D.G. aveva un’aria stanca, stralunata, ma quando Gladia si voltò per accoglierlo, lui le rivolse un sorriso ed esordì dicendo: «Si stenta a credere che abbiate ventitré decadi e mezzo.»
«Eh? Con questa cosa addosso?»
«Be’, quella cosa aiuta. È semitrasparente. O non lo sapevate?»
Gladia studiò incerta la propria camicia da notte. «Buon per voi se questo vi diverte... comunque, sono al mondo da oltre due secoli.»
«Guardandovi, sarebbe impossibile immaginarlo. Dovevate essere molto bella da giovane.»
«Non mi hanno mai fatto un simile complimento, D.G. Ho sempre creduto che un fascino discreto fosse il massimo cui potessi aspirare... In ogni caso, come si usa quello strumento?»
«Il citofono? Basta che tocchiate il sensore sul lato destro, e qualcuno vi chiederà se vi occorre qualcosa. Tutto qui.»
«Bene. Mi occorrono uno spazzolino da denti, una spazzola per pettinarmi e dei vestiti.»
«Allo spazzolino e alla spazzola penserò io. Per quanto riguarda i vestiti, abbiamo già provveduto. C’è una sacca appesa nell’armadio. Scoprirete che contiene i capi di vestiario più alla moda di Baleyworld... certo, non è detto che vi piacciano, né che vi vadano bene. Le donne di Baleyworld sono quasi tutte più alte di voi, e sicuramente più massicce. Ma non importa. Tanto per un po’ vivrete in isolamento.»
«Perché?»
«Signora, se ben ricordo, questa sera avete fatto un discorso in pubblico, e anche se vi ho suggerito più volte di sedervi, voi non mi avete ascoltato.»
«A me è sembrato un discorso riuscito, un successo, D.G.»
«Certo. È stato un successo strepitoso.» D.G. sorrise e si strofinò la barba con aria assorta, quasi stesse soppesando attentamente ogni parola. «Ma il successo presenta dei lati negativi. In questo momento, siete il personaggio più famoso di Baleyworld e tutti i Baleyiani vogliono vedervi e toccarvi, e se vi portassimo in giro, in qualsiasi posto, si creerebbero all’istante dei disordini. Quindi dovremo
attendere che le acque si calmino un po’, e chissà quanto tempo bisognerà aspettare...
«Inoltre, avete acceso pure l’entusiasmo dei falchi, ma domani quando l’ipnotismo e l’isteria non saranno più contagiosi, esaminando le cose con freddezza i falchi saranno furibondi. Può darsi che il vecchio Bistervan non abbia pensato di uccidervi al termine del discorso, però entro domani l’ambizione principale della sua vita sarà certamente quella di eliminarvi con una morte lenta, tra le torture più raffinate. E non è escluso che certi individui della sua fazione cerchino di soddisfare questo piccolo capriccio del Vecchio.
«È per questo che adesso siete qui, Lady Gladia Questa stanza, questo piano, questo albergo, sono sorvegliati da non so quante squadre di agenti... tra i quali mi auguro non ci siano sostenitori dei falchi. E dal momento che io sono il vostro compagno di questa impresa eroica, anch’io mi ritrovo confinato qua dentro.»
«Oh, mi dispiace. Allora non potrete vedere la vostra famiglia.»
D.G. scrollò le spalle «I Mercanti non hanno molti legami famigliari.»
«La vostra amica, allora…»
«Quella se la caverà... Probabilmente, meglio del sottoscritto.» D.G. posò lo sguardo su Gladia con insistenza.
«Non pensateci nemmeno, capitano,» fece lei con voce ferma.
D.G. inarcò le sopracciglia. «Non c’è nulla che mi vieti di pensarlo... comunque, tranquillizzatevi. Non vi sfiorerò neppure, signora.»
«Secondo voi, quanto tempo dovrò restare qui? Seriamente.»
«Dipende dal Direttorio.»
«Il Direttorio?»
«Il nostro collegio esecutivo composto di cinque membri, signora. Cinque persone, ognuna delle quali resta in carica per cinque anni, con una sostituzione all’anno, ed elezioni speciali in caso di morte o di invalidità. Questa forma di governo garantisce la continuità e riduce di parecchio il pericolo del predominio di un unico individuo. Ma significa anche che ogni decisione deve essere discussa, e occorre tempo, a volte più di quanto possiamo permetterci.»
«Immagino che se uno dei cinque avesse però una personalità decisa e forte...»
«Potrebbe imporre il suo punto di vista agli altri, vero? Sì, sono successi episodi del genere a volte, ma al momento una cosa simile è da escludere. Il Direttore Anziano è Genovus Pandaral, una brava persona, ma un tipo indeciso... pessima dote. L’ho convinto a concedervi di portare i robot sul palco, e si è rivelata una cattiva idea. Un punto a nostro sfavore.»
«Una cattiva idea? Perché? La gente era contenta.»
