sul Padre Olp.»

«Buon giorno, Subadar.» Burne era elegante e impeccabile come sempre, nonostante il tragitto in mezzo alla folla eccitata.

«Quanto vi dirò resterà confidenziale, suppongo.»

«Certamente.»

«Il Padre Olp è una mia paziente.»

Shima rimase stupefatto. «Volete scherzare!»

«Perché tanta sorpresa dottore?» Burne, che di solito manteneva impassibile il volto, si permise di mostrarsi divertito.

«Ve l'ho detto che gran parte dei miei pazienti sono donne.»

«Ma...»

«E il Padre Olp accetta i miei consigli. Le ho suggerito... ai pazienti non si danno mai ordini, soltanto suggerimenti... che era meglio lasciare libera la signora Nunn.»

Gretchen riuscì finalmente a riprendere fiato. «Allora, cos'è successo?

Regina è morta? Ammazzata?»

«Purtroppo sì, signora, per mano del signor Lafferty e in circostanze alquanto singolari. Lafferty è stato successivamente ucciso dal dottor Shima... per legittima difesa.»

«Come? Regina? Droney?» Gretchen scosse la testa. «Che pasticcio. Incredibile! Che cosa è successo? Quando? Devo... devo sapere!»

«Certamente, signora Nunn, ma non in mezzo a questa folla. Dov'è che preferite ascoltare il nostro racconto? Nel mio ufficio? Nell'attico del dottor Shima? Nel mio appartamento?»

«No, nel mio. Andiamo.»

«Allora, a questo punto vi do la buonasera» disse Burne. «Arrivederci a tutti.»

«No» disse Gretchen «non sarebbe giusto, dopo tutto ciò che avete fatto per noi. Siete in questa faccenda fin dall'inizio; dovete esserci anche alla fine.»

Era l'ora del traffico pomeridiano più intenso, ed era impossibile trovare un taxi; furono dunque costretti a raggiungere a piedi l'Oasi di Gretchen nella "Città Vecchia" del Gaffe, che un tempo era la disprezzata periferia sudorientale della Vecchia New York. Adesso era diventata una zona alla moda, costosa, ricostruita "come era e dove era", compresi i carrettini degli ortolani e i negozi di salumeria. L'Oasi di Gretchen era stata ricavata scavando nella gigantesca massicciata a ridosso di un pilone del ponte di Brooklyn. Quando i quattro uscirono dall'ascensore e si diressero verso l'appartamento, udirono un chiasso spaventoso: musica cacofonica proveniente da strumenti a fiato che gareggiavano a chi faceva più rumore con pianoforte, clavicembalo, urla, grida, canti, canzonacce a squarciagola: «Il Gaffe è qui, salute a voi... C'era una volta una ragazza indiana... Colombo che l'aveva sempre in mano... O dolci viole più dolci delle rose... Dammi una botta di te son cotta...»

«Gesùddio!» esclamò Gretchen. «che cosa succede.»

«Il Golem?» fece Shima, che era sempre sul chi vive.

«Certo non sotto forma di una simile folla, dottore» mormorò Indidni.

«Non mi sembra l'atmosfera adatta per procedere a spiegazioni chiarificatrici» disse Burne. «Se ci recassimo a casa mia sull'Hell Gate?»

«Pensate che possa essere la vendetta del Padre Olp su di me? Quella donna...» Poi Gretchen scorse uno dei suoi collaboratori, fermo accanto alla porta. Aveva l'aria assai abbattuta. «Alex! Cosa succede?»

«Sono pazze, signora Nunn. Hanno fatto irruzione qui dentro.»

«Fatto irruzione? E la Vigilanza? Come hanno fatto?»

«Non lo so. Sono entrate e mi hanno cacciato fuori. Non vogliamo fuchi, mi hanno detto. Niente animali maschi. È una cella regale, hanno detto. Poi hanno fatto un buco nel pavimento e sono scese nell'appartamento dei Raxon sottostante per avere maggiore spazio e hanno ordinato del cibo e poi...»

«Hanno? Chi?»

