Fulmineo, Gregor impugnò la spada.

I ratti si disposero a ventaglio, rendendo impossibile qualsiasi movimento in direzione del palazzo. Ma non assunsero la posizione di attacco. Al contrario, si lasciarono cadere pigramente a terra tutti e tre, quasi fossero sul punto di godersi una bella giornata in spiaggia.

Due di loro avevano il pelo del solito color grigio-fango, il più comune per quella specie. Il mantello del ratto proprio di fronte a Gregor, invece, era di una bellissima sfumatura argentata.

Fu lui a parlare per primo.

— E così incontriamo il guerriero, alla fine. Ripred è talmente possessivo che noialtri non riusciamo neppure ad avvicinarti. — Gregor capì dal tono di voce che si trattava di una femmina. E che voce! Vellutata, profonda, colma di un calore inequivocabile. Affascinante, era quello l’aggettivo giusto. — Puoi abbassare la spada, Gregor. Come vedi, nessuno di noi è in vena di combattere.

Gregor non spostò la spada. — Chi siete?

— Questi sono Gushgore e Reekwell — replicò il ratto argentato. Gli altri due fecero un educato cenno del capo quando venne pronunciato il loro nome. — E io mi chiamo Twirltongue.

Twirltongue. Allora era lei che parlava al Flagello di diventare re. Com’è che l’aveva definita Ripred? Molto persuasiva?

— Siete gli amici del Flagello — disse Gregor.

— Hai incontrato il Flagello? — chiese Twirltongue.

— Sì, l’ho incontrato quando… — Gregor si fermò in tempo. Perché raccontarle qualcosa? Sapeva che Ripred non si fidava di lei. La domanda era stata così disinvolta che per poco Gregor non le aveva rivelato che il Flagello era stato lì. — Quando era cucciolo.

Twirltongue rise. — Va tutto bene, Gregor. Sappiamo già che è venuto qui. Il suo odore è dappertutto. Per non parlare del suo sangue.

Per un istante, Gregor pensò che Ripred avesse ucciso il Flagello senza di lui. — È morto?

— Magari gli piacerebbe. Io lo vorrei, se fossi in viaggio con Ripred — ribatté Twirltongue. I ratti risero. — No, abbiamo trovato gocce del suo sangue. Con ogni probabilità si sarà rosicchiato la coda. Perché pensavi che fosse morto?

— Perché… hai parlato di sangue — rispose Gregor. C’era qualcosa, in quel ratto, che continuava a confonderlo.

— Ma certo. E così tu non l’hai visto? — chiese Twirltongue.

— Non di recente — ribatté Gregor.

— Be’, se ti capita, digli per favore che i suoi amici lo stanno cercando. A dire la verità, siamo preoccupati. Il Flagello è poco più che un cucciolo e Ripred… per dirla con garbo, vaneggia un tantino — osservò Twirltongue. — Per non parlare della sua compagnia. Spaventosa. Ma, dopo quella spedizione nella giungla, non devo certo raccontarlo a te, vero?

— No, infatti — Gregor.

I ratti scoppiarono a ridere e Gregor si concesse un sorriso.

Dopo tutti gli insulti ricevuti, era un sollievo, proprio un sollievo, che qualcuno riconoscesse quanto potesse essere tremendo Ripred.

— Una volta trascorsi quattro giorni rintanata in una grotta con lui, a nascondermi da un esercito di tagliole. Al terzo, cominciai a prendere in seria considerazione l’idea di uscire. Pensavo: “Va bene, quelle mandibole mi faranno a pezzi. Ma può davvero essere peggio che ascoltare Ripred mentre compone poesie su di me?” — Twirltongue prese a recitare:

TWIRLTONGUE LA RODENTE

CREDE DI ESSERE POTENTE,

MA È SOLO UNA POPPANTE,

PERCHÉ LA SPAVENTA UNA TAGLIOLA,

MA LA MANGEREBBE ALLA PIZZAIOLA

SENZA DIRE UNA PAROLA.

Gregor non poté fare a meno di unirsi alla risata dei ratti.

— Non molto spiritosa, ma servì allo scopo — commentò Twirltongue. — Mi sentii umiliata sia dal contenuto che dalla qualità scadente della poesia.

Gregor si accorse di annuire. Twirltongue aveva appena definito con assoluta precisione il modo in cui agiva Ripred. — Come se tu valessi così poco da non meritare nemmeno un’offesa decente.

