I coralli.
Mi voltai: - Buon giorno... - ella incominciò, - come mai da queste parti? Da tanto tempo non v'ho più rivisto... - Era nuova, questa sua usanza di trattarmi col voi; rammentavo che, in passato, essa mi si rivolgeva col tu. - Buon giorno, - le risposi. E non sapendo che cos'altro aggiungere, le detti un'occhiata dall'alto in basso con l'aria cupa e sdegnosa di una tigre che incrocia nella giungla una famiglia di leoncini.
I suoi piedi nudi, sulla polvere asciutta del terreno, s'erano infangati come avessero camminato nella mota. Ed ella subito mi spiegò ch'era intenta a lavarsi i piedi, allorquando m'aveva visto passare; e per raggiungermi era corsa via senza nemmeno asciugarli. Così spiegando, abbassava lo sguardo su quei suoi piedi minuscoli, in una maniera parlante che intendeva significare: Compatite questo fango, anzi vogliate gradirlo come un segno della mia premura verso di Voi.
Quindi i suoi occhi mi riguardarono, ancora mezzo abbassati, con una espressione reticente, fra di rimbrotto e di servitù: - Mi preparavo proprio a andare su alla casa vostra, - riprese, - ... ma tanto già lo sapevo che voi non vi ci trovate mai, a quest'ora... Tempo fa, verso quest'ora poteva capitare di rivedervi, lassù, qualche volta; e adesso, invece, mai! né a quest'ora, né a nessun altro orario!
La sua voce cantante, nel dire queste parole pareva quasi lamentarsi. E richiamava, per le sue note di dolce viltà, certe voci che fanno le cagne, o le asinelle, quando accusano dei mali che tu non capisci.
- Secondo me, - soggiunse dopo un silenzio, - voi dovete tenere qualche fidanzata, giù in paese, che vi fa stare tutto il giorno fuori di casa!
- Io non tengo nessuna fidanzata! - dichiarai, con fosca alterezza.
- Veramente! veramente non tenete la fidanzata!... io però, forse mica tanto ci credo...
Osava smentirmi! Tuttavia, da parte di una femmina, una tale offesa non portava disonore come da parte di un uomo; e io mi limitai a raccogliere un sasso e a gettarlo lontano minacciosamente; senza degnarla d'altra risposta.
- E se veramente non tenete la fidanzata, perché ve ne state via tutto il giorno? Cento volte si viene alla casa vostra, e cento volte non vi si trova. Né alla mattina, né al dopopranzo!
- E a voi che ve ne importa?!!
- A me... Eh, adesso mica vi dovete offendere. Se v'offendete, io mi metto scorno, e non so più parlare. Però, non voglio dirvi bugia: importare, sì un poco poco me ne importa. E il motivo è una segretezza mia, di Assuntina... che Assuntina la potrebbe dire a Voi solamente, a nessun altro la potrebbe confidare... Quasi quasi, se voi la volete sapere, ora stesso ve la dico, questa segretezza; ma se non la volete sapere, non ve la dirò.
Io, in risposta, feci con le labbra una smorfia che intendeva chiaramente: Per me, che diciate o non diciate, non me ne curo proprio. Fate come vi pare.
- E così? devo parlare o no? va bene, io parlo, perché tanto non posso più stare con questa spina nella gola - E incominciò a dire, cullandosi nella sua lenta voce sopranina:
- Allora, ecco come sta il fatto: che quando io con tanto piacere vengo su al palazzo vostro (e ci torno sempre ogni giorno, e ci risalgo mattina e sera - e pure con questa gamba offesa!) non ci vengo per una ragione sola,... ma per più d'una ragione. Intanto, si capisce, ci vengo per l'amicizia di Nunziata; e poi, per l'affezione al fratelluccio vostro, Carminiello. Si capisce. Queste sono le verità conosciute da tutti quanti, ma non sono la verità principale. La verità principale è un'altra (e è questa la segretezza mia, che vi dicevo...): che Assuntina, su alla casa vostra, ci viene, principalmente, per la speranza di rivedere a Voi!