«Delle pazze, vestite di strani costumi. Le vedrete voi stessa. Vi aspettano. Ce ne sono decine.» Spalancò la porta. E ce n'erano veramente decine. La madre e le tre figlie dei Raxon, che non solo avevano ceduto l'appartamento del piano inferiore, ma erano entrate a far parte dello sciame. S'erano unite anche le due assistenti di Gretchen di sesso femminile. E così pure tre guardie della Vigilanza (donne) provenienti dalla portineria dell'Oasi, e ciò valeva a spiegare come si fosse potuta verificare quell'invasione senza precedenti. I due appartamenti erano stati trasformati in un unico superappartamento grazie a una scala a pioli che li collegava attraverso il buco. Figuranti con lancia, colombine, ballerine di fila, pulcinella, soubrette e perfino una danzatrice del ventre riunite a grappoli, ansavano, gridavano, cantavano.

Ehi, ehi, Gafoozalum,

La Bella di Gerusalem.

Ehi, ehi, Gafoozalum,

La vendetta sei del rabbi.

Con sguardo sguaiato, con mossa vampira,

Nel suo salottino nascosto lo attira.

La lampo gli abbassa e infine rimira

L'orgoglio di Gerusalem.

Ehi, ehi, Gafoozalum,

La Bella di Gerusalem.

Ehi, ehi, Gafoozalum,

La malizia sei del rabbi.

Ma dietro l'amore celato è il tranello:

Lui apre una fibbia, ci trova un pestello.

Lo morde alle spalle il segreto trivello:

L'insidia di Gafoozalum.

I quattro rimasero fermi sulla soglia a guardare lo spettacolo. Il giovane Alex aveva riferito la verità: in mezzo a tutta quella confusione non c'era un sol uomo presente. Shima, Indidni e Burne non osarono entrare; solo Gretchen fece qualche passo all'interno.

A un tratto, Shima disse: «Guardando tutte queste donne, mi viene in mente una cosa, Subadar.»

«Sì? E di che cosa si tratta?»

«Perché il Golem non è mai apparso come una donna?» domandò Shima.

«Osservazione interessante, dottore» disse Indidni. Il chiasso era tale che faticavano a parlarsi. «Forse il nostro psicomante potrà darci la risposta.»

«Può venire in aiuto il concetto di Jung della "faccia interiore" delle persone» disse Burne. «Il Golem potrebbe essere generato dall' animus, ossia dalla componente maschile della psicologia femminile; ecco perché prende sempre forma maschile. Se fosse generato da uomini, la loro anima o parte femminile produrrebbe una donna.»

Mentre riflettevano su queste parole di Burne, Gretchen disse: «Guardate che banchetto hanno organizzato quelle pazze! C'era infatti una sorta di banchetto reale, adatto a un'Ape Regina: vassoi e piatti e cabaret e insalatiere pieni di cibo dappertutto. Brodo di tartaruga, prosciutto affumicato, scampi in salsa di ostriche, anguilla reale in gelatina, code d'aragosta in salsa di timo, frittelle di polline, pappa reale, biscotti al miele, vasi di miele raffinato e grezzo. C'erano piatti di portata pieni di tutte le droghe al glucosio che si potevano trovare sul mercato. C'erano ghirlande di "gusti", calpestate e schiacciate da tutte coloro che avevano ballato sopra di esse, da cui si alzavano pungenti odori di acetosella, ligustro, rosmarino, salvia, prezzemolo e basilico dolce.»

Il GAFFE È QUI, SALUTE A voi! Ehi, BB! Oh, BB! Regina è morta. Lo sapevi? Lo sanno tutti. La mia precedente padrona era famosa. Questa è

la sua veglia funebre, BB. La regina è morta, viva Nellie la seconda regina! No! Zolstu azoy laiben! La regina è Yenta I. E chi lo dice? Lo dico io, Bimmy la Coraggiosa, colei che impugna il martello di Thor. No, abbiamo deciso, la sovrana saremo noi:

SARAH LA VERGINE REGINA

Haaa! E se Sarah si prendesse cinque dita ben date sulla bocca, da parte di Ood la terribile? Siamo scocciate. Per piacere, non potrei essere io, Pizza I? Mammina gradirebbe che mi chiamassi Vittoria, la Regina dalle Mani Pulite. Tra i costumi ho anche un manto regale; che ne dite di Nora I, la Regina Guardarobiera? Votate per le Slippiste, una Regina in Tre. Salutate Mary, la Regina Confusionaria.

«Mio Dio, Subadar, che disastro! Pensavo che la morte di Regina risolvesse tutto: ponesse termine alla colonia, ponesse fine al Golem, ponesse fine alla crisi del Gaffe, e adesso guardate questa scena demenziale. Nel nome di Dio, che cosa fanno, quelle donne impazzite?»