— Sì! Proprio così! — esclamò Twirltongue. Tutti allegri, i ratti cominciarono a scambiarsi storielle sugli insulti di Ripred, cercando di superarsi a vicenda.

Poco a poco, Gregor rilassò il braccio che reggeva la spada e lasciò che la punta della lama poggiasse sulla pietra. A volte era costretto a porsi delle domande su Ripred. Fino a che punto lo conosceva? Forse vaneggiava davvero di guidare gli altri ratti, vaneggiava sulla minaccia rappresentata dal Flagello, su Twirltongue e i suoi amici. Forse Ripred era fuori di testa.

Quel pensiero lo fece sobbalzare. Perché se Ripred era pazzo, per quale motivo Gregor gli obbediva?

Proprio allora, Twirltongue si rotolò sulla schiena, stiracchiandosi voluttuosamente. — Oh, Sopramondo, oh, Guerriero. Come vorrei averti incontrato prima di Ripred — disse. — Ma visto che così non è stato, credo che adesso sia il momento buono.

Gregor era del tutto impreparato all’attacco. Ebbe appena il tempo di tuffarsi a destra di Reekwell prima che gli artigli del ratto graffiassero il terreno nel punto in cui si trovava.

— Niente artigli, Reekwell. E niente sangue. Ci serve che sparisca senza lasciare tracce — commentò Twirltongue in tono amabile. — Spezzagli il collo.

Non c’era tempo per chiedere come mai lo volessero morto. Forse perché era il guerriero. Cavolo, il solo fatto che fosse un umano era una ragione sufficiente per la maggior parte dei ratti.

Gregor riuscì a rialzarsi, mentre sia Reekwell che Gushgore gli balzavano addosso, facendo guizzare le grosse code verso il suo collo. Indietreggiò fino a ritrovarsi contro la roccia, parando i colpi con la spada. Cominciò a spostarsi di lato lungo la parete della grotta, puntando al varco che conduceva alla città. Se la sua lama arrivava alle code dei ratti, loro le ritraevano d’istinto prima che venissero mozzate. Gregor non riusciva ad affondare il colpo per troncare una coda perché ne aveva sempre un’altra da bloccare.

Quando la sensazione della furia ebbe inizio, Gregor si rincuorò. Se non altro, ora avrebbe avuto l’occasione di combattere. La sua vista cambiò, portando in primo piano i punti da attaccare, il bracciò diventò tutt’uno con la spada. Sentiva che i ratti cominciavano a esitare e stava proprio per passare all’offensiva quando accadde.

La coda di Gushgore infranse il vetro della sua torcia e il mondo sprofondò nell’oscurità. Gregor perse l’orientamento all’istante. Su, giù, destra, sinistra non significavano più nulla. C’erano solo il buio e le risate sgradevoli dei ratti, così diverse da quelle che avevano seguito la poesia di Twirltongue.

La sensazione della furia svanì. Le ginocchia di Gregor si fecero deboli e il suo cuore si mise a battere forte. Eccolo! Il momento contro cui l’aveva sempre messo in guardia Ripred. Essere intrappolato in una grotta con qualche ratto e senza una luce. Ripred non aveva esagerato. Era il motivo per cui si era tanto accanito sulle lezioni di ecolocalizzazione. Gregor era inerme come un neonato, se non poteva usare gli occhi.

Roteò selvaggiamente la spada davanti a sé, ma incontrò solo uno spazio vuoto. Avvertì il sibilo un attimo prima che la coda lo colpisse su un lato della testa e lo facesse volare da una parte. Atterrò a quattro zampe e cominciò a gattonare freneticamente nel buio, la spada che risuonava metallica contro la roccia. — Ripred! Ripred! — chiamò disperato. Dov’era il ratto?

Un’altra sferzata lo colpì sul dietro dei pantaloni, lo proiettò nel vuoto per parecchi metri e lo mandò a schiantarsi a terra di pancia.

“È finita” pensò Gregor. “Ci siamo.”

Ma quando sollevò la testa, intravide un accenno di luce. L’ultimo colpo l’aveva scagliato nella galleria, e da lì scorgeva appena il bagliore della lanterna di vetro che aveva lasciato sul fondo della caverna circolare. Si rialzò in un lampo e si mise a correre verso la luce alla massima velocità consentita dalle sue gambe. I ratti impiegarono un istante per raggrupparsi di nuovo, dopodiché li sentì alle sue spalle. Aveva un vantaggio, ma sarebbe bastato?