A ciò, il mio volto divenne di fuoco. Non avrei mai creduto che una femmina potesse fare con tanta naturalezza una dichiarazione così sfrontata! Ma lei, invece, nemmeno ne arrossiva! anzi, al guardare le mie guance, fece un riso dolce, carnale. E io intravvidi le sue gengive rosa, bagnate di un umidore che le faceva splendere i denti.
- E così, adesso la segretezza mia è vostra: e nessun altro l'ha da conoscere. Eh! era già da tanto, da prima di Pasqua, ve lo giuro, che tenevo questo pensiero! Voi l'avete visto, che sempre, al dopopranzo, io me ne sto qua sola: e così, ogni giorno, fra di me, mi metto a pensare... e ripensare. Voi siete uomo, si capisce, e non pensate. L'unica idea degli uomini è d'andarsene sempre girando: se ne vanno per le cantine, per le osterie... Essi non pensano. E invece, le femmine, pensano!
«E quando vi vedevo passare di corsa qua davanti, come oggi, io sempre avevo quest'idea: Potrebbe accomodarsi una volta tanto dentro casa mia, e consolare un poco Assuntina, che se ne sta qui sola!
Vi fu una pausa. A occhi bassi, ella mi guardò appena di sfuggita: - Ma dopo, però, - aggiunse infine, - pensavo che forse avrei fatto bene a scordarmene, di quell'idea. Anzi mi pareva di sentire dentro di me una voce come di vecchia, che mi diceva: Eh, Assunti...! Lui magari corre perché va a qualche appuntamento con la fidanzata. Chi sa, quello, quante belle fidanzate tiene. Tu, invece, tanto bella non sei (anche senza pensare a questa gamba offesa). E poi, vicino a lui, sei pure una mezza vecchia.
Così detto, rimase di nuovo in silenzio, con l'aria quasi di pavoneggiarsi della sua mestizia. Restava là con gli occhi bassi, come una persona virtuosa; e intanto la sua manina scura si trastullava con un filo di coralli che le ornava il collo.
Non sapendo che dire, io esclamai allora con irruenza aggressiva, spavalda:
- Che bei coralli, che avete!
- Eh, è vero, sì, brutti non sono, - ella rispose piuttosto compiaciuta, ma, tuttavia, un poco mesta, - e mica tengo questi soli, di coralli, ne tengo pure degli altri. Compagni precisi a questa collana, tengo pure gli orecchini, il bracciale e una bella spilla, tutta la completa parure, - (disse proprio questa parola francese, me ne ricordo esattamente). - Certo tutti quanti insieme, specie dopo il lutto, non me li posso mettere, - osservò, con qualche rammarico.
Poi la sua voce prese un suono sospeso, ammorbidito: - Li tengo conservati a casa, - m'informò, - qua sopra nella cameretta mia... Eh, se vi piacciono i bei coralli, veniteci, una volta o l'altra, accomodatevi, ché ve li farò guardare... Quando volete voi, Una volta o l'altra...
E spiò la mia faccia. Io non davo mostra né di gradire, né di rifiutare quel suo invito complimentoso. Quasi a tradimento, allora, essa mi domandò:
- E di qua, adesso a quest'ora, dove andate? - e il suo volto, moretto di colore, si soffuse di un rosa che non somigliava né al pudore, né alla vergogna: piuttosto, direi, al contrario.
Io non seppi che rispondere alla sua domanda: in verità, non sapevo neppure io dove andassi, e, precisamente, non andavo in nessun luogo. - Eh, che a quest'ora fa caldo, - riparlò lei, - e tutti dormono... - Così dicendo, di sotto le palpebre oblunghe e molto cigliate, che sembravano pesarle sugli occhi, mi volse uno sguardo che parlava chiaro: come se lei fosse un'Odalisca, e io il Sultano!