«Non è questa la domanda critica, signora. Quello che fanno è sufficientemente chiaro.»

«Non per me. Che cosa fanno?»

«Signor Burne» disse Indidni, rivolto allo psicomante «siete voi l'esperto in linguaggi somatici. Spiegatelo alla signora Nunn.»

«Scelgono la nuova regina che guiderà la loro comunità. Siete d'accordo con me, Subadar?»

«Sì, signor Burne. Ma la domanda cruciale è un'altra. Che cosa sta facendo, nel frattempo, il Golem Cento Mani?»

«Ma, Subadar» domandò Gretchen «non si era detto che non sarebbe stato in grado di sopravvivere senza il collettivo delle signore api che lo generasse?»

«Così si era detto, ma deve ancora esistere, nonostante tutto. È troppo forte, troppo proteiforme per limitarsi a sparire da un momento all'altro, punkt! E probabilmente starà cercando un'altra fonte che gli dia un'anima e che gli assicuri la sopravvivenza.»

«Gesù» esclamò Shima. «Quindi potrebbe trovarsi in mezzo alla folla di quelle donne in questo stesso istante, occupato a guardarsi attorno.»

«No, dottore, sarebbe poco probabile» disse Indidni. «Prego, ascoltate il coro dello sciame.»

Mamma mia, posso andare al ballo?

Figlia mia lo puoi certo, sì.

Sbatti il culo quanto ti pare,

Ma sta' lontano dal suo pipì.

«Vi sembra di udire una voce maschile in mezzo al coro, dottore? No. È

chiaro che là dentro ci sono soltanto donne, e il Golem100 non si manifesta mai sotto forma di donna.»

Shima annuì. «Giusto. E allora, cosa starà facendo in questo momento la nostra creatura, che è come un naufrago?»

«Starà nuotando disperatamente per tenersi a galla» rispose Burne. «Siete d'accordo, Subadar?»

«In modo assoluto, signor Burne. Credo che questo eidolon plastico e privo di anima si muova in lungo e in largo attraverso lo spettro della popolazione, passando per tutte le percezioni, i terrori, le coazioni; attraverso i colori, i suoni, le onde, le particelle; alla disperata ricerca di un altro generatore, un'altra casa-anima collettiva che ne assicuri la sopravvivenza. Dobbiamo augurarci che non riesca a trovarla.»

« No, Subadar!» Gretchen pareva prossima all'isteria.

«No, signora? Perché, siete agnostica?»

«Niente di questo. Blaise, quella batisfera del dottor Leuz è ancora provvista di tutti i contatti neurosensoriali?»

«Sì. Perché? Vuoi fare un altro tuffo per smaltire i bollori?»

«No, voglio usarla sulla terraferma.»

«Gretchen! Non capisco.»

«Non posso spiegarmi, mi sento posseduta.»

«E che cosa vi possiede, signora Nunn?»

«È una proiezione» spiegò Burne. «La febbre di quelle donne si è trasmessa alla signora Nunn. Polso e respirazione accelerati. Tono muscolare spasmodico.»

«E mi sento prendere da strane idee» disse Gretchen.

«Potete spiegarvi, signora?»

«Una di queste è che non posso liberarmi del Golem con un semplice augurio. Io voglio... io devo... partecipare all'uccisione.»

«Aspettate, Indidni» disse Shima. «Credo di capire cosa voglia fare.»

Poi, rivolto a Gretchen: «Vuoi fare un altro viaggio nel Phasmamondo per osservare, usando le attrezzature della batisfera per riferire. E così?»

«Sì, ma non io. Qualcuno meglio equipaggiato. Tu puoi collegare l'osservatore ai tuoi contatti neurosensoriali, Blaise, e avremo un'osservazione in tempo reale.»

«È un'idea, Gretchen.» Shima pareva assai interessato alla proposta. «Un'ottima idea. Così, finalmente, sapremo qualcosa di certo.»

«Ma chi potrebbe essere meglio equipaggiato di voi, signora?» domandò

Indidni. «Siete dotata in modo unico per l'esperimento, e avete già una notevole esperienza.»

«Posso rivelare ciò che leggo sulla faccia della mia stimata collega, Subadar?» domandò Burne.

«Certo.»