La luce via via più brillante gli diede speranza nonostante i suoi inseguitori fossero sempre più vicini. Lanciò la spada dietro di sé e uno dei ratti urlò. Adesso aveva le mani libere. Percorse rapidissimo gli ultimi dieci metri fino alla lanterna. Con un unico movimento, la raccolse e si girò di scatto. Proprio mentre Twirltongue si scagliava nella caverna, Gregor lanciò la lampada a fracassarsi a terra davanti a lei. L’olio versato prese fuoco e nell’aria si alzò un compatto muro di fuoco che le annerì il pelo del muso. Gregor non aspettò di vedere quello che succedeva. Risalì a grandi balzi le scale che portavano al palazzo.

Con uno scatto, varcò la porta di pietra e la sbatté alle sue spalle. Le mani gli tremavano così tanto che riuscì appena a rimettere a posto le sbarre. Quando anche l’ultima fu bloccata, le sue ginocchia cedettero e Gregor crollò a sedere sul pavimento, appoggiando la schiena alla porta per sostenersi.

Da dietro i battenti non proveniva alcun suono. I ratti non l’avevano seguito. Pian piano, si calmò. La paura che svaniva fu sostituita da uno schiacciante senso di imbarazzo. Ricordò se stesso a quattro zampe sul pavimento di pietra. Mentre chiamava Ripred. Pronto ad arrendersi. Il guerriero. In tutta la sua gloria.

Gregor non riusciva a credere che Twirltongue l’avesse indotto a dubitare di Ripred tanto in fretta! Certo, aveva litigato un bel po’ con il grosso ratto. Ma Ripred gli aveva salvato la vita più volte e lui conosceva Twirltongue solo da pochi minuti. Ripred non scherzava sui suoi poteri di persuasione. E se era riuscita a manipolare lui così facilmente, fin dove poteva arrivare con il Flagello?

Quando Vikus gli toccò la spalla, per poco Gregor non fece un salto dallo spavento. — Scusa, non volevo farti paura, Gregor.

Lui balzò in piedi. — No, non è niente. Cosa succede?

— Ti stavo cercando. Ho avuto un messaggio da Ripred. La tua lezione di oggi è annullata — rispose Vikus.

— Annullata? — ripeté Gregor. — Ah, sì, sono sceso ad aspettarlo, ma non è venuto. Ha detto come mai?

— Ha detto che aveva perso una cosa e doveva andare a cercarla. Riprenderai le lezioni al suo ritorno — spiegò Vikus.

Perso una cosa. L’unica cosa che Ripred poteva perdere era il Flagello. Che il ratto bianco fosse scappato? Arrabbiato lo era di certo, quando aveva lasciato la caverna. Doveva essere fuggito e ora Ripred gli dava la caccia. Twirltongue e i suoi compagni li avevano mancati per un soffio.

— Sai, Vikus, se Ripred può arrivare sotto la città, è probabile che possano farlo anche altri ratti. Dovrebbero solo seguire il suo odore — disse Gregor. — Sei sicuro che questa porta sia solida?

— Ha resistito ad anni di attacchi — replicò Vikus.

Gregor diede un paio di pacche alla porta, in segno di approvazione. — Bene.

— Perché di punto in bianco questa cosa ti preoccupa? — chiese Vikus.

Se Gregor voleva dirgli dei ratti, quella era l’occasione giusta. Ma Ripred l’aveva avvertito di non parlare a Vikus del Flagello, e dubitare di Ripred gli aveva causato già abbastanza guai per una sola giornata. Meglio mantenere il segreto.

— Un’idea che mi è passata per la mente, tutto qui — rispose Gregor.

Per il momento, almeno, aveva evitato di affrontare il problema dell’uccisione del Flagello. Dopotutto, il Flagello poteva anche essergli sfuggito per sempre. Se Ripred avesse davvero rintracciato il ratto bianco da qualche parte nelle gallerie, non avrebbe forse provveduto a ucciderlo personalmente? O magari, chissà, avrebbe cambiato idea e provato ad aiutarlo. Quella sembrava la conclusione più improbabile di tutte.

Di scenari del genere, Gregor era in grado di immaginarne a migliaia, ma quella notte, sveglio nel suo letto, si rese conto di non trovarne credibile nemmeno uno. C’era una profezia di cui nessuno voleva parlargli. E quella profezia riguardava lui e il Flagello.