Prefazione

C'è da prenderlo a schiaffi, e un giorno forse lo farò. Sono ormai molti anni, forse qualche decennio, che Buzzati Dino ha messo alla porta Dino Buzzati con l'ingiunzione di mai più presentarsi. Gli disse che non aveva più testa per i trastulli e gingillamenti, era tempo ormai di cose serie. E di cose serie ne ha fatte, e ne fa. Cosa valgano le sue pitture non lo so perché di pittura non capisco nulla, ma capisco benissimo che di serietà ce n'è da far concorrenza al sesso, e Dio sa se ce ne vuole.

Ma ecco che ogni tanto, quatto quatto e in punta di piedi, Dino Buzzati gli torna in casa e, senza che lui se ne accorga, gli prende la mano. È di certo in uno di questi momenti che sono nati questi Miracoli di Val Morel, ma lui non lo sa, e speriamo che nessuno glielo dica perché, come tutti gli scemi del villaggio, Buzzati è pericoloso solo quando pensa o crede di pensare. Si proponeva di comporre un album di scherzi, e invece ha scritto col pennello la sua poesia più bella. Vi ha preposto una spiegazione che vorrebb'essere una burla, e che invece è uno dei suoi più magici racconti. Ma lui, ripeto, lo ignora; e chi glielo dicesse commetterebbe lo stesso criminale errore di chi risveglia con un urlo un sonnambulo.

Cosciente, Buzzati è un tale cretino che non si accorge nemmeno di essere, da incosciente, un genio. E che fra tanti miracoli Santa Rita compia anche quello di lasciarlo com'è.

Indro Montanelli