«La signora desidera un osservatore troppo acuto, troppo sofisticato, troppo fermamente ancorato alle proprie profonde risorse emotive per essere schiacciato come è successo a lei da disorientamento del Phasmamondo. E abbastanza forte per resistere. Abbastanza controllato per fare un rapporto obiettivo. E abbastanza aperto all'occulto per capire la trascendenza.»

Gretchen rimase stupita. «E il mio soma vi ha detto tutte queste cose?»

«Non tutte, signora Nunn. Ma mi avete chiarito molte cose quando abbiamo chiacchierato venendo qui all'Oasi.»

«Per i grandi Deva!» esclamò Indidni. «Come potremo mai trovare un uomo così? Esiste davvero?»

«Certo, Subadar.»

«E dov'è?»

Burne si voltò verso Gretchen. «Diteglielo, per favore.»

«Sì» rispose lei. Fissò Indidni. «Siete voi.»

20

Il Draga III era ancorato nel porticciolo del Centro Oceanografico, a Sandy Hook. La batisfera era ferma sugli appoggi, sul ponte prodiero della nave, e al suo interno c'era Indidni, collegato a un'interminabile teoria di elettrodi, come già in precedenza lo era stata Gretchen. C'era però un ulteriore dispositivo: un sensore collegato alla sua laringe, per captare le sue parole... ammesso che nel Phasmamondo riuscisse ad articolarne qualcuna. Shima iniettò nella vena di Indidni l'idruro di prometio, gli toccò la spalla un paio di volte, e si affrettò a uscire dalla batisfera. Chiuse il portello e corse alla cabina di controllo, dove Gretchen attendeva il suo arrivo. Le rivolse un cenno della testa, accese alcuni pannelli e lesse le indicazioni.

«Valori nominali» mormorò.

Tra la batisfera e la cabina c'era una distanza di una trentina di metri, ma il cavo, arrotolato sul tamburo, era lungo più di un chilometro tra Shima e il Subadar. Shima impugnò il microfono che lo collegava con la batisfera e attese. Se l'avesse visto, Salem Burne avrebbe detto di lui: «Polso e respirazione accelerati. Tono muscolare spasmodico». Lo stesso non si sarebbe potuto dire di Indidni.

Alla fine giunse una voce dall'altoparlante della cabina. «Mi sentite, dottore?»

«Forte e chiaro, Subadar.»

«Signora Nunn, siete ancora in ascolto?»

«Sì, Subadar.»

«Questo è estremamente interessante. Diversamente da voi, che secondo le vostre descrizioni vi siete trovati circondati dall'oscurità, io mi trovo immerso nel biancore. A quanto pare, il prometio non ha lo stesso effetto su tutte le persone.»

«Siete sicuro che il bianco non sia un'eco sensoriale?»

«Ne sono sicuro, dottore.»

«Allora l'effetto da noi studiato riguarda la psiche e non il soma, Subadar» disse Gretchen «e ogni psiche è diversa dalle altre. A quanto pare, voi riuscite a mantenere il contatto con il mondo reale mentre vi trovate nel Phasmamondo. Io e Blaise non riuscivamo a farlo.»

«Sono d'accordo con voi, signora Nunn. Tutti i soma sono simili, più o meno; altrimenti la medicina sarebbe ancora all'epoca medievale; ma non ci sono due psiche identiche. Sarebbe interessante, se mai dovessimo riuscire a clonare le persone, scoprire se le personalità risulterebbero identiche, come i corpi.»

(«Il nostro elegantone è davvero impassibile, Gretchen.») («È per questo che ho voluto che entrasse nella batisfera.»)

«Ancora nient'altro che il bianco, dottore» continuò a riferire Indidni

«ma non mi preoccupo. C'è un proverbio indiano: "La cosa è certa, poiché

è impossibile". Io... un istante, prego. Comincia a manifestarsi qualcosa...»

«Ah, sì, notevole. Sento una percezione particellare di questo Phasmamondo. Inoltre sono lieto di riferire che la mia ipotesi è corretta. La creatura Cento Mani sta molto probabilmente iniziando la sua ricerca in cima allo spettro elettromagnetico. Forse l'Id è fortemente attirato dalle fonti ad alta energia...»

«Percepisco il Nostromondo... la punta dell'iceberg, l'avete chiamato voi, signora Nunn... attraverso le percezioni del Mondo Id. È bizzarro, a dir poco, e fa pensare. Quel verso di Robert Burns: Oh, volesse donarmi un Po- ter la facoltà di vedermi come altrui mi vede già. Mi scuso di non pronunciarlo nell'originale forma scozzese. Voi mi avete dato questo potere, dottor Shima e signora Nun, e io ve ne sono profondamente grato.»