«Troppo contenta, signora. Volevamo coccolarvi un po’ come la nostra eroina spaziale, e tenere buona l’opinione pubblica per evitare di imbarcarci in una guerra prematura. Con la longevità ve la siete cavata benissimo... grazie a voi, quelli erano contentissimi di avere una vita breve. Però poi, per colpa vostra, hanno riservato un’accoglienza calorosa ai robot, e noi non vogliamo che questo accada. Tra l’altro, preferiamo non incoraggiare tra la gente il concetto di fratellanza e consanguineità con gli Spaziali.»
«Non volete una guerra prematura, ma non volete nemmeno una pace prematura, vero?»
«Esatto, signora.»
«Ma allora cosa volete?»
«Vogliamo la Galassia, la Galassia intera. Vogliamo colonizzare e popolare tutti i pianeti abitabili e fondare un Impero Galattico. E non vogliamo che gli Spaziali si intromettano. Possono starsene sui loro mondi e vivere nella massima tranquillità però non devono intromettersi.»
«Ma allora li confinerete sui loro cinquanta mondi, come noi abbiamo confinato per tanti anni i Terrestri sulla Terra. La stessa ingiustizia. Non siete migliori di Bistervan.»
«La situazione è diversa. I Terrestri erano confinati sulla Terra nonostante il loro potenziale espansivo. Voi Spaziali non avete questo potenziale. Avete scelto la strada della longevità e dei robot, e il potenziale è svanito. Non avete nemmeno i vostri cinquanta mondi originari. Solaria è stata abbandonata. Col tempo, anche gli altri pianeti faranno la stessa fine. Ai Coloni non interessa affatto spingere gli Spaziali sulla strada dell’estinzione, però non vogliamo certo intrometterci visto che si è trattato di una scelta operata volontariamente dagli Spaziali E il vostro discorso tendenzialmente è stato una intromissione.»
«Ne sono felice. Cosa avrei dovuto dire, secondo voi?»
«Ve l’ho detto. Dovevate parlare di pace, amore, e poi sedervi. Avreste potuto finire in un minuto.»
Gladia disse rabbiosa: «Come potevate pretendere da me un comportamento così sciocco? Assurdo! Chi pensavate che fossi?»
«Quello che pensavate voi stessa... una donna spaventata a morte dall’idea di parlare in pubblico. Nessuno sapeva che foste una pazza capace, in mezz’ora, di convincere i Baleyiani a sgolarsi in favore di qualcosa che noi, da una vita, cerchiamo di spingerli a rifiutare con tutte le forze. Comunque, discutendo non risolveremo nulla,» disse D.G. alzandosi. «Ho bisogno anch’io di una doccia, e di una dormita, se possibile. A domani.»
«Ma quando sapremo cosa decideranno di fare i Direttori?»
«Saranno loro a farcelo sapere, e può darsi che sia una decisione laboriosa. Buona notte, signora.»
«Ho fatto una scoperta,» disse Giskard, la voce priva di qualsiasi emozione. «L’ho fatta perché, per la prima volta nel corso della mia esistenza, mi sono trovato di fronte a migliaia di esseri umani. Se questa occasione mi si fosse presentata due secoli fa, avrei fatto la scoperta allora. Se non mi fossi trovato di fronte a tanti esseri umani contemporaneamente, non avrei mai avuto modo di scoprire quanto ho scoperto.
«Pensa... Quanti punti vitali potrei facilmente afferrare se mi si presentassero le condizioni adeguate. Invece, resto nell’ignoranza se le circostanze non mi aiutano, e io non posso contare sulle circostanze.»
Daneel disse: «Amico Giskard, non credevo che Lady Gladia, dato l’ambiente in cui è cresciuta, potesse affrontare migliaia di persone con serenità. Credevo che non sarebbe nemmeno riuscita a parlare. Quando ho constatato il contrario, ho immaginato che tu l’avessi influenzata, che tu ci fossi riuscito senza danneggiarla. Qual è stata la tua scoperta, dunque?»
«Amico Daneel, in realtà io ho osato solo allentare alcuni freni inibitori, per permetterle di pronunciar qualche parola e di farsi sentire.»
«Eppure, lei non si è limitata a questo.»
«Dopo il mio microscopico intervento, mi sono rivolto alla molteplicità di menti del pubblico. Come Lady Gladia, non avevo mai affrontato una folla così numerosa, e al pari di lei sono rimasto sconcertato. All’inizio, mi sono reso conto di non poter fare nulla in quel panorama di intrecci mentali che mi assaliva. Mi sono sentito privo di mezzi.
«Poi ho notato piccole scintille di amicizia, curiosità, interesse, circondate da un alone di simpatia verso Lady Gladia... è impossibile descrivere il fenomeno con parole esatte, purtroppo. Allora ho modificato questi sentimenti positivi, consolidandoli, rafforzandoli leggermente. Volevo suscitare una reazione favorevole a Lady Gladia, perché lei si sentisse incoraggiata senza che io dovessi intervenire oltre forzando la sua struttura mentale. Non ho fatto che questo. Il mio non è stato un intervento massiccio. Anzi...»