( «Com'è sempre maledettamente raffinato!)»

«Ah! Adesso il Mondo Id percepisce figure senza forma del Nostromondo. Penso che la sensibilità del Phasma si stia abbassando lungo lo spettro, fino a giungere a... A che cosa, dottore?»

«Dovrebbe essere il bombardamento da parte delle particelle cosmiche, Subadar. Probabilmente nelle regioni dei raggi gamma. Raggi X ad alta energia. Lunghezza d'onda intorno a dieci alla meno otto centimetri.»

«Ma è la percezione del Golem, Subadar?»

«Probabilmente sì, signora Nunn. Siamo profondamente en rapport con il Golem, dopo i precedenti incontri, ma non possiamo averne la certezza assoluta.»

«Siete infallibile come sempre, dottore. Adesso comincio a percepire con la visione a raggi gamma gli abitanti della nostra punta di iceberg.»

«È possibile che io abbia finalmente trovato il Cento Mani. Siamo ancora nella zona dei raggi X e percepisco attraverso i sensi dell'Id qualcosa che assomiglia a un utero, vale a dire una nuova casa per quella creatura vittima di un naufragio...»

«Sì! Sì! Vedo il Nostromondo attraverso il Golem Cento Mani. Ha raggiunto la zona visibile dello spettro ed è alla ricerca di un utero e di una madre.»

«Signora Nunn! Signora Nunn! Ha una percezione molto chiara e precisa di voi in quel ruolo...»

"... ma sembra capire che voi non ne volete sapere." «Mio Dio, Subadar!

No! No!»

«Perciò, ora sente la minaccia della morte.»

«Molto notevole. La creatura discende lungo il nostro spettro visivo, per giungere a... a cosa, dottore?»

«Dal violetto all'indaco, all'azzurro, al verde, al giallo, all'arancione e al rosso.»

«Grazie.»

(«Cristo, è sempre impassibile! Quel figlio di un cane non ha mai un sentimento?»)

«E adesso quella creatura disperata cerca la protezione di un padre.»

«Secondo la psicodinamica, Subadar, la cosa è perfettamente coerente. Padre e figlio sono mortali nemici nella lotta per l'affetto materno.»

«Lo temevo. È una visione di Garuda, una mortale divinità indiana, ed è

così che il Golem mi vede come padre.»

«Improvvisamente ho una sensazione di estremo calore. Molto spiacevole. Potete spiegarmi questa cosa, per favore, dottor Shima?»

«Semplice. Il Golem ha oltrepassato il rosso ed è entrato nell'infrarosso. Sono le lunghezze d'onda del calore.»

«Dunque non siamo più nello spettro visibile?»

«No.»

«Interessante. Che cosa può sperare di trovare laggiù? E adesso percepisco strane vibrazioni, dottor Shima.»

«Trasmissioni di onde radio di tutti i tipi, dalle onde corte fino a dieci kilocicli. Come le percepisce il Golem, Subadar?»

«Soltanto come disegni geometrici. Che occasione per un critico d'arte, vero?»

«Grandi Deva del Devachandra! Adesso è frenetico ed è passato alle frequenze del suono.»

Gretchen prese il microfono. «Ma quando il Golem ha cercato di aggredirmi e ha farfugliato quelle frasi al contrario, voi avete detto che quella creatura non era intelligente. L'avete detto voi, Subadar.»

«Vero, signora, e il farfugliamento continua. Percepisce soltanto immagini verbali e frammenti.»

«Non capisco.»

«Cercherò di spiegare le straordinarie percezioni del Golem che avverto attraverso lui, signora Nunn. Voi leggete la musica?»

«Attraverso gli occhi degli altri, certo.»

«E quando la leggete, l'orecchio interno della vostra mente la ascolta.»

«Sì.»

«Pensate a qualcuno che non sia capace di leggere la musica, e immaginate uno spartito. Una persona come questa riuscirebbe a sentirla con l'orecchio interno?»

«No.»

«E che cosa vedrebbe?»

«Soltanto righe e punti e strani segni e simboli.»

«Grazie. Ed è così che il Golem100 percepisce adesso i suoni che noi usiamo per la comunicazione.»

«Non riesce a trovare

un ospite, una casa, un padre,

una madre, un rifugio...

«Ha perso la sua lotta

per la sopravvivenza.

Noi stiamo adesso...»

«Non resta più niente.»

21

Indidni era esausto e s'era disteso sulla poltrona costruita espressamente per accogliere la mole del Direttore. Si trovavano nell'ufficio di F.H. Leuz ed erano circondati da un caleidoscopio di pesci. Le pareti erano ricoperte di decine di vasche che ribollivano e sibilavano. Mentre Shima e Gretchen si occupavano del Subadar, Leuz si era recato a una vasca che conteneva unicamente acqua e una massa di corallo di colore slavato. Ora riempì un bicchiere di carta, servendosi di un rubinetto alla base della vasca e lo portò a Indidni. Passando davanti a un'altra vasca, contenente una murena, diede amichevolmente un colpetto sul vetro e la murena aprì la bocca armata di spaventevoli file di denti e cercò di azzannargli il dito.

«Gliel'ho insegnato io» disse Leuz. Consegnò il bicchiere al Subadar.

«Bevete lentamente» disse. «È vodka a 60 gradi.»

Oltre a essere esausto, Indidni pareva completamente disorientato. Quando cercò di bere il primo sorso, accostò le labbra alla parte del bicchiere più lontana da lui, e riuscì soltanto a rovesciarsi addosso il liquore. Voltò di 90 gradi il bicchiere per bere da un altro punto, ma ancora una volta cercò di bere dal bordo sbagliato. Alla fine riuscì a capire come funzionasse la cosa, e riuscì a inghiottire un sorso dalla parte giusta, poi un altro sorso e infine l'intero contenuto del bicchiere. Trasse un profondo respiro.

«Grazie, Leuz-dottore. Occorreva a me. No, mi occorreva, vero?» Sorrise a Gretchen e Shima. «Già. Non proprio così inattaccabile è Alkhandsarangdharind'dni come Burne-Salem credeva, eh? I forestieri devono dare il nome completo quando entrano nel Paese.» Porse il bicchiere a Leuz.

« Mujh grazie al venerato Signore Shiva tutto è finito.»

Gretchen intrecciò le dita delle due mani. «Allora, il Golem è scomparso, Subadar?»

Indidni si sforzò di parlare in modo coerente. «Piuttosto... piuttosto direi che si è spento.»

«Ma morto, segato, fatto fuori, kaputt

«Difficile dirlo. Quella straordinaria creatura non ha lasciato alcun cor- pus vile. »

Shima non pareva soddisfatto. «Perché non potete esserne certo, Indidni?»

«Alkhand-sarangdharind'dni, nome completo, ha molte titubanze a discutere scientifici particolari con esperti, Shima-dottore, ma...»

«Ma? Avanti, avanti!»

«Mi è parso che si sia...? Ritirato? Scomparso? Dissolto in un buco ne-ro.»

«E lo dite come se niente fosse?» esclamò Shima. «In un buco nero? Un universo di antimateria?»

«Scusatemi» disse Leuz. S'era appoggiato alle vasche, e alcuni pesci luminosi gli facevano una sorta d'aureola. «Il passaggio in un altro universo è ancora un concetto teorico. Non ci sono ancora prove, a parte le ipotesi sul collasso gravitazionale delle stelle.» Alzò lo sguardo al soffitto, dove era appeso un pesce diavolo imbalsamato, che pareva battere le ali per dirigersi verso il niente. «Alcuni affermano che il tremendo scoppio verificatosi in Siberia nel 1908 non sia stato causato da un meteorite, bensì da un buco nero caduto sul nostro pianeta.»

«Ma è quello che mi è parso di percepire attraverso i nostri sensi, Leuzdottore.»

Gretchen li interruppe: «I nostri sensi, Subadar? E quando avete fatto rapporto dalla batisfera, avete detto: " Noi stiamo adesso..."»

«Sì, signora Nunn. "Noi" e "i nostri". I miei sensi hanno rischiato di venire trasportati fino in fondo con quelli del Golem.»

«Ma lo sono stati?»

«Solo in parte. Poi mi sono tirato indietro.»

Shima zufolò. «Descrivete la vostra esperienza, Indidni. Cosa avete provato?»