«Poi che è successo, amico Giskard?»
«Amico Daneel, ho scoperto di avere avviato un processo autocatalitico. Ogni vibrazione positiva che rinforzavo ne rinforzava un’altra vicina dello stesso tipo, innescando una specie di reazione a catena. Piccoli movimenti, suoni, occhiate di approvazione per le parole di Lady Gladia, stimolavano reazioni identiche in altre persone.
«Poi ho notato qualcosa di ancora più strano. Tutti questi piccoli segni di approvazione, che io potevo riscontrare solo perché ero in contatto con le menti del pubblico, devono essere stati percepiti in qualche modo anche da Lady Gladia, perché nella sua mente sono caduti altri blocchi inibitori senza che io la sfiorassi neppure. Lady Gladia ha cominciato a parlare più rapidamente, con maggior sicurezza, ed è migliorata anche a reazione della gente in sala... senza che io facessi nulla. E alla fine si è arrivati all’entusiasmo, all’isteria... una tempesta psichica così intensa e violenta che io ho dovuto isolare la mia mente per non sovraccaricare i circuiti.
«Nella mia esistenza, non mi ero mai imbattuto in un fenomeno simile. E dire che il mio intervento su quella marea di persone è stato identico a certi miei interventi passati su gruppi di esseri umani ridottissimi. Ho addirittura l’impressione che l’effetto si sia prorogato oltre i confini dell’anfiteatro, fino a raggiungere gli spettatori dell’ipervisione.»
«Non vedo come questo sia possibile, amico Giskard,» commentò Daneel.
«Anche a me pare impossibile, amico Daneel. Non sono umano. Non so cosa significhi in prima persona possedere una mente umana con tutte le sue complessità e le sue contraddizioni, quindi non sono in grado di comprendere certi
meccanismi. Ma, almeno in apparenza, le moltitudini sono più facilmente influenzabili degli individui. È un paradosso, vero? Lo spostamento di un grosso peso richiede più forza dello spostamento di un piccolo peso. Lo spostamento lungo una grande distanza richiede più tempo dello spostamento lungo una distanza piccola. Perché, allora, è più semplice controllare una folla che un gruppetto di pochi? Tu pensi come un essere umano, amico Daneel, sei in grado di darmi una spiegazione?»
«Tu stesso, amico Giskard, hai parlato di un processo autocatalitico, di un effetto contagioso. Un’unica scintilla può diffondersi fino a incendiare una foresta intera.»
Giskard parve riflettere per alcuni istanti, quindi disse: «Non è la ragione ad essere contagiosa, ma l’emozione. Lady Gladia ha scelto argomentazioni capaci, a suo parere, di far leva sui sentimenti della gente. Non ha cercato di ragionare con il pubblico. Dunque, può darsi che la facilità di controllo sia proporzionale al numero di persone... Più la folla è numerosa, più è facile controllarla puntando sull’emotività lasciando da parte la razionalità.
«Dal momento che le emozioni di base sono poche e le concezioni razionali molte, il comportamento di una folla è più facilmente prevedibile del comportamento del singolo. Dunque, teoricamente, per formulare leggi capaci di interpretare la storia, è necessario studiare gruppi di esseri umani molto ampi. Anzi, questa potrebbe essere la Prima Legge della Psicostoria, la chiave per lo studio dell’Umanistica. Eppure...»
«Sì?»
«Ecco, ho impiegato tanto a capirlo solo perché non sono un essere umano. Forse un essere umano capisce istintivamente i propri processi mentali abbastanza bene da sapere come trattare i suoi simili. Lady Gladia, del tutto inesperta in fatto di discorsi a grandi folle, è riuscita a rivolgersi al pubblico con maestria notevole. Saremmo in una situazione molto migliore se avessimo con noi una persona come Elijah Baley. Amico Daneel, non stai pensando a lui?»
«Riesci a vedere la sua immagine nella mia mente? È sorprendente, amico Giskard.»
«No, non vedo nessuna immagine, amico Daneel. Non posso captare i tuoi pensieri. Però posso percepire emozioni e stati d’animo, e in base alle esperienze passate, esaminando la tua struttura mentale in questo momento, posso dire che i tuoi pensieri sono collegati all’idea di Elijah Baley.»
«Lady Gladia ha detto che sono stato l’ultimo a vedere il Compagno Elijah in vita... Così, nei ricordi, rievoco quegli attimi, riascolto le sue parole.»
«Perché?»
«Cerco un significato profondo. Mi sembra importante, amico Giskard.»
«Come è possibile che le sue parole avessero qualche messaggio nascosto? Immagino che Elijah Baley ti abbia detto esattamente quello che intendeva dirti.»
«Forse, neppure il Compagno Elijah si rendeva conto allora del significato delle sue parole,» disse Daneel lentamente.