Indidni chiuse gli occhi, ma, prima che potesse rispondere, Leuz cominciò a dare dei suggerimenti : «Caos? Disorientamento? È ovvio, dal modo in cui vi comportate ora, Subadar. Il tempo correva all'indietro? Lo spazio interno ed esterno? Totale inversione? Cuore e respirazione invertiti? Trasposizione somatica, la sinistra al posto della destra e viceversa? Tutto invertito?»

Indidni riuscì soltanto a rispondere con un cenno della testa a ciascuna domanda. Poi bisbigliò: «E ho visto l'orihcaf.»

«Cosa avete visto?»

«Ho visto quello che lo Shima-dottore chiama il fachiro: la mia antipersonalità.»

Tutt'e tre rimasero increduli. Shima sbottò: «Cristo Santo! Un'immagine speculare?»

«Peggio. Un negativo della mia personalità. Sconvolgente rovesciamento.» Indidni fece un altro sforzo per riorganizzarsi.

«Bianco al posto del nero, nero per bianco, come suggerisce il Leuzdottore. Sono nato e cresciuto nella tradizione indostana. Sono stato adde-strato con la disciplina della polizia per condurmi da persona civile. L'inverso della personalità è il rifiuto, la negazione del mio modo di vita precedente. Era... come dire?... Era... posso soltanto usare la descrizione della signora Nunn dell'Id profondo.»

«Spietato» mormorò Gretchen. «Traditore, avido, osceno.»

Indidni le rivolse un inchino di ringraziamento. «Così, in preda al panico, l'Indidni positivo si... per usare uno dei vostri termini, Shima-dottore... si tolse dai piedi.»

«Gesù!» ansimò Shima. «Che grande occasione abbiamo perduto. Io avrei accettato la sfida fino in fondo, fino a raggiungerlo e a farlo parlare.»

«Farfugliando al contrario, senza dubbio» e Gretchen si mise all'improvviso a ridere e continuò poi a ridere istericamente.

«Tale occasione è stata da me perduta allegramente e fortunatamente, Shima-dottore» disse Indidni, ignorando la risata di Gretchen, che diventava sempre più acuta. «A me, l'invertito antimondo ha fatto per contrasto sembrare razionale il nostro pazzo Gaffe.»

«No, non razionale; allegro!» disse Gretchen. «Allegro è la parola giusta. Allegro! Allegro!» Baciò la vasca della murena.

«Eccoti un bacio, bocca sdentata. Il Golem è morto, se n'è andato, è andato a prendersi quello che si anti-merita...» Passò da una vasca all'altra, ridendo e baciando le lastre di vetro.

«Dobbiamo festeggiare. Basta Golem. Basta orrori. Io sono uscita dalla cella, mi avete sentito, voi pesci? Basta arresto nella cella del Gaffe. Basta cella imbottita. Ascoltate! Ascoltate! Salmoni e sogliole! Sgombri e storioni! Granchi e gamberoni!»

«Ehi, Gretchen!» protestò Shima. «Datti una calmata.»

«Che cos'hai?» domandò Gretchen. «Non sei contento? Io invece sì. È

tutto finito. Snisc! Situazione normalizzata: il solito casino. Sono fuori della cella. Andiamo a casa mia, tutti. Ci uniremo a quelle donne impazzite, se sono ancora lì. Faremo festa. Mangeremo e berremo come furie e canteremo canzoni sciocche per fare baldoria. Venite a casa mia. Snisc! Snisc!»

Uscì di corsa dall'ufficio e i tre uomini la seguirono. Aveva qualcosa in sé, Gretchen, che imponeva di seguirla.

La costruzione che un tempo era stata l'argine di un ponte e che adesso era la fortezza di un'Oasi era ridotta a un campo di battaglia. Aveva tutte le porte aperte, mancava la Vigilanza, ed era impossibile distinguere i ladri dalle api. Le donne impazzite (Snisc!) erano ancora nell'edificio. Ormai si erano impadronite dell'intera Oasi (con ogni donna in essa contenuta) per trasformarla in uno sciame ronzante, e cibo e bevande erano ancora laggiù, ed erano aumentati nel frattempo. Quando Gretchen, seguita dai tre uomini, fece il suo ingresso, incontrò nella sala d'attesa dell'Oasi:

Una

S*T*E*L*L*A

vestita

di lustrini

*

Una danzatrice del ventre

con in bilico sulla testa

una zuppiera

di Brodo di Tartaruga

*

Clown

Baudicca

Clown

con

con con

trombone

Prosciutto al Miele clarino

*